domenica 10 novembre 2013

"NON GUARDATEVI INDIETRO, CI SIETE GIA' STATI" L'ULTIMO E PERDIBILE LIBRO DI GIANRICO CAROFIGLIO


Mercoledì scorso, conoscendo la mia simpatia per Gianrico Carofiglio ( adire il vero alquanto sbiadita). mi hanno segnalato la sua presenza ad una libreria nel quartiere Trieste per presentare il suo nuovo libro "Il bordo vertiginoso delle cose". All'inizio avevo pensato di andare, poi ho deciso per il no.
Carofiglio ex magistrato (pm per l'esattezza) , senatore piuttosto inutile nella legislatura passata, scrittore di successo, è un uomo che sa stare bene in pubblico : non bello ma fascinoso, affabulatore, finto modesto, ironico. L'ho ascoltato una volta all'Auditorium di Roma e poi ad uno spettacolo a Monte Verde insieme al fratello Francesco, altro artista (lui poliedrico) di una famiglia che ha questa vena. In entrambe le occasioni l'ho ascoltato volentieri. 
Scoprii, come tanti, Carofiglio tramite il suo primo personaggio : l'avvocato Guido Guerrieri ; e come tanti, ne fui conquistato (poi ci sono le eccezioni, il mio amico e Maesto Domenico Battista detesta questo personaggio letterario). Guerrieri ero IO, e tanti hanno avuto la stessa suggestione immedesimativa, magari per motivi diversi.
Quindi chi perché l'avvocato l'ha fatto per caso, aspettando la vera occasione (che non è venuta mai), chi perché ha giocato sempre un po' a rimpiattino con la vita, confidando di riuscire ad evitare, sempre all'ultimo, di pagare il conto " e semmai, fatemi causa..." . Altri per aver pensato di vivere la vita perfetta e vederla naufragare perché la moglie (ma fidanzata o compagna è uguale) ti lascia stanca della tua "furbizia". Infine, per questo provare a ricominciare partendo da piccole cose, facendole un po' meglio, e magari goderti, assolutamente da solo, l'alba da un terrazzo, pensando "che non c'è nessun altro posto al mondo dove in quel momento vorresti stare".
Questo fu Testimone Inconsapevole. Per me il libro più bello di Carofiglio. Tutti gli altri, compresi i sequel dell'avvocato, sono stati un minus.
Carofiglio scrive bene, è un grosso cultore e curatore della parola ( ci ha scritto anche un paio di saggi, di diversa natura, e tiene un corso su come scrivere ), e i suoi libri si leggono in genere con piacere. 
Ma un BEL libro è altra cosa. E lui, secondo me, non ne ha più scritti, anche se ha vinto il premio Strega con "Il passato è una terra straniera" ed è stato finalista nella stessa rassegna con "Il Silenzio dell'Onda". Per carità, romanzi accattivanti, scritti beni, che hanno venduto e sono piaciuti anche a me. Ma non memorabili, sicuramente non indimenticabili. Ovviamente parlo per gusto personale.
Carofiglio mi ha deluso grandemente con la vicenda della querela al critico   (  il Camerlengo ne parlò : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/09/carofiglio-scribacchino-mestierante-si.html ) Vincenzo Ostuni, editor di Ponte alle Grazie, che, recensendo il Silenzio dell'Onda aveva scritto  
 «Un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di “responsabilità dello stile”, per dirla con Roland Barthes».
Non tenero, ma i critici si sa, spesso sono duri nel seppellire opere che non gli piacciono. Gli scrittori, gli artisti si offendono, ovviamente, ma, proprio perché conoscono l'ambiente, il "mestiere", la cosa rimane lì.
Carofiglio dimostra appunto che lui scrive per diletto, non è il suo "lavoro", e quindi chiese un risarcimento - 50 mila euro - per le parole offensive rivoltegli da Ostuni. 
Un vero pm.....
Qui si spezzò la mia empatia per Carofiglio, ma non la mia curiosità per i suoi libri, e così ho acquistato anche questo suo ultimo, e ne avevo letto la metà quando era appunto giunto il mercoledì dell'incontro in libreria.
Che ci andavo a fare ? Per magari domandargli dove fosse finita la bella ironia che alleggeriva le umane angosce e dubbi dell'avv. Guerrieri ? Perché i suoi personaggi sono diventati sempre più cupi ? O magari chiedergli se si fosse pentito dell'azione legale intentata ad un critico letterario ? 
Che senso ha partecipare ad un evento volto a promuovere un libro, celebrarne l'autore, dove la maggioranza della gente sta lì per le due cose, per muovere critiche che suoneranno provocatorie ?
Non ti è piaciuto il libro (l'ho finito e confermo : si può tranquillamente non leggere) ? Bene, dillo, scrivilo anche, se hai un blog, ma andare a casa dell'altro  - metaforicamente - per dirglielo francamente perché ?
Incidentalmente, è la stessa domanda che mi faccio quando leggo i commenti sui giornali on line (dove la gente entra perché gratuiti) di individui che palesemente hanno una idea del tutto opposta alla linea editoriale e in particolare al pensiero di quel giornalista.  Vanno lì  per scriverne peste e corna. Ma che senso ha ?
Si sentono dei pericolosi guastatori ? Dei nuovi partigiani  che penetrano coraggiosamente tra le tende nemiche per sabotare da un lato, e spargere il prezioso seme del dubbio dall'altro ? E pensano di farlo insultando ? Semmai rafforzeranno  il senso di appartenenenza contrario.
Digressione finita. Tornando a Carofiglio, credo che il pensiero espresso nella parte finale di questa sua ultima fatica, la citazione di una frase nota e suggestiva " non guardatevi indietro. ci siete già stati" , debba tornare a farla propria. Questo romanzo ha, per indicazione dell'autore, molti cenni autobiografici. Immaginavo più sereno il passato di Carofiglio, evidentemente così non fu.
Meglio lasciarlo lì e non scriverne più. 



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