martedì 10 settembre 2013

SCARPINATO MINACCIA QUERELE CONTRO OSTELLINO. CHE GLI RICORDA I GIUDICI DEL TERZO REICH.



Non poteva rimanere sotto silenzio l'articolo di fuoco di Piero Ostellino contro magistratura democratica ( molto letto tra la'ltro anche sul blog : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/09/e-stavolta-ostellino-con-magistratura.html ).
E infatti arriva la replica di Scarpinato, il tristo procuratore generale di Palermo, il quale, approfittando di un errore, ammesso, in cui è incorso il giornalista, preannuncia querele.
Sicuramente l'uso del virgolettato deve essere assai prudente, e male ha fatto Ostellino a fidarsi di un testo di altro collega, non controllandolo.
Però la minaccia di Scarpinato la dice lunga del livello di guardia a cui questi uomini in toga sono arrivati. 
A questo punto, ritengo sia arrivato il momento che ci sia un organo giudicante a parte, NON composto da magistrati, e che giudichi le vicende in cui sono coinvolti questi ultimi. 
Che questa permalosità unita al potere di cui godono è troppo pericolosa.
 Scrive bene, nel proporre la richiesta di rettifica dell'ombroso inquisitore e la correzione acc0mpagnata da opportua replica di Ostellino, il mio Amico e Maestro avv. Domenico Battista


UN NOTO INSEGNAMENTO: "CHI TOCCA I FILI , MUORE"....... E PUNTUALE ARRIVO' LA QUERELA DA FAR DECIDERE AD ALTRI MAGISTRATI ( "Riservandomi di adire le vie legali per il contenuto gravemente diffamatorio dell'intero articolo, le chiedo intanto, al fine di limitare il danno, di pubblicare integralmente la presente e di dare atto che la frase attribuitami è inautentica")

Dal Corriere della Sera del 10 settembre 2013


"ROBERTO SCARPINATO (*) Noi giudici non siamo «aspiranti rivoluzionari»
Caro direttore, nell'articolo «I Principi del '700 ancora ci salvano» (Corriere, 7 settembre) Piero Ostellino mi indica espressamente come esempio di magistrato politicizzato, di quei magistrati «che fanno politicità del fare giustizia», «aspiranti rivoluzionari con lo stipendio, la mutua, la pensione garantiti», ai quali addebita: «volete fare la rivoluzione stipendiati dallo Stato che intendete sovvertire». A riprova della mia asserita concezione distorta del ruolo di magistrato e della mia aspirazione a sovvertire lo Stato, il dottor Ostellino mi attribuisce una frase che provvede a virgolettare al fine di asseverarne ai lettori l'autenticità e la paternità. Scrive infatti: Scarpinato e Ingroia auspicano «la creazione di interventi extra-istituzionali qualora le elezioni vengano vinte da gente non democraticamente affidabile» (leggi: non la sinistra).
Ebbene la frase virgolettata è un falso. Non è stata da me mai scritta, né detta. Poiché il dottor Ostellino ne attribuisce la paternità congiuntamente a me e al dottor Ingroia, devo desumere che egli faccia riferimento ad un articolo, l'unico a firma congiunto di entrambi, pubblicato nell'anno 2003 sulla rivista MicroMega intitolato «Un programma di lotta alla mafia». Nell'articolo in questione, che non contiene in alcun passo la frase virgolettata, venivano esaminati i principi giuridici e il regime applicativo delle leggi n. 55 del 1990 e n. 221 del 1991 che regolano lo scioglimento autoritativo, con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell'Interno e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, dei consigli comunali e provinciali per infiltrazioni e condizionamenti di tipo mafioso, anche nei casi nei quali le elezioni si siano liberamente svolte. Come è noto, in base a tali leggi sono stati sciolti e commissariati nel nostro Paese centinaia di amministrazioni locali. Poiché in quegli anni era in gestazione l'emanazione di una Costituzione europea e poiché nella letteratura criminologica si dava atto che nell'ex area balcanica era sorti alcuni Stati definiti «Stati-mafia» che aspiravano ad entrare nell'Unione europea, si prospettava l'ipotesi di replicare nella legislazione europea i principi della legislazione italiana.
Dunque il dottor Ostellino non soltanto mi ha attribuito la paternità della citazione testuale falsa sopra riportata, ma ha falsificato anche il mio pensiero. Mentre io esponevo il funzionamento degli interventi istituzionali esistenti per lo scioglimento di organi rappresentativi eletti in zone di mafia, ha lasciato intendere agli ignari lettori che io, al contrario, avrei auspicato «interventi extraistituzionali» qualora le normali elezioni politiche non fossero state vinte dalla sinistra, ciò al fine di avvalorare il discredito della mia persona come magistrato politicizzato. Riservandomi di adire le vie legali per il contenuto gravemente diffamatorio dell'intero articolo, le chiedo intanto, al fine di limitare il danno, di pubblicare integralmente la presente e di dare atto che la frase attribuitami è inautentica. (*)Procuratore Generale presso la Corte di appello di Palermo




PIERO OSTELLINO "Il positivismo giuridico porta sulla cattiva strada"
Mi spiace di aver attribuito al dottor Scarpinato una frase che non ha detto, e che avevo citato da un servizio giornalistico, e me ne scuso. Il dottor Scarpinato — a meno che non si identifichi con Magistratura democratica — non mi deve, però, accusare di avergli attribuito l'intenzione di sovvertire lo Stato perché non l'ho fatto. Io mi sono limitato a citare frasi di Magistratura democratica attribuendo loro le intenzioni che manifestano. Fa, poi, male a minacciare le vie legali perché, così, sottolinea, a proprio danno, la differenza che corre fra un liberale — che delle idee discute sempre — e un magistrato in servizio permanente che, sulle idee, mi auguro solo per una sorta di riflesso condizionato professionale, pensa di intentare un processo.
Tenuto, infine, conto che il giudizio sarebbe di un altro magistrato, mi limito a dirgli che la sua minaccia non è molto elegante. Quanto all'articolo scritto con Ingroia, e pubblicato da MicroMega, non ho alcuna difficoltà, per le stesse ragioni di cui sopra, a riconoscere che non ha scritto la frase da me citata, me ne scuso ulteriormente e accetto la sua versione. Ma qui, dato il clima in cui sono nate, e operano, da noi, le istituzioni, compresa la magistratura, ricordo — per carità, senza analogie — che anche i giuristi tedeschi, negli anni Trenta, facevano riferimento al diritto positivo e alle istituzioni dello Stato.
Faccia attenzione, caro Scarpinato, il positivismo giuridico, senza il paracadute di uno straccio di giusnaturalismo, può portare sulla cattiva strada. Perché, allora, quella parte della magistratura che vuol fare la rivoluzione non discute delle conseguenze giudiziarie del nostro diritto positivo e delle istituzioni che lo implementano — il secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione e l'obbligatorietà dell'azione penale — nei suoi congressi e, personalmente, perché non fanno la stessa cosa magistrati non politicizzati come è certamente il dottor Scarpinato, sulla scia delle riflessioni che sono andato scrivendo sul Corriere? Non sarebbe più proficuo per tutti parlarne chiaramente? Che senso ha, per la magistratura che non nasconde del proprie idee, chiudersi nella propria torre positivistica e minacciare ritorsioni che essi stessi avrebbero poi la possibilità di rendere esecutive?

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