martedì 31 dicembre 2013

ELOGIO DELL'APOLIDE DI SINISTRA (MA ANCHE DI DESTRA)


 Molto bello il saluto di buon anno di Giuseppe Caldarola , dedicato agli apolidi di sinistra - ma anche di destra .
Gli apolidi sono i non tifosi, che invece sono quelli convinti che tutte le ragioni sono dalla propria parte e il nemico sia nell'altra. Li individui subito i partigiani, dall'intransigenza e anche dalla violenza verbale, che la rete purtroppo esalta.
Ovviamente Caldarola è un apolide di sinistra, e non è strano che io, liberale - e forse apolide di destra - abbia considerazione e apprezzamento per i suoi articoli, conosciuti e apprezzati grazie ad un altro apolide della gauche : Valeriano Giorgi.
In realtà, se ci penso, sono un buon numero gli apolidi di sinistra di cui sono contento di essere amico. Tra questi, Riccardo Cattarini, mio affettuoso e delizioso Virgilio nella sua Trieste dove ho deciso di passare il Capodanno. 
Auguri a tutti

"Elogio degli apolidi, di sinistra e di destra"
 

Ci sono, per fortuna, ancora tanti che si appassionano alla politica e tifano per quel partito o per quel leader. Lo fanno con passione, talvolta con cattiveria, sempre con faziosità. E’ piuttosto buffo che in un momento in cui il paese avrebbe bisogno di uno sforzo comune vi siano tanti che pensano di far da soli, ovvero con il proprio, folto o no, gruppo politico.
Ci sono, molti più di prima, cittadini che hanno scelto unicamente di protestare, spesso con proclami violenti oppure seguendo leader verbalmente violenti. Non ci sono in giro, invece, rivoluzionari. Ci sono invece correnti di opinione, movimenti, gruppi organizzati che sono animati solo dalla voglia di sfasciare tutto, di inseguire con o senza forconi chiunque abbia fatto o faccia politica indifferenti alle soluzioni alternative.
Come vedete non entro nel merito. Non parlo di Grillo o dei forconi, né di Renzi o Berlusconi. Parlo di uno spezzettamento della pubblica opinione che impedisce di vedere emergere una maggioranza che, persino indipendentemente da una nuova legge elettorale, possa raccogliere la gran parte del paese. Ovviamente ciascuno di noi sceglierà da che parte stare. Se, ad esempio con Renzi o con Grillo o i suoi succedanei. E’ noto che io sto con Renzi. Non maledico chi sta con Grillo.
Insomma c’è un tale casino in giro che tutte le opinioni, in concreto non solo in via di principio, sono legittime. Lo sono un po’ meno quando diventano aggressione verbale a una ragazza che cerca di salvare la propria vita, a un giornalista che fa il suo dovere a modo suo, a un avversario politico, o a un gruppo di avversari politici, che si detestano. Non c’è stata scarsità in questi anni di parole violente e cattive. La Rete ne è un esempio. Il monopolio delle coglionerie violente non ce l’hanno solo i grillini, i forconisti ma anche quelli di Berlusconi e componenti della sinistra. Tutti però nascondono la mano e tutti pronti a fare le vittime quando il sasso torna indietro.
C’è poi un’altra categoria di persone, un vero spettro che si aggira per l’Italia, che da tempo ha abbandonato partiti e battaglia politica. In qualche caso costoro hanno militato in un partito o in un’area, nelle totalità delle situazioni hanno creduto e votato secondo i propri convincimenti e le proprie personali avversioni.
Questo popolo che si raduna, in modo informale e assai spesso virtuale, è composto di apolidi, in gran parte di sinistra ma non solo di sinistra. Fra questi ultimi vi sono quelli che hanno creduto nella rivoluzione liberale di Berlusconi ovvero che l’hanno votato credendo di vedere nella sinistra italiana non già l’ombra dei gulag ma la realtà della supponenza e della diversità antropologica. Gli apolidi di sinistra, ai quali mi onoro di appartenere, talvolta tifano per qualcuno, prendono parte solo a determinate battaglie politiche ma ormai non si intruppano. Non c’è delusione né sconforto nel loro guardarsi all’indietro, c’è semmai la triste constatazione di non aver visto in tempo la mediocrità di alcune leadership e la propria incapacità di leggere le cose del mondo prendendo un pezzo di verità dall’altra parte.
Forse c’è nostalgia, ma quando questo sentimento si approfondisce tr0vatemi uno che abbia ancora voglia, se è stato comunista, di partecipare a una riunione di sezione in cui parlava all’inizio e concludeva alla fine quello venuto dalla federazione, in cui dovevi diffondere spesso un giornale che non leggevi, perché ti piaceva un altro, magari sportivo, in cui c’erano grandi vecchi circondati da giovani invecchiati, anzitempo, più o meno come oggi.
L’apodide di sinistra spera che le cose vadano bene. Si aggrappa a tutto ciò che vede muoversi, nel senso che scruta dove vede forme di vita. Prende delusioni e cantonate, negli ultimi anni da Monti, oggi forse da Letta, domani, chissà, da Renzi. E’ un italiano non animoso, che se gli dai una bella sinistra riformista la vota, ma anche se gli dai una destra, come si dice?, europea la voterebbe. Queste persone leggono i libri, coltivano amicizie profonde, scoprono solidarietà che spesso corrono sul telefono o sulla Rete, non fanno distinzioni di classe, per dire. Non sto parlando, per usare la frase di un anonimo e violento mio critico, di quelli che hanno il culo al caldo, anche perché qualche spiffero cominciano a sentirlo persino sui loro deretani. E’ un italiano che non crede ai partiti, che non parla male della politica perché ha paura di essere scambiato per quello che non è, ma è inguaribilmente speranzoso che qualcosa cambi. L’apolide di sinistra, per capirci, rifugge dall’idea di far parte di un popolo eletto, di essere dalla parte giusta per definizione, di veder prevalere ovunque e comunque lo Stato, di dover amare i cretini della propria parte e distogliere lo sguardo dagli intelligenti che sono o sono stati da un’altra parte. Ecco io credo che gli apolidi potrebbero diventare maggioranza. Se fossi un leader nuovo guarderei a questa gente qui. Buon Anno nuovo.

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