sabato 25 gennaio 2014

CONFESSA L'AVVOCATESSA DI RIMINI : E' VERO, PRENDEVO I SOLDI MA NON SO SPIEGARE IL PERCHE'.


Avevo postato ieri la notizia dell'avvocatessa di Rimini che era stata arrestata con l'accusa di essersi appropriata del denaro appartenente a dei suoi assistiti nella sua qualità di amministratrice di sostegno, nominata dal Giudice Tutelare. La notizia, presa da Il Messaggero, la trovate sul post : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/01/blog-post.html.

Alcuni amici e colleghi hanno commentato come potete leggere in calce all'articolo di cui sopra. Uno l'ho trovato un po' fuori pista, proprio di chi NON ha letto il Post ma si limita al titolo, e quindi biasima una condanna anticipata che in realtà nessuno aveva fatto. Ora, dire questo ad un blog come il Camerlengo è veramente esagerato, che semmai potremmo essere accusati dell'esatto opposto. 
SEMPRE, riportando le notizie di cronaca, e soprattutto quelle di giudiziaria, avvertiamo che quanto scritto dai giornali va preso con le molle, per l'impreparazione sulla materia dei cronisti ma soprattutto perché gli stessi puntano a creare attorno al loro pezzo quanta più attenzione possibile.  E quindi l'uso del condizionale, e/o di SE, DEL CASO, è la golden rule assoluta del Blog e anche in questo caso osservata. 
Altri, più conferentemente,  hanno osservato invece come ancora una volta, per un'ipotesi di reato, anche odioso per la sua modalità (approfittarsi del proprio ruolo di difensori) e per la natura delle vittime (persone incapaci di difendersi, che anzi l'avvocato stava lì apposta per tutearle...) , ma NON violento, si era ricorsi subito alla misura coercitiva massima : la custodia cautelare in carcere. 
E anche su questo il Camerlengo è come sempre d'accordo, tanto è vero che immaginando una punizione da scontare in prigione, che in astratto il reato di peculato la prevede eccome - art. 314 c.p, da 3 a 10 anni -, abbiamo scritto " a processo concluso e condanna definitiva" . 
Che io mi debba difendere dai giustizialisti, sono preparato, ma "scavalcato a sinistra" dagli amici garantisti  !?
Il collega Marco Siragusa mi ha segnalato, e lo ringrazio, l'aggiornamento di RIMINI TODAY sulla vicenda.
La donna ha confessato, e i fatti sono tutti veri. Dopodiché, Lidia Gabellini soffrirebbe di  una sindrome nevrotica che la porta ad acquisti continui di beni di lusso e conseguentemente un bisogno costante di denaro (e sì che appartiene ad una famiglia ricca, che cerca di porre rimedio ai suoi casini...). Questa almeno sembra essere la linea difensiva (ohi ragazzi, come non è la verità ciò che dice l'accusa, nemmeno lo è quello che diciamo noi della difesa. Anche qui, si vedrà). Il mio commento allo stato è il seguente :  1) se i suoi cari erano consapevoli dei problemi addirittura psichiatrici della donna, avrebbero dovuto cercare di imporle di lasciar perdere una professione delicata come a volte può essere quella dell'avvocato  2) non devono essere molto bravi nei controlli, doverosi, dell'operato degli amministratori nominati quelli dell'Ufficio del Giudice Tutelare, che non si rendevano conto di nulla e anzi continuavano ad affidare incarichi a questa collega.
Poi, per fortuna, la signora ha una famiglia ricca che provvederà a risarcire tutto. Meglio così. Sono d'accordo che il suo posto non sia in carcere, ma certamente nemmeno in un'aula di Tribunale. Esca, si curi e si riposi., affrontando il processo da libera (come dovrebbe essere sempre, o quasi, per tutti).
Se nel processo verrà confermato il suo distrubo, se ne tenga conto nel decidere.
Ma venga in ogni caso impedito che faccia altri danni.

Ecco la notizia come detto riportata su RIMINI TODAY 


RiminiToday

L'avvocatessa confessa davanti al giudice e rivela nuovi ammanchi sui conti dei clienti

