Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
martedì 8 ottobre 2013
PREVISIONI CONGRESSO PD : RENZI 83%. 10 MESI FA PERDEVA LE PRIMARIE. L'ITALIA E' UN PAESE UNICO !
In una giornata sostanzialmente calma, le acque sono agitate dal ritorno alla discussione sull'IMU. Proposta da sinistra, ovviamente, ma non da Fassina od Orfini, come ti aspetteresti, ma dai renziani....
Che forse nel tentativo di dire cose più di sinistra hanno pensato bene che quello delle tasse ai "ricchi" è un ever green. Peccato che poi come spesso accade, per ricchi si intendono magari proprietari di appartamenti di 33 mq perché situati a Roma o Milano. Come hanno scritto molto bene sia Di Vico che Deaglio, nei loro interventi di oggi sul Corsera e sulla Stampa, non è che pagare 300 o anche 500 euro sulla prima casa ammazzerà il ceto medio, è che si tratta dell'ENNESIMA tassa, oltretutto su un bene assolutamente tartassato ed importante per gli italiani : la casa (la prima, quella in cui abitano !). Quindi non è (solo) un problema di soldi ma anche di segnale negativo : NON c'è verso di diminuire la tassazione, ANZI. E questo ad opera di chi stavolta ? NON degli uomini, vecchi (Bersani) o giovani (Orfini, Fassina), più vicini al sindacato rosso, ma stavolta dall'innovatore, di Renzi...
Che però, in questa nuova veste, si avvia, pare, a vincere il congresso del PD con numeri bulgari, inspiegabili : 83%. Ohi, mica sono passati 10 anni dalle primarie di dicembre scorso !! Anzi, nemmeno un anno. eppure Renzi, che perse sia pure con un onorevolissimo 40% e un grande favore mediatico (ed extra partito), oggi è l'uomo del trionfo contro l'apparato PD. Ora, va bene tutto, anche la predisposizione umana, ed italica di più, a salire sul carro del vincitore, ma non si può spiegare solo così questo ribaltamento.
A parte che rischiamo il suicidio (non politico, VERO) di quel poveraccio di Bersani che non solo rischia di raggiungere ai giardinetti Occhetto, chiedendosi insieme a lui come ha fatto a perdere elezioni vinte, ma di cadere in una depressione mortale al pensiero del suo nemico numero uno capo della ditta, possibile mai che gli avversari del sindaco, praticamente TUTTI solo 10 mesi fa, ora sono collettivamente allimeati e coperti dietro di lui ? E cos'ha fatto Renzi per rovesciare così le sorti ? Certo, si vale della sconfitta di febbraio e della convinzione diffusa, generale, che con lui non sarebbe accaduto. Della serie : basta farci del male, se abbiamo uno che prende voti, anche degli altri, ebbé sfruttiamolo.
Ma non basta nemmeno questo. Allora il fatto di aver criticato le larghe intese, indigeste a quelli di sinistra duri e puri ? Anche. Essersi ribellato a Marini e poposto Prodi (poi trombato alla grande, ma lui, mica Renzi...) ? Anche. Aver cavalcato la sentenza di condanna di Berlusconi per dire l'attimo dopo, insieme ad Epifani, che le sentenze vanno rispettate ? (lui che diceva di non voler battere l'avversario politico in aula ma alle urne) ? Certamente.
Mettiamo tutto questo insieme, aggiungiamoci la pochezza degli avversari (Cuperlo degnissima persona, ma carisma pochino direi, Civati invece è un clone di Renzi, e si sa, l'originale è sempre preferibile, anche se la copia è più sinistrorsa). ed eccoti questo sorprendente 83%.
Io ho letto l'analisi di Peppino Caldarola, un comunista di antica data, intellettualmente rigoroso e onesto, e sono arrivato alla fine pensando : speriamo che abbia ragione (sicuramente, su molte cose che scrive, ce l'ha, eccome. Sul Sindaco..., sperem...)
Personalmente, confesso, sono un po' disamorato di Matteo, eppure ero uno di quelli speranzosi della Leopolda, e che lo votarono, e lo fecero votare, alle primarie, quando perse,
Ora vince (sembra sicuro), eppure qualcosa mi stona.
Spero di sbagliarmi.
