In realtà di questa notizia non mi aveva colpito il fatto del "permesso premio" ad una donna condannata all'ergastolo ( cosa che invece ha suscitato l'attenzione, e disapprovazione, dei lettori del Corriere, che si sono detti "indignati" nella misura del 70 % ! ) quanto scoprire il motivo di una pena così dura, che ad una donna non capita praticamente mai.
Ebbene questa signora uccise premeditamente la figlia per GELOSIA !!
La ragazza, appena 18enne, si era infatuata di uno di 50 ( e già le premesse erano pessime). Per evitare che la madre ostacolasse la relazione, i due l'avevano tenuta nascosta e per favorire i loro incontri, lui si era messo a corteggiare la genitrice...
Insomma, uno squallore a mò La Lupa di Verga, senza la nobilitazione della penna del grande autore siciliano.
La madre scopre l'inganno e decide (che non lo fa al momento della scoperta, di qui la premeditazione, e il conseguente ergastolo) di punire la figlia, uccidendola.
Dopo 20 anni (che sono tanti...) questo è il primo permesso che prende : 12 ore, trascorse a pranzo con una delle figlie superstiti. Che ci sono figli che non abbandonano mai i genitori.
Nemmeno quelli come questa donna qui.
Ecco la notizia come detto postata sul Corriere.it
La ragazza aveva un fidanzato 50enne che fingeva di corteggiare la madre
Uccise la figlia 18enne per gelosia,
esce a Natale con un permesso premio
Rosalia Quartararo sta scontando una condanna all’ergastolo per omicidio ed è in carcere da vent’anni
Rosalia QuartararoÈ
una delle pochissime donne che, a fianco al suo nome nel casellario
giudiziario italiano, ha la scritta «fine pena mai». Rosalia Quartararo,
condannata all’ergastolo, in carcere da vent’anni, ha trascorso il 25
dicembre il suo primo Natale senza sbarre, grazie a un permesso premio.
La donna, oggi sessantenne, è stata condannata per aver ucciso a
bastonate per gelosia la figlia diciottenne Maria Concetta Romano nel
‘93 a Pozzuolo Martesana (Milano) e per averne nascosto il cadavere in
una roggia della bassa lodigiana. Rosalia , all’epoca 39 enne, era una
madre autoritaria e aggressiva, che spesso picchiava le figlie. La
ragazza 18enne, di nascosto, aveva iniziato una relazione con Rosario,
50 anni, guardia giurata. I due, pur di stare tranquillamente insieme,
avevano pensato di illudere la madre, di farle credere che la
corteggiata fosse lei. Rosalia ci aveva creduto e aveva accettato di
buon grado, il 18 agosto 1993, che l’uomo si fermasse a dormire nel
villino: sperava che venisse a cercarla. Lui, invece, era andato a letto
con la ragazza. Da allora, la madre aveva premeditato il delitto. Due
giorni dopo, Rosalia attese che l’uomo uscisse di casa e poi si scagliò
contro la figlia colpendola alla testa a sangue con uno spazzolone. Poi
le serrò una corda al collo, uccidendola. Dopo l’omicidio obbligò il suo
convivente, Giuseppe Redaelli, 43 anni, ad aiutarla nel nascondere il
corpo . La donna confessò il delitto, ma non disse di essere pentita.
PRANZO CON UNA FIGLIA - Rosalia Quartararo, spiega il suo difensore, Gianluca Arrighi, è rimasta ininterrottamente in carcere, tra Milano e Roma. Il giorno di Natale il magistrato di sorveglianza di Milano le ha concesso un permesso premio e la donna,attualmente detenuta a Bollate, ha trascorso il 25 dicembre in un’associazione di volontariato, dove ha potuto pranzare con una delle sue altre due figlie. Allo scadere del permesso premio di 12 ore la donna è regolarmente rientrata in carcere.
PERMESSO PREMIO - «Il presupposto essenziale per la concessione del beneficio è quello di aver manifestato durante la detenzione un costante senso di responsabilità e correttezza - ha commentato Arrighi- Il magistrato di sorveglianza, nella decisione sulla concessione dei permessi premio, deve valutare, dopo aver sentito il direttore dell’istituto, se il condannato sia o meno socialmente pericoloso». «Certo - aggiunge l’avvocato - la legge umana, come tutte le cose dell’uomo, è fallibile e possono verificarsi degli errori. Ma questo non deve mettere in discussione nel modo più assoluto l’utilità dei permessi premio, che rimangono uno strumento fondamentale nel percorso di risocializzazione imposto dalla nostra Costituzione per ogni detenuto».
PRANZO CON UNA FIGLIA - Rosalia Quartararo, spiega il suo difensore, Gianluca Arrighi, è rimasta ininterrottamente in carcere, tra Milano e Roma. Il giorno di Natale il magistrato di sorveglianza di Milano le ha concesso un permesso premio e la donna,attualmente detenuta a Bollate, ha trascorso il 25 dicembre in un’associazione di volontariato, dove ha potuto pranzare con una delle sue altre due figlie. Allo scadere del permesso premio di 12 ore la donna è regolarmente rientrata in carcere.
PERMESSO PREMIO - «Il presupposto essenziale per la concessione del beneficio è quello di aver manifestato durante la detenzione un costante senso di responsabilità e correttezza - ha commentato Arrighi- Il magistrato di sorveglianza, nella decisione sulla concessione dei permessi premio, deve valutare, dopo aver sentito il direttore dell’istituto, se il condannato sia o meno socialmente pericoloso». «Certo - aggiunge l’avvocato - la legge umana, come tutte le cose dell’uomo, è fallibile e possono verificarsi degli errori. Ma questo non deve mettere in discussione nel modo più assoluto l’utilità dei permessi premio, che rimangono uno strumento fondamentale nel percorso di risocializzazione imposto dalla nostra Costituzione per ogni detenuto».
Donna crudele, non merita nemmenovedere la luce del sole.Come si fa ad uccidere il proprio sangue?
RispondiElimina