sabato 28 settembre 2013

DA ARRENDETEVI A DIMETTETEVI. FORSE STAVOLTA E' CRISI DAVVERO


Tanto tuonò che piovve, si usa dire. Dopo 153 giorni di crisi annunciata, forse è arrivata, e potremo avvertire i corrispondenti esteri che, giustamente, avevano chiesto di avvertirli a fine "ammuina", che abbiamo fatto. 153 giorni sono trascorsi dal 28 aprile 2013, data d'insediamento del governo Letta, e non credo ce ne sia stato UNO SOLO in cui almeno un giornale italiano non abbia scritto la parola "crisi".
Non è un'eperienza nuova per l'Italia, ed è strano che uomini come Napolitano, che ha una bella età e da sempre ha fatto parte della politica repubblicana, possa non ricordarlo. Prima del 1994, nella cosiddetta Prima Repubblica, ci sono stati più governi che anni di legislatura. Nella seconda, il governo Prodi del 2006 e l'ultimo di Berlusconi (dal dicembre 2009 al novembre 2011) avevano già   messo in scena il melodramma lettiano. Non credo sia una sciagura che questo stavolta sia durato 5 mesi anziché due anni. 
Al voto del resto sono in tanti a voler andare, cerchiamo di non essere ipocriti :
- Berlusconi, che ormai si attacca all'ultima speranza : un voto che rovesci gli attuali equilibri parlamentari e gli consenta di riavere uno scudo politico
- Renzi, che pensa, e forse a ragione, "o adesso o mai più"
- Grillo, e quindi la maggioranza degli ortotteri, che stavolta le liste le prepara meglio, evitando di mandare in parlamento troppi giuda
- Maroni, che le chiede dal 29 aprile, giù di lì. 
Il popolo di sinistra "duro e puro", che non ce la fa più del lexotan per metabolizzare l' alleanza con la parte marcia dell'Italia,  vedrebbe bene anche un governo coi grillini in libera uscita, che è quello a cui pensa Fassina e altri della sinistra PD, che all'idea di Renzi a Palazzo Chigi non è detto possano rinunciare all'antidepressivo. 
Che poi il casus belli sia l'IVA, la decadenza di Berlusconi, il tradimento dei patti -  tutti dicono che l'altro ha "tradito", forse hanno reciprocamente  ragione - non credo sia importante.
Per fare le Grandi Coalizioni bisogna essere tedeschi, non italiani.
Oppure dobbiamo essere costretti. Ma non dal voto, che a quello non ci rassegniamo, come abbiamo dimostrato, bensì dai nostri finanziatori esteri. Con Monti, almeno per un po', è andata così. 
Immagino nei prossimi giorni Polito e gli altri pretoriani di Letta strapparsi le vesti per l'irresponsabilità ecc. ecc. 
Hanno la mia età, e osservano la politica per mestiere anziché per interesse, quindi sanno quanto l'autore di questo blog che il problema non è la legge di stabilità , che l'esercizio provvisorio è stato già conosciuto nella storia repubblicana, il farsi sfuggire la ripresa alle porte (che NON c'è, non con questo profilo sottotraccia) , ma l'esistenza di un governo che GOVERNI.
E questo di Letta non è , forse possiamo dire ERA, in grado di farlo.
Cosi la notizia sul Corriere.it



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Verso la fine del governo letta

Berlusconi ai suoi ministri: «Dimettetevi»
È crisi, Letta: «Chiarimento davanti al Paese»

Alfano conferma: «Ci stiamo dimettendo». Berlusconi ritiene «inaccettabile l'ultimatum lanciato da Letta e Pd»

Silvio Berlusconi (AP Photo/Andrew Medichini)Silvio Berlusconi (AP Photo/Andrew Medichini)
Sono state le parole di Silvio Berlusconi a sancire la fine del governo Letta con l'apertura di fatto della crisi di governo. Alla vigilia del suo compleanno e nella quiete di Villa San Martino il Cavaliere ha dato il rompere le righe alla squadra di governo targata Pdl, invitando i ministri a rassegnare le dimissioni. A stretto giro il vice premier Angelino Alfano ha confermato che il governo Letta non esiste più. «I ministri del Pdl stanno rassegnando le loro dimissioni» ha fatto sapere tramite la sua portavoce, tenendo a sottolineare di parlare a nome di tutta la delegazione del Popolo della Libertà. A ruota il sottosegretario Gianfranco Miccichè ha annunciato con enfasi: «Rimetto il mio mandato nelle mani di Silvio Berlusconi». La crisi sui siti del mondo La crisi sui siti del mondo    La crisi sui siti del mondo    La crisi sui siti del mondo    La crisi sui siti del mondo    La crisi sui siti del mondo
IL CAVALIERE - Il Cavaliere (che poco prima aveva annunciato di voler disertare la seduta della giunta per le elezioni) ha preso la sua decisione nonostante la posizione delle tante colombe del Pdl che davano al governo ancora qualche possibilità di sopravvivenza. «Ho invitato la delegazione del Popolo della Libertà a valutare l'opportunità di presentare immediatamente le dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani» ha detto Silvio Berlusconi. E poi ha attaccando frontalmente il presidente del consiglio. «La decisione assunta da Enrico Letta, di congelare l'attività di governo, determinando in questo modo l'aumento dell'Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo -ha detto- e contraddice il programma presentato alle Camere dallo stesso Premier e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori durante la campagna elettorale e al momento in cui votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto».
ULTIMATUM - Per il Cavaliere «l'ultimatum lanciato dal premier e dal Pd agli alleati di governo sulla pelle degli italiani appare irricevibile e inaccettabile». E per questo ha deciso di invitare «la delegazione del Popolo della Libertà al governo a valutare l'opportunità di presentare immediatamente le proprie dimissioni per non rendersi complici di un'ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani».