La professionista riminese, accusata di essersi impossessata dei patrimoni che doveva gestire, si è difesa raccontando di essere malata e in cura da uno psichiatra. Emersi nuovi particolari sulla sua spregiudicatezza col denaro
Interrogatorio di garanzia, venerdì mattina nel Tribunale di Rimini, per Lidia Gabellini l'avvocatessa accusata di essersi appropriata dei soldi che avrebbe dovuto gestire nella sua qualità di amministratrice di sostegno e arrestata per peculato il 23 gennaio. La professionista 39enne, difesa dall'avvocato Alessandro Petrillo, è stata sentita per 3 ore durante le quali è scoppiata più volte in lacrime spiegando al gip Sonia Pasini che "mi vergogno della mia debolezza e chiedo perdono a tutti". La Gabellini ha anche raccontato di non sapersi spiegare le motivazioni che l'hanno portata a vampirizzare i conti correnti del clochard Andrea Severi e di un 22enne invalido al 100%, per oltre 200mila euro, lasciandoli con un saldo di pochi euro. Nel corso dell'interrogatorio la 39enne, che oltre a quelle di Severi e del 22enne aveva altre 4 pratiche di amministratrice di sostegno affidatele dal Tribunale, ha ammesso gli addebiti e ha parlato di altri due casi nei quali si sarebbe appropriata del denaro custodito nei conti correnti per circa un totale di 40mila euro.
Sono emerse, tuttavia, ulteriori vicende quantomeno singolari sulla figura della professionista che, in passato, ha dimostrato una certa spregiudicatezza col denaro. In particolare, una mattina, la Gabellini aveva notato su internet l'annuncio per la vendita di un appartamento a Madonna di Campiglio del valore di 1,2 milioni e, il giorno stesso, era partita alla volta della località di montagna per acquistarlo. Si era presentata all'agenzia concludendo immediatamente la transazione e il rogito davanti al notaio pagando con due assegni da 650mila euro rivelatisi poi scoperti. Nonostante la famiglia della donna avesse cercato di bloccare la transazione, avevano poi pagato di tasca loro la vendita che si era conclusa con una ulteriore immissione sul mercato dell'appartamento, poi venduto a 800mila euro, rimettendoci 500mila euro.
Lidia non è il mostro che è stato dipinto dai media - ha spiegato l'avvocato Petrillo che difende la 39enne. - E' una ragazza fragilissima che ha una problematica psicologica che rasenta il limite del quadro psichiatrico. Oggi, davanti al giudice, abbiamo presentato la possibilità di farle eseguire una perizia psichiatrica. Le condotte che le sono addebitate, inoltre, sono di una evidenza tale che non vi era nessuna possibilità che non venisse scoperta il che la dice lunga sulla sua consapevolezza. Non si rendeva conto di quello che stava facendo ed è già da due anni che è in cura da uno psichiatra ma, questo particolare, non era a conoscenza del Giudice Tutelare che l'aveva nominata. In passato non aveva mai manifestato nulla di preoccupante e, nel 2010, non era ancora in cura. Le sue condizioni mentali si sono aggravate in seguito al parto. Lidia, durante l'interrogatorio, ha spiegato di sentirsi inadeguata rispetto alla professione di avvocato e ai familiari aveva fatto credere che gli acquisti fatti con i soldi di chi doveva tutelare erano arrivati grazie ad alcune vittorie riportate in tribunale. In realtà, quando perdeva una causa, era lei a pagare di tasca sua simulando il successo coi clienti. La famiglia della 39enne, comunque, si è già determinata al rimborso integrale di quanto sparito dai conti correnti, non lasceranno nessuno in mezzo a una strada".

2 commenti:

  1. DUCCIO NICOLA CERFOGLI

    Caro Stefano, ti devo atto di avere svolto una disamina corretta ed impeccabile. Tuttavia credo che "incolpare" i genitori del comportamento della figlia sia, forse, eccessivo. Infatti da quanto abbiamo letto (e la mia conoscenza dei fatti è solo quella riportata dalla stampa) i disturbi che l'avrebbero portata a porre in essere le nefaste condotte, sono sorti DOPO il parto, quindi quando lei oramai viveva con la propria "nuova" famiglia e, di conseguenza, i genitori ben difficilmente avrebbero potuto accorgersi del disagio, anzi a loro va la mia stima perché hanno dichiarato di volere risarcire le persone è danneggiate dalla figlia e, francamente, credo che comunque per loro questo gesto costerà un enorme sacrificio economico, ma nonostante ciò non hanno avuto alcuna esitazione. Concordo pienamente con te nel dire che non è il caso che continui a fare l'Avvocato anche se, io mi sono domiciliato da lei in più cause e, devo dire, è sempre stata molto diligente. Ora dovrò cambiare domiciliatario, ma questo è il problema minore.

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    1. Tutto giusto Duccio, solo precisando che facendo la mia considerazione, anche in questo caso ho premesso SE (la famiglia era al corrente); in secondo luogo, io mi riferivo a tutti i suoi cari, e quindi anche il marito. Che forse, ma non posso essere certo ovviamente, qualcosa poteva cogliere. Ma nella sostanza sono d'accordo.

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