Sicuramente l'uomo del giorno è Renzi. Come animale politico al momento non ha rivali, che l'unico che potrebbe tenergli testa, è logorato dagli anni e dalle lotte (sia legittime che meno).
Io Porta a Porta non la seguo, come non seguo gli altri talk show dove vedo persone che parlano spesso a pappagallo, dicendo a memoria la lezioncina imparata. Ieri la Moretti, oggi la Boschi, per fare due esempi, (ma vale anche per la Carfagna o la De Girolamo ) con la fiorentina renziana più giovane e graziosa, e anche più garbata nei toni, però un concetto che non fosse trito e ritrito, in quei 5 minuti che l'ho ascoltata, non l'ho sentito. Rispetto a Ballarò , per non parlare degli altri, la trasmissione di Vespa è più un "salotto" che un'agorà (quando non un ring) : più ecumenico, in genere bilanciato negli ospiti, e anche il conduttore, da buon democristiano di razza, conserva una accettabile "terzietà". Dopodiché i dibattiti sono noiosi anche lì. Sono pochi gli uomini politici che riescono a dire cose non scontate e risapute, da chi segue abitualmente la politica. Casini per me è tra questi, anche ormai per la testimonianza storica, essendo in quei palazzi da 30 anni, ma è anche uno ormai poco rilevante, che il suo sogno del terzo polo è stato "rubato" da Grillo, e lui lo sa bene.
Renzi no, che anche quando dice cose arcinote, lo fa con un piglio nuovo, un tono ora ironico, ora sferzante, ed è anche meno peggio degli altri per la suscettibilità. Bersani cambiava faccia se gli facevi una domanda sgradita, Berlusconi alternava gli umori, che a volte si stizziva moltissimo, ma da Santoro, e Travaglio, fu un mattatore autentico e riconosciuto. Renzi è permaloso, però sa stare al gioco e polemico fino al midollo, sa che deve accettare la polemica altrui. Semmai sono gli altri che si mostrano spiazzati per il suo modo diretto. Forse D'Alema saprebbe tenergli testa, ma ormai sembra aver perso potere e quindi la sua rischia di sembrare, ed essere, la polemica stizzita e impotente di chi ha perso e non riesce più a dare carte.
Di Renzi mi piace la memoria con cui ricorda gli errori e le contraddizioni della sua parte. Parlando del titolo V ricorda che fu un errore della Sinistra, che va rimediato. E tornando a parlare di preferenze, ricorda - forse con un attimo di ritardo ma non siamo pignoli - che lui in passato aveva sempre espresso il suo favore per questo sistema e non ha cambiato idea. Semplicemente, ha ceduto perché su questo Berlusconi si era mostrato netto. Allo stesso tempo rammenta anche, con assoluta ragione, che è ben strano questo fervore per le preferenze da parte della sinistra che non è mai stata una cultrice della materia, sostenendo al contrario come fossero più spesso ricettacolo del peggiore clientelismo e anche del voto condizionato dalle mafie.
Anche quando sostiene a schiena dritta e a voce limpida che lui non ha subalternità e che se deve trattare con i leader delle altre forze non si tira indietro perché uno si chiama Berlusconi, oppure Grillo che pure non fa che coprirlo di lazzi ed invettive. E spinge la sua diversità rispetto agli ossessionati (alcuni autentici, altri per mestiere) anti Cav fino alle parole di gratitudine per Berlusconi per aver accettato l'incontro a via del Nazzareno, e a sottolineare la piena sintonia sul pacchetto di cose importanti da fare.
Su questo Blog non abbiamo lesinato le critiche e le perplessità sul Renzi del 2013, diverso da quello delle prime Leopolda. Tuttora, su temi a noi cari, come Giustizia e Fisco, non si sentono idee incoraggianti (anzi...).
Insomma, il Renzi governativo è ancora tutto da scoprire e le prime avvisaglie non convincono, però quello politico si conferma una novità positiva del panorama politico italiano. E non perché sia di destra, che non lo è, ma sicuramente non è comunista, ne ante né post, e questa è una magnifica cosa.
