Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
martedì 24 dicembre 2013
LETTA, AVERE 40 ANNI NON E' UN MERITO : E' ANAGRAFE
Ineccepili le osservazioni di Giuseppe Caldarola sull'autoelogio lettiano dell'avvento (è Natale no ? ) dei 40enni ai vertici della politica italiana (delle istituzioni non direi...almeno, non prevalentemente).
Anche se l'Italia (l'occidente ? ) è affetto da giovanilismo (quella cosa per la quale a 60 anni forse si è giunti alla mezza età - come se potessimo viverne 120 - e quindi a 40 si è giovanotti di belle speranze...) , obiettivamente non è che toccati gli "anta" si sia più dei ragazzi. Ma diciamo che possa essere l'equilibrio giusto, un momento della vita in cui si è maturata una dose sufficiente di esperienza e ancora si conservi determinazione . Poi bisogna vedere cosa si FA ( e l'elenco spietato che Caldarola fa di nomi ed episodi non esaltanti anche da parte dei "nuovi" lo conferma ).
Nella sua infatuazione per Renzino, il giornalista ricorda a Letta una cosa giusta : che se non era per l'opera da guastatore del neo segretario del PD probabilmente lui, Enrico, non faceva il presidente del Consiglio e anche gli altri emergenti stavano ancora a fare la muffa.
E' sacrosanto, però anche per Gianburrasca vale la logica del FARE, e su questa lo attendiamo, ormai il prossimo anno.
Buona Lettura
"I quarantenni di Letta: sarà vera rivoluzione?"
Letta ha proclamato la rivoluzione dei quarantenni. A voler essere fiscali non è proprio così. A parte il mitico Napolitano, c’è Grasso che non è di primissimo pelo, c’è Grillo che ha l’età per la pensione, c’è Berlusconi che potrebbe felicemente accudire Dudù e basta e ci sono tanti altri “vecchi” nei palazzi del potere.
Tuttavia è vero che la quantità di quarantenni che c’è nella politica, in parlamento e al governo, sembra più consistente delle epoche passate. Ed è un bene. Questo paese ha una tradizione diversa. Per decenni hanno governato i “vecchi”, talvolta vecchi più che nell’età nella testa e nella auto-considerazione. E’ un buon segno per il paese che una generazione nuova si affacci sulla scena e prenda in mano le redini del potere.
Quarantanni non sono pochi. A quell’età, per esempio, i miei primi due figli avevano quasi ventanni. Voglio dire che ciò che appare una rivoluzione giovanilistica è storicamente considerata una età matura, in cui si è da tempo pronti ad assumersi responsabilità. Solo oggi i quarantenni si considerano ancora “ragazzi” e , temo, non smetteranno mai di considerarsi così. Quarantanni è anche un tempo-limite: certo puoi fare tante belle cose anche dopo, ma se non le hai fatte intorno ai quarantanni passerai il resto della vita a ricordare gli anni della scuola, a ricercare i vecchi amici di partito o di banco, insomma invecchierai più rapidamente di un sessantenne.
Detto tutto questo, la rivoluzione dei quarantenni è una cosa salutare e non stiamo qui a distinguere fra i trenta-quarantenni che non sono adeguati agli incarichi. Prendiamo tutto il blocco: c’è un cambio generazionale di cui si sentiva la necessità. La rivoluzione, diciamo così per larghezza, giovanile ha bisogno però di fatti concreti. Ci sono stati giovani, meno che quarantenni, che hanno combattuto contro il fascismo, che hanno costruito la Repubblica, che l’hanno difesa contro il terrorismo eccetera eccetera, così per dire.
Ogni generazione ha conosciuto le sue battaglie e si è meritata le sue medaglie. Oggi va molto di moda toglierle a quelli che hanno più di sessantanni, quelli come me, ed è giusto farlo visto l’accanita reisstenza di molti a farsi da parte, ma bisogna ricordare che, se penso solo alla sinistra, che ad alcuni di loro è crollato addosso il Muro di Berlino che i predecessori avevano finto di non vedere, che si sono avventurati in una nuova fase repubblicana, che si sono dovuti misurare con un “drago” come Berlusconi che tanti anti-berlusconiani di cartone descrivono come una preda facile da abbattere ma che ci ha fatto un mazzo così per ventanni.
Questi sessantenni e oltre hanno sbagliato, per carità, ma i segni della battaglia li portano sulla faccia e solo l’improntitudine, per tanti aspetti felice, di Renzi può rappresentare questa generazione come un insieme di falliti. Comunque adesso tocca a loro, ai quarantenni, alcuni dei quali, in verità pochissimi, è il caso di Renzi, si sono fatti avanti facendo una vera e bella battaglia. Io lo ammiro per questo, perchè non ha aspettato la cooptazione, ma si è preso ciò che credeva gli spettasse rischiando in prima persona. E’ l’unico quarantenne che ha fatto così. Anche il buon Letta ha scelto la strada più tranquilla della cooptazione, peraltro meritata.
Ora è ovvio che questi attempati ragazzi devono dimostrare quel che valgono. Non è una formula ricattatoria di chi vive in un altra generazione e anzi gioca quasi la fine del secondo tempo della partita sperando nei supplementari. E’ che è arrivato il tempo dei fatti perché di parole ne abbiamo ascoltate tante. Possiamo anche fingere di non vedere la Madia che sbaglia ministero, la Serracchiani che vola sugli aerei di stato come una Boldrini qualsiasi, la Kyenge protetta dal politicamente corretto che copre la sua totale inabilità a governare e i ministri maschi che appaiono ogni tanto nelle cronache ma di cui non si sa che cosa fanno, tipo Bray che viaggia nella inutilità più totale.
Possiamo sorvolare su tutto prendendo per buona la svolta generazionale nel suo complesso senza stare lì a sofisticare. Tuttavia qualcosa dovete farci vedere. Lo dico non da ostile spettatore che aspetta il passo falso. Non sono così cretino da immaginare una prosecuzione nella vecchiaia in un’Italia senza classe dirigente. Vi volevo al potere da prima cari quarantenni. Non l’avete avuto perché non avete combattuto e se non fosse arrivato quel guastafeste da Firenze stareste ancora lì a rimirarvi l’ombelico. Però, se posso dare un consiglio, smettetela di autocelebrarvi per l’età e celebratevi per le cose fatte. L’età, è una legge, passa. D’improvviso ci si trova dall’altra parte. Quarantanni, quarantacinque, cinquanta e poi altri ancora, tutto d’un botto, e siete lì dove noi siamo felicemente da tempo con i nostri errori figli di cose fatte non di proclami. Lo dico per esperienza, peraltro condivisa da miliardi di persone.E trovarsi dall’altra parte persino con errori è una buona cosa, vuol dire che si è esistiti. Trovarsi dall’altra parte, invece, avendo solo proclamato una cosa di cui non si ha merito, cioè la relativa giovinezza, è, detto nataliziamente, una coglioneria
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