venerdì 8 novembre 2013

LO SPETTACOLO ASSAI GRAMO DEI CONGRESSI TERRITORIALI DELPD


Qualcuno legittimamente obietterà sul mio continuo  interesse per le vicende del PD e i suoi attuali grossi guai congressuali e non mi occupi piuttosto dei problemi certo non minori del PDL . Ieri alla simpatica trasmissione "Foto dal Gazebo" di Diego Bianchi, in arte ZORO, su Rai 3 , c'era Adriano Panatta, che spiegava come un bravo giocatore non può limitarsi a giocare bene, se vuole vincere, deve anche essere capace di scegliere la tattica giusta in funzione dell'avversario che ha davanti. E  per far questo bisogna conoscere BENE le caratteristiche di questo. A memoria (io ero un tifosissimo di Adriano, con devo dire più sofferenze che gioie, se si esclude il magico 1976 quando vinse Foro  Roland Garros e Coppa Davis ) non è che Panatta abbia poi applicato alla perfezione questo giusto postulato, che però resta corretto al di là della concreta attuazione da parte del singolo. 
Conoscere bene l'avversario dunque. Non è il solo  motivo. Così come la sinistra dice di auspicare l'avvento in Italia di una destra stile tories britannici o repubblicani USA (e magari qualcuno sincero ci sarà pure nel dirlo), allo stesso modo molti di noi hanno sempre sperato che il comunismo e il peggior sindacalismo rosso venissero finalmente superati, e che anche la sinistra italiana avesse la sua Bad Godesberg (dove i tedeschi rinnegarono la versione più prettamente marxista per virare verso una forma di socialdemocrazia non pià centrata sui dogmi della lotta di classe e dell'abbattimento del capitalismo e del mercato). Di qui la curiosità speranzosa verso il fenomeno dell'Ulivo, oggi morto e sepolto, e nel PD versione veltroniana. Ora c'è Renzi, che peraltro più si avvicina alla meta e più sembra dover fare la fine del ritratto di Dorian Gray...
Infine, la situazione nel centrodestra al momento è senza apparente speranza. Berlusconi aveva mezzi economici e mediatici forti per imporsi, al tempo, come il federatore delle forze anti sinistra, in primis, al di là del sogno di uno Stato di ispirazione liberale che per un po' ha nutrito. 
Chi potrebbe prendere il suo posto ? Alfano ? Sai le risate.
Quindi, la deflagrazione del centrodestra sembra un evento certo, e nuovi "miracoli" simil 1994 non sono in vista. 
A Sinistra questo lo sanno, ed è per questo che molti di loro vogliono chiudere il conto una volta per tutte con il Cavaliere, che finora è sempre stato formidabile avversario elettorale (anche quando vincono, perdono). Senza di lui, la vittoria è cosa certa.
Ed è questo, da tempo, l' unico elemento coagulante di un aprtito ridotto alla mitica Babele : la concreta speranza di riuscire finalmente a vincere le elezioni in modo netto. In questo, ma non solo, il PD ricorda sempre di più la DC, dove le correnti erano infinite (le principali si dividevano poi in sottocorrenti...), e i padroni delle tessere una realtà disprezzata ma potentissima.
Ieri il giornalista Damilano, sempre alla trasmissione di Zoro (Foto da Gazebo si titola), ricordava come attualmente le correnti nel PD si fossero "ridotte" ad una quindicina....anche qui tra principali e affluenti..., Crisafulli è uomo che sarebbe stato imbarazzante anche nella DC di Evangelisti e Sbardella, e le frotte di albanesi e rom in fila per iscriversi spiegano come abbia ragione Fabrizio Piccolo nell'ammettere, nel suo ultimo libro di cui ho parlato ieri ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/11/il-libro-di-francesco-piccolo-letto-da.html )  che poi, questo essere "migliori" forse è solo nella loro testa. 
Ecco l'ennesimo articolo "dolens" di Caldarola, uno che nel PCI e la Sinistra ci ha passato la vita,

  "Nel Pd il pesce puzza dalla coda"

Questi congressi di circolo e federali del Pd stanno finendo come le primarie di Napoli che rivelarono un tale casino nei votanti da rendere necessario il loro annullamento che poi portò all’elezione a sindaco di De Magistris, regalo che la città si fece e di cui oggi sicuramente si pente.
Tanti hanno scritto della balordaggine di due congressi paralleli, uno di proprietà degli iscritti e l’altro affidato alle primarie. Piccole astuzie per balcanizzare un partito di fronte al quale la ex Jugoslavia appare come un capolavoro di unità perenne. Si sapeva, i dirigenti, candidati compresi , dovevano sapere che il gioco del potere nel partito è quasi tutto in periferia. Solo i trombettieri di Bersani, Di Traglia e Geloni, possono pensare che la partita si stesse giocando al Nazareno o in altre stanze romane.
La partita si gioca là dove ci sono i partiti personali, spesso uniti nella stessa corrente, che vincolando con fil di ferro eletti di ogni tipo, anche giovani, si tengono a galla per impedire che entrino altre risorse umane e per garantire un futuro economico a senza mestieri di ogni latitudine.
Tenere il tesseramento aperto fino all’ultimo è stata una decisione che ha spinto il ladro a rubare perchè la merce gli è stata data in mano incuranti della sua predisposizione ad appropriarsene.
La rivoluzione vera nel Pd sta nella distruzione di questo partito-apparato che non somiglia alla struttura funzionariale semi-monacale di una volta ma sempre di più a quel ceto di mediatori che la storica Gribaudo analizzò parlando della pessima Dc meridionale.
E’ per questo che il Pd ha bisogno di una forte e prepotente leadership nazionale che spazzi via i mercanti, tutti. Le discussioni sulla natura della sinistra sono ormai tempo perso, anche se ancora un po’ mi attraggono. Che cosa volete discutere di sinistra con gente che si occupa solo di tessere, rielezioni, cariche e altro ancora? Badate, è sempre successo che le strutture partitiche si irrigidissero, è sempre accaduto che a un certo punto prevalesse la burocrazia. Non è mai accaduto che un partito fosse ostaggio dei suoi peggiori nemici, cioè gran parte del suo gruppo dirigente.
Epifani, con la prontezza di una tartaruga, ha sospeso il tesseramento. Già si dice che le prossime primarie saranno ultra-invase da elettori di varia provenienza, molti, lo ho scritto per primo, temono una crisi di rigetto che porto nei gazebo meno gente delle volte scorse. E tutto questo casino succede perché leader antichi, leader falliti e non leader non accettano di dare una possibilità a un giovin signore non simpaticissimo ma che è l’unica carta ancora spendibile per dire che il Pd non è quella cosa immonda che si è vista in tanti, per fortuna non tutti, i congressi di questi giorni.
Vedere tanti leader che si ispirano alle idee di una volta dimenticare il mantra della prossima rovina comune fa venire rabbia. E ho detto tutto


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