Si legge sui giornali che Letta è irritato per i duri giudizi che da Bruxelles vengono sull'Italia che avrebbe smesso di fare i compiti (in realtà, quelli che abbiamo fatto, sono fatti male)."I conti dell'Italia sono a posto" afferma orgogliosamente il Premier. Ovviamente Repubblica schiera le sue truppe e lo difende, oggi, che a Palazzo Chigi c'è un governo amico (ora che Berlusconi si è sfilato e Alfano viene considerato un "responsabile" , alias "utile idiota", come ieri Fini, che guardate che fine che ha fatto ).
Hanno ragione ? A dire che la politica di Bruxelles sia sbagliata sì, che noi siamo a posto no.
Preciso identico e 3 e 2 anni fa. Quando Letta andava in TV a sparare a palle incatenate contro l'Italia , colpevole di essere governata da Berlusconi, dicendo che l'Europa aveva ragione a non fidarsi e che con lui ancora a Palazzo Chigi saremmo affondati.
In politica la coerenza è chimera e non la pretendo (in realtà non lo faccio nemmeno con gli esseri umani, mi basterebbe si evitasse l'ipocrisia, ma vedo che è difficile ) però le cose è bene ricordarle.
Nel 2011, anche su "suggerimento" (sono curiosi i suggerimenti europei, hanno il sapore di ricatti..., del resto, chi ha bisogno di soldi è sotto schiaffo, si sa ) delle isituzioni UE (BCE compresa dunque) Napolitano chiese a Berlusconi di fare un passo indietro, assicurandogli che non ci sarebbero state elezioni anticipate (che all'epoca nemmeno i miracoli del Cav. e gli autogol di Bersani avrebbero potuto far non vincere la sinistra).
Si ebbe la cosiddetta sospensione della democrazia, con un governo del Presidente capeggiato da Monti. In un anno e mezzo, come ormai convinzione diffusa, non ha portato i risultati sperati (anzi). Altri paesi, che stavano peggio di noi, nel 2011, oggi stanno un po' meglio (Irlanda e Spagna, forse anche Portogallo).
Con Letta si sta ripetendo la stessa cosa, con la differenza che Monti era uomo gradito all'establishment europeo, mentre l'attuale Premier ( probabilmente scontando anche la delusione per le mancate e/o assai imperfette riforme del governo dei tecnici) non gode dello stesso credito.
E lui si irrita. Fa due fatiche.
E allora anche Giuseppe Caldarola, un "amico" del Presidente, scrive un articolo in cui esorta Napolitano a non accanirsi, che forse le elezioni, a questo punto, sono un passo indispensabile.
"Le primarie e Napolitano"
Ci sono tante buone ragioni, senza che sia Renzi a suggerirle, perché il governo cambi passo. C’è la modifica del quadro politico: due formazioni che appoggiano il governo su tre si sono spaccate, il fautore delle “grandi intese” è passato all’opposizione, non ci sono i numeri parlamentari per le grandi riforme. Poi c’è l’assedio europeo sui nostri conti, e l’auto-assedio dei cittadini sui propri: è del tutto evidente che stiamo combinati assai male, Letta c’entra solo in parte, è che l’Italia ha bisogno di un governone e non di un governicchio. Possiamo poi trascurare la qualità dei nostri ministri? La Cancellieri ha riempito le cronache più per le telefonate amicali che “per acta”, il ministro del Tesoro è una specie di dannazione, Alfano ha tante cose da fare e non si capisce dove trova il tempo di sovrintendere alla nostra sicurezza, il ministro della cultura Bray è inesistente e anzi a leggere il bellissimo articolo di Salvatore Settis su “Repubblica” di oggi è persino dannoso.
Anche senza Renzi si dovrebbe cambiare. Dare un nome nuovo a questa maggioranza, darle un programma preciso e darle un timing realistico. Napolitano lavora perché Letta duri un minuto di più. Ho stima e affetto per il Presidente, ma la corda non si può tirare più di tanto. Se non si fanno cose, vincerà Grillo. Potrà anche darsi che non sia il guaio peggiore che ci sta di fronte ( anche se a me sembra di si), ma se scorriamo il film degli ultimi anni scopriamo che il governo Monti invece delle elezioni, il governo Letta invece delle elezioni rischiano di essere state tappe della dissoluzione del sistema politico italiano. Il presidente, e oggi se la Corte deciderà, può solo fare il diavolo a quattro perché cambi la legge elettorale e poi guardi con distacco alla situazione politica. Se il governo ce la fa bene. Sennò non è una catastrofe andare al voto. Vincerà la coalizione berlusconiana? E allora ci faremo quattro risate con chi pensava che tutto si sarebbe risolto con tre sentenze ben assestate. Vincerà Grillo? E allora saremo finalmente l’Italia che il mondo talvolta descrive, cioè quella che fa ridere.
Ecco perché ci sono appuntamenti che non si possono mancare, per dare un segnale. Non ero certo di andare a votare domenica prossima. Invece andrò e spero che tanti come me, anche come me lontani dal Pd, scelgano di fare la loro piccola parte.
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