martedì 7 gennaio 2014

IL PROBLEMA TRA RENZI E FASSINA E' POLITICO, NON (SOLO) PERSONALE

 
Tommaso Sessa è un amico di FB con cui ho anche avuto il piacere di scambiare qualche parola e che, se ho capito bene, è tra i principali coordinatori di  varie associazioni e movimenti politici di ispirazione Liberal Socialista, aperti a contributi liberali immagino non liberisti. 
La componente laico-socialista nella rete, questa la mia sensazione, è  discretamente rappresentata e soprattutto caratterizzata da un livello di sensibilità politico sociale medio alto. Peraltro, numericamente, a livello elettorale, parlo sempre di mie considerazioni (in questo caso però un po' più confermate dagli esiti elettorali dell'ultimo anno, sia nelle consultazioni politiche che territoriali ) questi gruppi hanno difficoltà aggregative, restando spesso disperse in una miriade di pianetini che non diventano quindi  incisivi. Il PSI di Nencini, in parlamento solo grazie alla coalizione col PD, ha racimolato  un piuttosto misero 1% dei voti, e a Roma Alfio Marchini, che ha ottenuto l'appoggio di diversi di questi gruppi alternativi ai due blocchi principali (cui si è aggiunto di questi tempi Grillo : vedremo se durerà), non è andato oltre un pur dignitoso 9,5%, con  un'astensione di oltre il 50, il che vuol dire che più di un romano su due ha deciso di non votare i due candidati più forti. Marino e Alemanno, ma non è stato convinto dalle alternative, il candidato grillino e appunto Marchini.
Faccio un paragone forzato, che però può forse rendere l' idea. La Primavera araba l'hanno inventata i giovani, le donne, gli intellettuali che hanno riempito piazze come Tharir, al Cairo, però poi, quando c'è stata la conta, si è scoperto che la parte più progressista del paese era minoranza, oltretutto non aggregata (la prima non è una colpa, semmai triste realtà, la seconda invece sì).
Da noi temo che, mutatis mutandis, sia un po' la stessa cosa. Quelli di FARE sembrano averlo capito e stanno cercando di federarsi (ma anche Giannino ci aveva provato ai tempi, senza trovare poi la quadra con Italia Futura di Montezemolo e tantomeno con Monti ), ma l'impresa resta ardua (non per questo da abbandonare).
Tra le associazioni guidate da Tommaso, c'è RISALIRE Italia (acronimo di riformisti, socialisti, ambientalisti, liberali e repubblicani, insomma tutto il fronte laico Liberal), gruppo che seguo costantemente e dove il dibattito politico è vivace e non banale.
Frequenti gli stimoli proprio di Tommaso, di cui , più sotto, riporto quello odierno.
Leggendo abitualmente i contributi di Tommaso, so che questo post contiene la parte sostanziale del suo pensiero - noto - in tema di ricette per rilanciare l'economia : adottare in Europa tramite la BCE una politica monetaria molto espansiva, come fatto dagli USA e dal Giappone. In altri interventi vi era anche una importante premessa, che oggi non leggo (ma non è che ogni volta uno può ripetere tutto), vale a dire un serio programma di dismissioni del patrimonio statale per abbattere il debito (e NON per finanziare la spesa !!) e un piano pluriannuale (almeno tre anni suggeriscono Alesina e Giavazzi ) per fare tagli seri alla spesa pubblica. In questo contesto, dicono alcuni importanti economisti, si potrebbe chiedere uno sforamento del deficit per ridurre immediatamente le tasse specie alle imprese (roba nell'ordine di una ventina di miliardi, non le gocce di Letta e Saccomanni) che verrebbe ripianato nel tempo attraverso gli interventi detti nonché l'auspicabile aumento del gettito fiscale dato dalla tornata crescita del PIL. Questo sarebbe il circuito virtuoso, che solo pensare di agire ottenendo di tornare a spendere di più, con un debito al 130%, non la vedo una grande pensata. E comunque non ce lo farebbero fare. Il piano B, fatto dalla sola Italia, mi preoccupa, ancorché non sappia in cosa consista. Quanto alla critica a Renzi, per un certo suo modo che lui definisce ironico ma che le gente, tranne i suo fan, percepisce come arrogante, non posso che condividere, con amarezza, che io ero uno che nel 2011 e 2012 avevo guardato con simpatia e speranza al "nuovismo" del giovanotto fiorentino.

FASSINA CHI?
 
Il nuovo segretario del Pd, il rottamatore, il nuovo che avanza, forse non è niente di tutto questo ma solo un giovane fiorentino abbastanza presuntuoso e spocchioso che ha voluto liquidare, con una perfida battuta, le questioni poste con coraggio dal giovane viceministro dell'economia.
Matteo, di fronte alle dimissioni irrevocabili di Fassina, ha cercato di far credere che la sua era una semplice battuta ma la verità è che dietro quella battuta, nei confronti di Fassina, c'è il rifiuto ad un approfondimento su questioni di vitale importanza per il futuro del nostro Paese.
Il viceministro è reo di aver fatto osservare al sindaco di Firenze che non era sufficiente non rispettare il vincolo del 3%, considerandolo semplicemente come anacronistico, ma andava imboccata una strada completamente diversa da quella seguita fin qui, negli ultimi anni, da tutti i governi. Pochi giorni prima Stefano, in una intervista sul quotidiano della Cei (L'Avvenire) è giunto ad accettare anche l'ipotesi di un piano B sull'Europa e sull'euro, aderendo di fatto al manifesto lanciato dal professor Savona su questo specifico tema. In quella intervista Fassina invitava Renzi a portare a Bruxelles una serie di proposte atte a cambiare profondamente la politica economica europea, cosa da fare in concomitanza con il semestre di presidenza europea. In quell'intervista ha ipotizzato diversi poteri da dare alla BCE per renderla indipendente e capace di una politica monetaria espansiva contro la deflazione. Ha chiesto anche lo scorporo degli investimenti dal vincolo del patto di stabilità e un coordinamento delle politiche economiche, per correggere gli squilibri provocati dai Paesi con un forte surplus della bilancia commerciale (Germania). Se tutto questo non dovesse essere accettato a livello europeo, l'Italia deve essere pronta ad adottare un piano B. Su questo specifico punto il viceministro dell'economia ha aggiunto: "per ora non voglio dire di più per motivi di responsabilità istituzionale".
Sono queste le affermazioni che hanno mandato in bestia Renzi, per cui appena un giornalista ha pronunciato quel nome, con disprezzo, ne ha voluto negare la conoscenza e l'esistenza con: "Fassina chi?".
Con le sue dimissioni all'interno del Partito Democratico è inevitabile che si apra un dibattito sull'Europa e sull'euro e su temi che finora sono stati autentici tabù, determinando posizioni sbagliate che hanno portato ad appoggiare, ad esempio, il governo Monti e a perdere successivamente le elezioni. Siamo di fronte ad una posizione alternativa a quella del nuovo segretario e tutto questo Renzi non poteva sopportarlo. Bene le dimissioni irrevocabili e bene ha fatto a precisare: "non è stato certo per una battuta che me ne sono andato ma ci sono motivazioni politiche profonde e la mia è una critica politica".


Nessun commento:

Posta un commento