venerdì 22 novembre 2013

17 MILIARDI IL COSTO DELLA VIOLENZA SULLE DONNE. 2 E MEZZO CERTI, GLI ALTRI A SPANNE...MEGLIO LEGGERE SOFRI


Non parla di me, il post che Adriano Sofri ha pubblicato su Repubblica in prossimità della giornata dedicata alla riflessione e condanna sul e del fenomeno della violenza sulle donne. 
Non parla di me perché non solo non sono come gli uomini che descrive, ma perché il mio mondo, familiare, scolastico, sociale, è   lontano da questo.
Significa che non esiste ? Purtroppo no. 
Ed è per questo che non faccio le stolide obiezioni (mi capita di leggerle anche sul blog) di coloro che siccome nella loro esperienza (quanto pregnante? se lo chiedono mai queste persone ? ) di chi si sente accusato da un certo ritratto. Mi vengono in mente le sdegnate reazioni di coloro che non erano "bamboccioni", "sfigati", "choosey" o "inadeguati". 
Eppure potrei fare come loro, che Sofri fa un discorso generale, affermando che anche io, e quelli come me, guardandosi dentro, potrebbero trovare le tracce di ciò che porta un uomo, e quindi maschio, ad essere violento con(tro) una donna. 
Penso che antropologicamente e storicamente (pensando che la Storia non sia la propria vita, altro errore comune e diffuso) abbia ragione. E quindi il fatto che io sia cresciuto in un ambiente per bene (dove i miei nonni non hanno mai sfiorato le nonne, e nemmeno mio padre, che pure era una persona impaziente e insofferente lo abbia fatto con mia madre), che abbia respirato a scuola l'aria del femminismo e dell'emancipazione femminile e tutto il resto non significa che la mia parte di "inconscio collettivo" , così l'ha chiamato Jung, non mi abbia trasmesso i germi del maschilismo. Solo che sono stato meglio educato a tenerli a bada. Il che aiuta, ma non esclude tutto quanto rappresentato dal bravo  scrittore.
Prima di lasciarvi alle sue parole, qualche annotazione sulla pagina dedicata al delicato tema dal Corsera di oggi.
In un articolo c'è la notizia che la violenza alle donne costa 17 miliardi di euro. La cifra mi ha ovviamente colpito (per questo l'hanno scritta...) e ho letto. Bene, parlando di costi "DIRETTI", e quindi quelli spesi per i centri antiviolenza, gli interventi medici e farmaceutici, le spese legali, l'ordine pubblico, i costi dei processi, consulenze comprese ecc. ecc.,  si arriva a 2,4 miliardi, che sono sì tanti, ma lontanissimi dai 17 detti. 
Gli altri 14 e passa dunque che sono ? "...l'impatto della violenza sui bambini, l'inevitabile erosione del capitale sociale, ilpeggioramento della qualità della vita, anche la riduzione della partecipazione alla vita democratica"......Ora, prendendo anche per buone tutte queste "voci" (e francamente ne vedo solo due condivisibili), ma sti 14 miliardi (,3 !!!! ) come ca....li calcola la giornalista ?? 
Dopodiché abbiamo l'intervista a Marina Abramovic, artista importante (non la conosco, ma il limite è il mio ) che  il 25 prossimo leggerà, alle Nazioni Unite,  dei brani in occasione della giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne. 
Secondo me non l'hanno scelta bene.
All'inizio dell'intervista racconta che con il suo compagno si gonfiavano di botte (reciprocamente). Più precisamente : " quando Ulay (il LUI ) e io ci schiaffeggiavamo lasciandoci lividi blu sul volto, e ci amavamo moltissimo, quella non era  violenza, ma un modo per testare i nostri limiti fisici e mentali".
Vi giuro, è scritto proprio così (magari è sbagliata la traduzione...che la donna, serba, non parla italiano).
Aggiunge un paio di cose su cui io sono d'accordo ma non so quante donne lo sarebbero :
1) se una donna resta con un uomo che la picchia, è anche colpa sua
2) alla domamda perché poche donne arrivano al potere, l'Abramovic spiega lapidaria : "perché non vogliono arrivarci, non vogliamo infrangere i ruoli stabiliti dalla Società. Se vogliono, possono farlo."
Altro che quote rosa !
Infine, alla domanda " Lei è cresciuta con una madre che la picchiava come forma di disciplina. Quanto è importante per lei l'esempio di sua madre ?"
la risposta è stata : " io sono incredibilmente grata a mia madre, perché tutto quello che ho fatto nel mio lavoro lo devo alla disciplina che mi ha insegnato. Oggi molte madri non sono così".
Sicure di aver scelto la testimonial giusta ? 
Vi lascio a Sofri, che apprezzerete di più, sono certo.


Questione maschile

Pressoché ciascuno, se guardi abbastanza in profondità dentro se stesso (non troppo in profondità: si annega), se sia capace di ricordare la propria formazione di maschio, paura e spavalderia, ignoranza e presunzione, riconosce con raccapriccio il capo di un filo che porta dei suoi simili, ammesso che non abbia portato lui stesso, a molestare, violentare o uccidere una donna. Ho appena incontrato Mary Pereira Mendes, signora indiana che lavora per l’Unicef in Kurdistan e fra i profughi siriani, e guida un programma contro le mutilazioni genitali femminili. Mary spiega la difficoltà incontrata nelle donne, levatrici e madri, attaccate all’orrenda tradizione, attente tutt’al più a una modalità d’intervento più “pulito”, e disposte a barattare l’infelicità sessuale con la gratificazione domestica. La tradizione è patriarcale, dice, ma sono le donne a trasmetterla, e non di rado gli uomini la ignorano. Penso che proprio questo riveli l’ottusità della sessualità maschile: se gli uomini non si accorgono e comunque non danno peso alla negazione del piacere sessuale delle “proprie” donne, è perché il loro stesso piacere sessuale è mutilato. Il maschilismo immagina che scopare sia un bisogno naturale –uno sfogo necessario- dell’uomo, che al bisogno le donne vadano, con le buone o le cattive, adibite, e che l’eventualità che partecipino del piacere sessuale ne sveli la depravazione, magari nello stupro: “Gode, la troia”. Rispetto allo schema miserabile, le cose vanno più o meno avanti, e a volte tornano indietro, come quando si dà la caccia a un evaso. Evadono le donne, e uomini danno loro la caccia per riportarle dentro, o farle fuori. Da noi la caccia è vietata: a chi non ce la fa proprio, non resiste all’eventualità che la “sua” donna diventi di un altro, o anche soltanto decida di non essere più “sua”, resta il bracconaggio. Botte, minacce, coltellate di frodo. Una questione maschile.

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