Ecco comunque la riflessioni di Caldarola, presa dalla preziosissima rassegna stampa del caro amico Valeriano
"Quella falsa idea della destra che la sinistra insegue ancora"
Scrive Maria Teresa Meli sul “Corsera” di oggi che sondaggi interni al Pd danno Matteo Renzi in testa in modo clamoroso, addirittura all’80% e passa. L’altra sorpresa è che Civati sorpasserebbe Cuperlo. Il vantaggio che appare incolmabile a favore di Renzi potrebbe consolidarsi se sabato, quando presenterà a Bari il suo programma, riuscirà, come si dice, a stupire.
Renzi ha fatto un’operazione importante per guadagnare favore nella sinistra. Ha capito che proprio nel momento in cui il socialismo europeo si interroga sulla propria fisionomia e pensa di allargare le proprie frontiere fino a mettere in discussione l’Internazionale socialista, non ha senso agitare gli spauracchi che i vari Fioroni hanno posto per rendere ridicola la collocazione europea del Pd. Se il socialismo europeo si evolve fino a sbiadire la propria immagine più a favore del termine social-democratico che a quello più impegnativo di socialista, Renzi coglie l’attimo. In questo il sindaco mostra una vivacità di reazione pressocchè unica.
Nella recente intervista a Gramellini, avvenuta dopo il successo di Letta, e proprio mentre sembrano allontanarsi le elezioni anticipate, Renzi ha parlato del proprio impegno alla guida del partito con il piglio di chi lo vuole rovesciare come un guanto. Credo che la base del Pd, che è l’unica cosa che ha retto in questo partito alle volte un po’ buffo, abbia il bisogno di avere due certezze: la certezza di appartenere a un campo e la sicurezza di cadere nelle mani di chi non vorrà fare il gattopardo.
Troppe leadership si sono consumate, troppe svolte hanno sfiancato il popolo di sinistra, troppe carriere sono state alimentate dai partiti personali. Un lungo viaggio di Renzi nel popolo di centro-sinistra alla maniera di Grillo potrebbe chiamare ad una sana rivolta verso le cose vecchie, comprese persone anche giovani incapaci di guardare avanti, e porre le basi per un nuovo partito di sinistra.
Un nuovo partito di sinistra non si costruisce ri-elencando i “fondamentali”. La sinistra deve essere inclusiva, solidale, attenta ai più poveri ecc. Spesso si tratta di valori che solo una destra estrema nega. La sinistra ha bisogno di qualcosa di più. Ha bisogno di chi gli dica che l’Italia si può rimettere in cammino dando una spinta a chi vuole produrre e facendo leva sul rinnovamento totale delle strutture di formazione e investendo su quelle infrastrutture perché oggi quelle che ci sono stanno nuovamente dividendo in modo ingiusto il Sud dal Nord.
Molti a sinistra considerano ancora la parola “merito” contrapposta alla bandiera dell’eguaglianza. Dalla storia dovremmo aver capito che una cosa è garantire gli svantaggiati, sempre, aprire la gara sociale anche a chi parte dal basso, un’altra è dare ai migliori la possibilità di avere alte aspirazioni. L’albero va scosso fino in fondo, compreso una certa pigrizia sindacale che avrebbe fatto imbestialire Di Vittorio.
Anche il discorso sul nemico va ammodernato. Il nemico non sarà mai quello che piacerà a noi. Sembra una battura del compianto Catalano. Il tema è se la nostra gara con lui avviene riconoscendo la reciproca legittimità. La destra non è mai immobile. Vedete quel che sta accadendo negli Usa e che oggi descrive con simpatia Giuliano Ferrara sul “Foglio”. E’ l’invito a una sorte di competition permanente che non ammette regole e che sfida anche il consenso fino a prefigurare persino un collasso dello Stato. La destra moderna non è conservatrice. Togliamoci dalla testa questa vecchia convinzione. Da Reagan in poi la destra innova il suo modo di essere con aggressività , scavando nel corpo sociale, aggregando coscienze urlanti e inquiete. Il famoso superamento del berlusconismo avverrà con l’accantonamento dell’uomo che incarna il conflitto di interesse ma non scomparirà una modalità di stare in campo che è comune a tutte le destra nel mondo, tranne alla merkel (perché è al governo e perchè è democristiana). Per questo non c’è bisogno di una sinistra della cattedra. Non c’è bisogno di una sinistra perfettina e politicamente corretta, ma di una sinistra che sa stare in trincea in ogni occasione.
Renzi ha dalla sua l’età, l’aggressività, la capacità di riconoscere gli errori, la disciplina di chi, se perde, non si lagna ma prepara la rivincita. A me basta.
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