martedì 8 ottobre 2013

L'ETA' ADULTA DI ALFANO


Si ragiona a destra, ma anche a sinistra, su cosa farà Alfano ora che sostiene di essere diventato grande. Ha ucciso il padre, come Freud dice necessiti fare per entrare nell'età adulta, ma per fare cosa ?.
Diversi opinionisti sono convinti addirittura che Alfano e Letta si sarebbero accordati per un futuro partito insieme, che raccolga la parte moderata di PD e PDL, nuovo soggetto catalizzatore dei voti centristi sparsi in giro. La solita "nuova DC". E ne sono così certi da aver ipotizzato, in perfetto stile dietrologo, che il duetto Letta - Alfano, col Premier che dice che il berlusconismo è finito (sarà il centomillesimo che lo dice negli ultimi 15 anni ? , prima o poi, fisiologicamente, qualcuno ci azzeccherà !) e il vice che gli risponde che non si accettano interferenze, sarebbe solo un teatrino messo su ad arte per rafforzare il secondo in questa sua sorta di OPA sul centrodestra. 
Angelo Panebianco non si spinge così in là, e prende in considerazione nella sua analisi odierna entrambi gli scenari possibili : un'ambizione neo centrista (più limitata), oppure di effettiva successione a Berlusconi come Leader della Destra (e centro aggregato). 
Secondo il professore lo spartiacque potrebbe essere rappresentato dalla posizione che Alfano assumerà sul tema elettorale (oltre che sulle tasse...) : se mostrerà una propensione proporzionale, allora vorrà dire che il suo progetto è di più basso profilo, mentre se lavorerà per conservare il maggioritario e il bipolarismo, mostrerà un respiro più ampio, e più ambizioso.
Alla Renzi, per dire.
Parlando incidentalmente di legge elettorale, sono in molti che osservano la forte tentazione di non modificarla, non veramente almeno. Che il tanto maledetto Porcellum piace molto proprio per i suoi difetti principali : le liste dei nominati ( che le "parlamentarie" in rete sono una buffonata, almeno allo stato) e, soprattutto, il premio di maggioranza senza soglie !!. Vuoi mettere pensare di non sudarti il consenso, vincere magari in discesa (chi PERDE MENO VOTI) e poi poter governare con i pieni poteri ? Tipo Marino a Roma per dire ? che con il voto di nemmeno un romano su quattro è il padrone ? C'è però un ostacolo alle ambizioni di questi signori che confidano di vincere tanto con poco : la Corte Costituzionale è stata investita della cosa, e in passato aveva già espresso, in pronunce indirette, che questi aspetti, entrambi, fossero molto sospetti dal punto di vista della legittimità. Si immagina una pronuncia per dicembre o poco dopo. A quel punto ? Perché, avviso agli stolti (o in malafede, a scelta), il problema giuridico NON è la differenza tra il criterio applicato alla Camera e quello al Senato (che peraltro fu voluta da Ciampi, per fare un favore alla Sinistra...quando il diavolo...) , come piacerebbe al partito dei "pigri". Che dire truffaldini è brutto no ? eppure erano loro a parlare di legge "truffa" quando De Gasperi propose che chi prendeva il 50% dei voti + 1 (50 !!!!!!) avrebbe avuto in premio il 65% dei seggi, che anche a me sembra un po' troppo, ma almeno la governabilità si conciliava con un congruo consenso ! Qui vorrebbero governare col 30% scarso !!.
Comunque ecco l'editoriale di Panebianco.
Buona Lettura

  

 DUE OSTACOLI PER UN'AMBIZIONE
 
Forse la domanda che oggi bisogna porsi per ragionare sul futuro della politica italiana è la seguente: quanto grande è l'ambizione di Angelino Alfano e del suo gruppo? Hanno davvero la volontà di guidare il centrodestra nel suo insieme nella fase post berlusconiana? Oppure hanno ambizioni molto più modeste: dare vita a una formazione neo-centrista — separando il proprio destino dai «lealisti» (come hanno scelto di chiamarsi coloro che non hanno condiviso lo strappo di Alfano)? Insomma, saranno i leader che rivitalizzeranno un centrodestra alternativo alla sinistra oppure, come li definisce perfidamente Giuliano Ferrara, sono solo un pugno di «ministeriali» interessati a tenere in piedi il governo, qualunque cosa esso faccia, con l'obiettivo di creare un partitino neo-democristiano per forza di cose obbligato a cercare punti di incontro con la sinistra? Per capire, al di là delle dichiarazioni di facciata, quale sarà la strada che Alfano, Lupi, Quagliariello e gli altri imboccheranno, bisognerà osservarli in azione su certi temi. Ad esempio, ammorbidiranno la battaglia per la riduzione delle tasse? Come ha sostenuto Raffaele Fitto, i lealisti berlusconiani intendono condurre la lotta dentro il partito contro Alfano e i suoi, accusandoli di cedimento e subalternità alla sinistra. Se Alfano darà l'impressione che l'accusa sia fondata, le sue chance di guidare il centrodestra tutto in competizione con la sinistra si ridurranno drasticamente. Per un leader di destra la benevolenza o gli applausi della sinistra sono come il bacio della morte. Come testimonia la parabola di Gianfranco Fini. La dura replica di Alfano al premier Letta mostra che egli ne ha consapevolezza. Un altro aspetto che bisognerà considerare riguarderà le scelte del gruppo Alfano in materia di riforma elettorale. Se l'ambizione del gruppo è limitata, esso finirà per lavorare sotto traccia (senza dichiararlo) per il ritorno della proporzionale. Perché la proporzionale è il sistema elettorale più adatto per favorire la formazione di un partito neo-centrista distinto da, e contrapposto a, i berlusconiani. Si consideri, per di più, che la proporzionale può fare gioco a molti: per esempio, a sinistra, favorirebbe il drastico ridimensionamento delle ambizioni di Matteo Renzi (con la proporzionale è più facile separare i ruoli di segretario e di premier). Le mosse del gruppo Alfano sulla legge elettorale ne chiariranno la vera ambizione. Perché se il gruppo punterà su una riforma maggioritaria ciò significherà che l'ambizione è davvero grande: Alfano e i suoi dovranno giocarsi la partita del potere dentro il Pdl, e né loro né i lealisti avranno la tentazione di fare una scissione. Le scissioni pagano in regime di proporzionale, non di maggioritario. D'altra parte, in tutti i grandi partiti europei, di destra e di sinistra, coesistono correnti più centriste, pragmatiche, e correnti più estremiste o intransigenti. Perché il Pdl dovrebbe fare eccezione? Fino a poco tempo fa Alfano era il delfino, era stato designato dal capo. Ciò non gli dava grandi chance elettorali. Ma adesso si è conquistato sul campo i galloni da leader mettendo in minoranza il capo. Il quale ultimo, peraltro, essendo un realista, difficilmente avrà voglia di rompere definitivamente con lui. Se non commetterà troppi errori, Alfano avrà la possibilità di giocarsi la futura partita elettorale con qualche possibilità di vittoria. Persino contro un Matteo Renzi. Ma, appunto, è una questione di ambizioni.

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