mercoledì 2 ottobre 2013

ANCHE SERGIO ROMANO DIFENDE IL DIRITTO DI BARILLA A PENSARLA "NORMALE"


E' uno strano periodo questo, dove mi trovo in disaccordo con due degli opinionisti del Corriere della Sera, Polito e Battista per la precisione, con i quali in passato avevo sempre registrato grande sintonia d'idee, mentre mi capita più spesso di apprezzare i commenti di Sergio Romano, per il quale invece non provo (tuttora) empatia.
Ma certi commenti sulla deriva correntista, sindacale e politica della magistratura, qualche giorno fa (chi volesse...  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/09/bisogna-difendere-lindipendenza-dei.html  ) e quella di oggi sulla questione Barilla, mi trovano assolutamente d'accordo con lui.
Nulla di cui preoccuparsi, i diversi pareri sono ricchezza, quando è comunque la ragione a governarli e non la faziosità.
Su Barilla, mi ero espresso a mia volta, con il post : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/09/no-cassano-non-sono-checco-sono-barilla.html
Leggendolo, si comprende perché non potrei non apprezzare le parole dell'ex ambasciatore italiano.
Buona Lettura


LE FAMIGLIE IN CUCINA IL CASO DI GUIDO BARILLA

Barilla dice che continuerà a fare spot pubblicitari presentando la famiglia tradizionale, donna, uomo e figli. Qual è la sua colpa se preferisce questo tipo di famiglia anziché quella gay o quella di colore? Siamo arrivati al punto da non poter manifestare una propria idea?


Guido Barilla è stato costretto a scusarsi pubblicamente per le affermazioni pronunciate alla trasmissione «la Zanzara» di Radio24. Quale «voce dal sen fuggita», se esse volevano ribadire la centralità della figura femminile nella famiglia sono finite per essere invece etichettate come un classico esempio di intolleranza verso le unioni gay. Si sa, ormai a questo mondo tutto è interpretabile, ed equivocabile, ma sono e rimango convinto della buona fede di chi ha pronunciato quelle parole conoscendone la storia imprenditoriale dettata da sempre da tutt’altro che sia il politicamente scorretto. E gli si dovrebbe oltremodo rendere merito per essersi comportato da «buon padre di famiglia» nello scusarsi più per la consapevolezza di avere la responsabilità economica non solo del gruppo Barilla, ma soprattutto di coloro che vi lavorano.

più per la consapevolezza di avere la responsabilità economica non solo del gruppo Barilla, ma soprattutto di coloro che vi lavorano.

Mario Taliani Noceto (Pr)

  LE FAMIGLIE IN CUCINA IL CASO DI GUIDO BARILLA Cari lettori, In uno Stato liberale gli omosessuali hanno il diritto di non essere discriminati e insultati, di godere dei diritti civili, di contrarre una unione conforme alle loro esigenze. Ma non credo che abbiano il diritto di costringere al silenzio, soprattutto in Paesi dove il cristianesimo è fortemente radicato, coloro per cui soltanto il matrimonio fra uomo e donna ha l’autorità della tradizione e il crisma della moralità. Ho l’impressione che alcune associazioni e gruppi di pressione stiano chiedendo più di quanto sia utile e necessario. È difficile immaginare che le due unioni (quella fra persone di sesso diverso e quella fra persone dello stesso sesso) possano coesistere l’una accanto all’altra come opzioni altrettanto utili alla soluzione di un problema. È difficile immaginare che una parte importante della società rinunci alla proprie convinzioni e smetta di manifestare la propria disapprovazione. Uno Stato liberale deve evitare lo scontro e garantire a tutti il godimento dei propri diritti. Ma non può spegnere le discussioni e i confronti senza mancare alla propria natura e alle proprie funzioni. Il caso Barilla, in particolare, è quello di un industriale che lavora per la cucina, vale a dire per quella che in altri tempi veniva definita, con un pizzico di retorica, il cuore della casa. È inevitabile, quindi, che le campagne pubblicitarie della sua azienda siano indirizzate alle famiglie. Interrogato, forse un po’ troppo maliziosamente, sui destinatari preferiti di queste campagne, ha detto con franchezza che sono le famiglie tradizionali. Vi piacerebbe vivere in un Paese in cui chiunque osi dire in questa materia ciò che pensa è costretto a fare pubblica ammenda per le sue parole? A me no.

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