Letta e Alfano (Ansa)Letta e Alfano (Ansa)
LETTA - La mossa di Berlusconi ha chiaramente avuto contraccolpi immediati in tutte le sedi istituzionali. Il Presidente del consiglio Letta si è subito messo in contatto telefonico con il Presidente della Repubblica che si trova a Napoli. Non è ancora chiaro quando salirà al Quirinale per formalizzare la crisi, ma non si può escludere che avvenga già domani o al più tardi lunedì. La notizia è breaking news sui siti internazionali

NAPOLITANO - Il premier, Enrico Letta, era stato comunque informato in anticipo delle intenzioni del Cavaliere. Per garbo istituzionale il vicepremier Alfano lo aveva avvisato prima che Berlusconi rendesse pubblica la sua decisione. Appena avvertito Letta ha telefonato a Napolitano. E anche l'ufficio stampa del Quirinale ha fatto sapere che «il Presidente della Repubblica è stato informato dal presidente del Consiglio. Dopo il rientro a Roma - si legge ancora nella nota- concorderà con il presidente Letta l'incontro che le decisioni odierne rendono necessario».
ROVESCIATA FRITTATA - Fonti di Palazzo Chigi hanno riferito le prime valutazioni di Letta: «Il chiarimento -avrebbe detto- deve avvenire in Parlamento, alla luce del sole e di fronte ai cittadini». Sempre Letta afferma: «Il tentativo di rovesciare la frittata sulle ragioni dell'aumento dell'Iva è contraddetto dai fatti che sono sotto gli occhi di tutti perché il mancato intervento è frutto delle dimissioni dei parlamentari Pdl e quindi del fatto che non era garantita la conversione del dl in legge». Quindi la prima nota ufficiale. «Gli Italiani sapranno rimandare al mittente una bugia così macroscopica, un simile tentativo di stravolgimento della realtà» scrive Letta in risposta alle parole di Silvio Berlusconi sulla questione Iva. «In Parlamento -aggiunge- ognuno si assumerà le proprie responsabilità davanti al Paese».
EPIFANI - Tra le prime reazioni quella del segretario Pd Guglielmo Epifani. «È una ulteriore azione di sfascio nei confronti dell'azione del governo - ha detto- . È evidente che con questa scelta, qualora avvenisse, si apre nei fatti una crisi e dovremo valutarne le conseguenze». E ancora: «Aprono formalmente nei fatti una crisi, dovremo valutare esattamente le conseguenze di questo. L'irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili».

MARONI - Esulta, invece, il leader della Lega Roberto Maroni. «Bene le dimissioni dei ministri del Pdl, ed ora elezioni subito per vincere e per dare un governo stabile e amico del Nord, che dia risposte ai problemi delle imprese. Cosa che il Governo Letta non ha fatto» afferma il segretario della Lega Maroni.
SCENARI - E già si a pensa al dopo Letta che potrebbe essere un Letta bis. Difficilmente infatti il capo dello Stato scioglierà le Camere senza prima tentare di formare un nuovo esecutivo, che però dovrà trovarsi una maggioranza in Parlamento. Sicuro il viceministro Stefano Fassina (Pd): «Non si andrà ad elezioni perché troveremo una soluzione in Parlamento: sono sicuro che in Parlamento c'è una maggioranza in grado di evitarlo - afferma- Dobbiamo approvare la legge stabilità e la legge elettorale perché se non lo facciamo vuol dire fare del male molto seriamente all'Italia». E poi c'è l'incognita sull'atteggiamento del Movimento 5 Stelle che ribadisce di non voler accettare alcuna alleanza in Parlamento e continua a chiedere che si vada subito al voto.

3 commenti:

  1. l'importante è finire di sottostare ai ricatti del vecchio delinquente

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  2. Ho pubblicato proprio ieri sera sulio blog giginavanews.blogspot.com alcune considerazioni dal titolo" chi gioca di puntiglio paga di borsa"
    Il sottotitolo è il pd tira troppo la corda e la corda si rompe.
    L'elenco dei fatti e le sue considerazioni mi trovano d'accordo.
    .

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