venerdì 22 novembre 2013

L'AMAREZZA DI CALDAROLA : "NON SAPPIAMO COSA VUOL DIRE ESSERE DI SINISTRA"


Dopo la rissa verbale di mercoledì, in occasione del voto sulla mozione di sfiducia al Ministro Cancellieri presentata dagli ortotteri (espressione coniata dal grande Giacalone)  di Grillo, messa in scena dagli uomini del PD, caporioni compresi , trovo istruttiva la lettura delle considerazioni di Caldarola, che parla di partito dei rancori, che dilania la sua parte. 
Civati, che all'epoca di Berlinguer forse avrebbe fatto il posteggiatore dietro a Botteghe Oscure, dà dello stronzo a Cuperlo, che non replica perché ha altro aplomb, ma che lo pensa di lui e non solo. Renzi e D'Alema, abbiamo dato resoconto pochi giorni fa ( "avete distrutto la sinistra", il primo : "ignorante e mentitore", il secondo. Non male no ? ). Tempo fa la Finocchiaro definì quello che sarà con ogni probabilità da dicembre il suo capo un "miserabile". 
Questo è il clima, In periferia qualche cazzotto è già volato e chissà che non siano state le prove generali per l'Immacolata.
Nel biasimare tutto questo, Caldarola affronta il tema delle divisioni, grandi, profonde, anche ma non solo ideologiche, della sinistra, e si chiede se anche lì si consumerà una scissione come nel PDL, magari in considerazione che, dai sondaggi, quella cosa sembra non stia danneggiando il centro destra, anzi. 
Potrebbe accadere lo stesso a sinistra ? Caldarola ne dubita, e spiega, bene, il perché.
Una sola obiezione, relativa a quanto scrive sul fronte opposto al suo. Io sono d'accordo quando il bravo giornalista scrive che la destra si mostra meno frastagliata della sinistra, anche perché, oggi, ci vuole veramente poco. Però meno non significa che vi sia coesione e che la scissione attuale riguardi solo la divisione sulla sorte del Capo. 
Il centro destra ha un collante, che nonostante la caduta del Muro, è rimasto forte : contrapporsi alla sinistra. La gente votava DC perché anticomunista, e non accadeva il viceversa. Per cui lo scudo crociato reclutava milioni di elettori NON suoi, ma che sceglievano il voto "utile", anche tappandosi il naso, come uno dei loro leader d'opinione (l'amato Montanelli) suggeriva. I comunisti avevano i voti loro. Tanti, ma mai maggioranza. 
Con Berlusconi, anche la Sinistra ha scoperto l'utilità dell'ANTI, e ha preso anche voti non propri da gente che comunque detestava il Cavaliere. Anche così però, spesso non è bastato, che gli altri, quelli anti sinistra, si rivelavano comunque di più.
Ciò posto, non ci sono poche differenze tra i liberali e i moderati costituiti da ex DC, PSI (che odiano gli ex comunisti più di quelli di destra) e gente qualunque che   non vuole i "rossi" al potere ma che alla protezione dello stato papà, ai pasti gratis ci tiene eccome. 
E negli anni dei governi berlusconiani, queste diversità si sono viste, assolutamente, così come i deprimenti risultati.
 Ciò posto, come si dice a volte negli atti giudiziari, "vero il resto"
Buona Lettura


  "A sinistra prevale il partito dei rancori"
 
Dice Massimo Cacciari, lo ha appena ripetuto in un dibattito con me a “Radio Città Futura”, che il centro-destra potrà vincere le prossime elezioni grazie alla allargamento della sua offerta politica con diversi partiti che affollano la propria area e anche grazie a una scissione per tanti aspetti singolare. Dovrebbe fare la stessa cosa il centro sinistra? Se guardiamo il dibattito congressuale le premesse per scissioni potenziali ci sono tutte. Fioroni al solito mostra la valigia pronta, questa volta il casus belli sarebbe il Pse. D'Alema, che non è uno scissionista, sta mettendo tanta acredine contro Renzi, da cui è regolarmente irriso, da far pensare che difficilmente le due parti potranno a lungo convivere. Destino segnato? Forse, del resto non bisogna dimenticare che PdL e Pd nacquero praticamente assieme, l’uno a specchio dell’altro.
Il Pd se si scindesse non andrebbe molto lontano a differenza dell’arcipelago di destra. L’arcipelago di destra ha dalla propria parte un mondo che è da tempo forse maggioritario, ha la possibilità di avere un leader senza l’ingombro di doverlo candidare, ha un idem sentire profondo. Il mondo del centro sinistra è profondamente diviso su tutto, sul lavoro, sui sindacati, sui valori, sull’ecologia. In questo nostro mondo vi è, poi, un tale accumulo di odii reciproci che una volta saltato il tappo sarebbe difficile far scemare i risentimenti. Siamo pieni di rancori, di leader che hanno avuto tutto ma si sentono in credito, di giovani leader che hanno pochi meriti ma ingorde ambizioni. C’è chi è passato da una posizione all’altra senza alzare la bandiera rossa che annunciava il cambio di prospettiva e di corrente. Non sappiamo più che cosa vuol dire essere socialdemocratici né democrats a tutto tondo. Quelli di destra sono di destra e possono declinare con maggiore o minore moderazione questa appartenenza. Noi non sappiamo che cosa vuol dire essere di sinistra.
La scissione nel Pd sarebbe quindi una sciagura e ferirebbe un popolo generoso di militanti e di elettori che turandosi il naso stanno resistendo al triste spettacolo della propria classe dirigente. Adesso aspettiamo Renzi, e aspettiamo che il probabile sconfitto Cuperlo non dia di matto come qualche suo autorevole suggeritore. Renzi rischia molto se rivoluzionerà il suo partito. Rischia di più se non lo farà. Di fronte al laboratorio messo su dal piccolo chimico Berlusconi che lavora per scomporre e ricomporre la sua area, Renzi deve dare la scossa, deve far sentire che il passato è storia da studiare, è nostalgia da conservare nel cuore, ma che non è più la stella polare. Chissà se se la cava.

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