Dei tanti articoli letti, tutti con spunti interessanti, scritti sulla nuova disputa in casa PD, da Rondolino alla Meli (giustamente il mio amico Annetta, che tra l'altro non è digiuno di notizie di quelle parti, si domanda come fa la Meli a sapere sempre tanti "pettegolezzi" ? me lo chiedo anche io ), da Polito a Caldarola, ho scelto quello di quest'ultimo, ma anche gli altri, chi può li legga.
"Il tormento segreto degli ex ds: fare il Pd è stata una cazzata?"
Il tormento segreto degli ex ds: fare il Pd è stata una cazzata?
Al fondo del dissenso della sinistra bersaniana-cuperliana-dalemian
I ds rinunciarono a incassare questo vantaggio alcuni perché convinti dell’ipotesi del Pd, ad esempio Veltroni, altri, il mondo dalemiano, perché certi che non si potesse rompere con Prodi e che alla fine della fiera nel nuovo partito gli ex comunisti avrebbero comunque prevalso. Il paradosso è che le vittime del fattore K ancora ci credevano malgrado la fine del comunismo. E’ nata così una cosa chiamata Pd, in grande spolvero con Veltroni, in tono via via dimesso con gli altri fino all’arrivo di Renzi. Il quale Renzi rappresenta una delle vere ipotesi di Pd, partito post-ideologico, che rompe con gli “ismi” di questi ventanni, che dapprima vuol rottamare poi si accontenta di accantonare la cultura della vecchia sinistra, infine che impone una leadership vera, di quelle dalla mano pesante.
E’ a questo punto che nel mondo ex diessino, dopo i furori clintoniani e le passioni neo-liberiste, dopo la grande illusione della reciproco riconoscimento con l’avversario, dopo il sogno di una leadership carismatica nelle mani di un uomo di tradizione, viene avanti l’idea che si è fatta una cazzata, che era meglio restare sinistra, che non la si può dar vinta ai dc anche quando, come Renzi, non hanno avuto l’età per esserlo. Solo che questo sogno di sinistra si è frantumato strada facendo. L’onesto Bersani ne aveva interpretato più che la versione socialdemocratica quella di un Pci stanco e disorientato anche se animato da buone passioni e guidato da una persona per bene. La sinistra che oggi si oppone a Renzi e minaccia sfracelli nel voto del parlamento assomiglia molto a una minoranza chiassosa che non sapendo dove organizzare il proprio “ubi consistam” scatena la “lotta continua”.
A suo tempo pensai e dissi che fare il Pd era una cazzata, che la strada di una via socialista, ma non socialista solo europea ma anche italiana, con tutto il carico di eredità complesse, sarebbe stata una scelta vincente. Passò un’altra linea e Veltroni apparve anche l’interprete più liberale dell’altra linea: partito aperto, progetto liberal-socialista, rottamazione di culture antiche con il dovuto rispetto. Poi Veltroni perse le elezioni, malgrado un buon risultato, e si dimise. Gli altri suoi e miei compagni di partito, invece, pensarono di poter fare il bello e cattivo tempo. Nominarono i parlamentari, scegliendo nelle segreterie personali, non andarono tanto per il sottile nella democrazia interna, trattarono, giustamente, con Berlusconi, altri ancora civettarono con i giudici che inquisivano Berlusconi. Insomma è successa la qualunque.
Non siamo mai stati di fronte a un progetto di rinascita della sinistra. Non lo siamo neppure ora. Per fare la sinistra ci vuole un Matteo Renzi di sinistra che per generazione sia fuori dai pasticci di questi anni e che abbia una cultura sgombra di pregiudizi sul mondo e sulla politica. In verità andrebbe bene anche un vecchio purché abbia le stesse caratteristiche. Purtroppo non si vedono né l’uno né l’altro. Né con il vizio delle dimissioni Cuperlo e Fassina aiutano a trovarli.
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