Gli articoli di Piero Ostellino vanno letti con calma, che sia i temi che l'approccio dell'autore non sono dei più agevoli spesso. Però vale sempre la pena.
Stavolta il "nostro" prende spunto dalla critica alla burocrazia tout court per arrivare a quella che vorrebbe eliminare le diversità esistenti in natura attraverso "linee guida" informate al politically correct.
Quella cosa per la quale i ciechi sono "non vedenti", gli handicappati "diversamente abili" e i neri persone "di colore".
Allo stesso modo non si può dire che le coppie gay sono sterili. Non dirlo cambia questa realtà ?
Dopodiché uno può ignorarla per superarne le naturali conseguenze, per cui decidere che, ancorché una coppia gay, in quanto tale, non può fare figli propri, può ricorrere all'adozione, oppure alla inseminazione eterologa o altre cose similari, per il momento vietate dalle nostre leggi ma che uno può decidere di mutare.
L'uguaglianza da perseguire, obiettivo impossibile immaginandolo perfetto e/o globale ma irrinunciabile, è quella dei punti di partenza, delle opportunità. E' l'uguaglianza secondo l'utopia liberale a cui si è conformato il miglior socialismo, laddove il comunismo e i suoi successori - i peggiori pan statalisti e dirigisti - hanno sempre predicato (astrattamente, perché in concreto l'uguaglianza realizzata da loro era l'assoggettamento delle persone alla dittatura e alla povertà diffusa) l'uguaglianza dei punti di arrivo, con l'abolizione del mercato, della proprietà privata e di ogni libertà e meritocrazia conseguente. Vali 10, produci 10 ? Bene, tutto questo devi destinarlo al bene comune, alla collettività, sarà lo Stato a ridistribuire il prodotto di tutti in parti uguali, a prescindere dai meriti ma in base ai bisogni. Non pensate che sia una esagerazione. In certe persone nostalgiche della bandiera rossa che fu la tesi è ancora questa, pari pari. Molti altri l' hanno alleggerita, ma con livelli di tassazione che raggiungono il 50% del reddito e il 60 e passa del lavoro d'impresa, con punte damagogiche e punitive come il 70% per i ricchi (in Francia), non è che ci si discosti poi troppo da quella roba lì.
La sensazione è che la sconfitta dell'ideologia che dominò l'est europeo per 70 anni, e che era stata sconfitta con il disfacimento dell' unione sovietica e della dittatura del cd. "socialismo reale", non sia stata così netta come ci illuse il 1989. Almeno in certi paesi dell'Europa Occidentale, tra cui il nostro.
Ostellino lo denuncia spesso, a ragione, così come è giusta la sua proposta di abolire un ministero retorico e inutile come è, allo stato, quello della Pari Opportunità.
Buona Lettura
"L’utopia burocratica delle parità forzate"
Le «Linee guida per una informazione rispettosa delle persone Lgbt» — come riferire di Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali (Lgbt) — delle quali ho parlato nel Dubbio di sabato scorso, sono il prodotto di una cultura ideologica e di una burocrazia inutile. Che pesa sulla spesa pubblica, soddisfa il ceto politico e burocratico e non serve i cittadini. Se, però, ci si limita a denunciarne i costi, senza mai spiegarne le cause, si fa solo dello scandalismo. C’è un nesso casuale e una certa razionalità nell’irrazionalità burocratica. Se si la vuole ridurre, se ne devono conoscere le motivazioni.
La burocrazia è il principale fattore di inefficienza economica, di alti costi pubblici e di elevata tassazione. I politici — che definiscono «populista» la protesta di migliaia di famiglie che non arrivano alla fine del mese e di imprenditori che hanno chiuso le aziende, non potendo far fronte ad una tassazione troppo elevata e pagare i proprio dipendenti — dovrebbero rifletterci, vergognarsi e provvedere. Non si tratta di estremisti che minacciano la rivoluzione; ma di cittadini che reclamano giustizia.
C’è, dunque, nelle «linee guida», un equivoco. È la convinzione — cattolica e comunista (in Urss era perseguita) — che l’omosessualità riguardi la morale, mentre è un fatto. Suggerire di non scrivere che una coppia dello stesso sesso è «sterile» è senza senso. La «disparità» che c’è fra una coppia maschio-femmina e una dello stesso sesso, e che l’attributo «sterile» rileva, non è sanabile per via legislativa e/o psicologica. Se piove, una persona di cultura empirica apre l’ombrello; non impreca contro il Padre eterno come fa l’ateo. Che è ideologico come il credente quando si oppone all’omosessualità perché la ritiene «contro natura», mentre è, invece, la naturale, libera e rispettabile, gestione della propria sessualità, da parte di esseri umani razionali, quanto l’eterosessualità.
I limiti logici delle «linee guida» sono analoghi a quelli dell’opposizione al mercato; che collettivisti e dirigisti ritengono immorale perché sarebbe frutto dell’egoismo individuale. Ma il mercato è solo il modo, di fatto, di individuare la domanda di beni e di servizi, i costi per produrli e i prezzi cui venderli. Non ha una natura morale, ma fattuale. È stato il mezzo più utile alla produzione di ricchezza. È una forma di cooperazione, libera e spontanea, fra chi produce e chi consuma. Gli uomini, perseguendo il proprio interesse e il proprio ideale di felicità, realizzano anche il bene comune.
Sulla scorta di questa critica, fra gli enti da eliminare c’è il Ministero della pari opportunità. Dovrebbe realizzare l’eguaglianza delle opportunità davanti alla legge già prevista dalla Costituzione. Che teorizzi anche l’eguaglianza di fatto, come prescrive la parte utopica della Carta (secondo comma del’art. 3), è irrazionale. Una cosa è che gli uomini debbano godere, nel realizzare se stessi e grazie alle provvidenze del welfare, di uguaglianza delle opportunità economica e sociale; non lo dice solo il socialismo, ma pure la dottrina liberale. Altra, che si pensi di promuovere una parità di fatto là dove non c’è ed è, di fatto, irrealizzabile.
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