domenica 5 gennaio 2014

LO SCANDALO DELLE SPESE LEGALI NON RISARCITE DALLO STATO NEI PROCEDIMENTI PENALI

 
Si parla di responsabilità in solido tra cliente e difensore riguardo le  spese legali in caso di lite temeraria, che tradotto significa che nel caso un giudice decida che la causa (non solo nella veste di attore, ma anche di convenuto) sia palesemente infondata, anche l'avvocato  sarà tenuto alla rifusione degli oneri giudiziari della stessa. Detta così potrebbe anche sembrare giusto : inizi una causa che non sta né in cielo né in terra, senza presupposti giuridici o senza il minimo supporto probatorio, sei un incapace o un disonesto, ed in entrambi i casi ti sanziono alla pari del tuo cliente ; un po' diversa nel caso che resiste in giudizio, perché lì il confine si fa più sfumato. In ogni caso si cerca di scoraggiare il ricorso "facile" alla giustizia punendo, del caso, anche i legali. Il tutto viene valutato dal giudice, e magari è qui che le cose si fanno pericolosamente discrezionali...
Questo in un mondo dove invece i magistrati continuano a godere della sostanziale impunità, e non c'è corte d'Europa che tenga, che tanto poi sono sempre i cani che devono giudicare altri cani. E' recentissima una pronuncia della Cassazione che rigetta il ricorso di due legali contro un Presidente di Sezione che si erano sentiti diffamati da quest'ultimo che li aveva deferiti al Consiglio dell'Ordine nonché segnalati al PM solo perché avevano osato chiedere una integrazione del verbale di udienza !! .  
Quello che però mi preme più segnalare oggi è la fattispecie arcinota del dissesto economico che una ingiusta accusa può determinare in campo penale, dove devi difenderti, pagare salati onorari al difensore, che nessuno ti rifonderà, ancorché assolto. Nel caso dell'ispettore Puliafito, riportato da La Stampa, ci troviamo addirittura di fronte ad una archiviazione , determinata dal fatto che l'imputato, al momento della condotta contestata, ha potuto provare di trovarsi a 200 km dal posto del presunto reato. Bene, per accertare definitivamente questa cosetta, che ovviamente il Puliafito ha subito eccepito al suo accusatore (Woodcook, impegnato a battere i record di archiviazione e di non luogo a procedere dell'ex collega De Magistris : impresa difficile ma se continua così, potrebbe anche farcela) senza essere preso in considerazione. Alla fine gli hanno dato ragione e archiviato ma nel frattempo erano passati 5 anni !!!! Un LUSTRO per stabilire che sì in effetti l'indagato era a 200 km dal posto del delitto contestato...
143.000 euro dice di aver speso per questa cosa il poliziotto e probabilmente ce li ha fatturati, se ha pensato di provare ad agire presso il Ministero degli Interni per essere risarcito di un danno derivante dall'esercizio del suo lavoro. Invece lo Stato gli ha risposto picche, asserendo l'avvocatura che «la mansione di Puliafito non ha alcuna connessione con la condotta contestata in sede penale». Veramente qualche dubbio lo avrei, che l'accusa era di essere stato corrotto - e poteva esserlo solo nella sua veste di pubblico agente -  da una mancia offerta addiritura dall'ultimo re d'Italia in pectore, Vittorio Emanuele, ma lasciamo perdere questo aspetto e allarghiamolo alla questione generale.
Perché il cittadino prosciolto, con qualunque formula, non viene risarcito delle spese legali sostenute ? 
In civile chi perde paga. Il principio, sano, è questo. Dopodiché il recupero dei soldi è altra faccenda (così come a volte c'è la compensazione delle spese di lite, ma si tratta di eccezione).
Anche in sede amministrativa e tributaria, con grandissima fatica, i giudici hanno iniziato a condannare l'amministrazione pubblica soccombente.
In penale NO, lo Stato che accusa il sig. Puliafito e per 5 anni lo tiene sulla graticola, poi scopre di aver sbagliato ( in questo caso in misura grossolana, quindi una colpa grave) ma non gli chiede nemmeno scusa.
E al travaglio interiore di essere sottoposti ad una accusa ingiusta e infamante, al danno della vita personale e sociale, si aggiunge spessissimo il grave, a volte gravissimo, nocumento patrimoniale. 
Una ingiustizia palese, contro la quale però vedo tutti rassegnati, colleghi compresi, e mi domando il perché. 
Non credete che se lo Stato dovesse rifondere le spese legali degli indagati-imputati prosciolti  (il che succede in un numero crescente e imbarazzante di occasioni) diverrebbe irrimandabile il giro di vite nei confronti dei magistrati affinché procedano con più prudenza e professionalità nella loro azione ? 
E invece solo in caso di ingiusta detenzione è previsto, e non automaticamente, l'indennizzo al cittadino che si è fatta la prigione senza ragione. 
A qualcuno sembra giusto? Se sì, vorrei mi spiegasse il perché. 


Aosta, beffa dopo il calvario giudiziario:
lo Stato non difende il poliziotto assolto

L’ispettore accusato da Woodcock: no al rimborso di 143 mila euro di spese legali

Vittorio Puliafito, in pensione, era ispettore di polizia quando fu indagato

Otto anni di odissea giudiziaria e di fango sulla divisa da poliziotto con l’accusa di aver ricevuto una mazzetta da Vittorio Emanuele di Savoia, poi l’archiviazione e la beffa finale: nessun rimborso delle spese legali, una mazzata da 143 mila euro che gli rimarrà sulla schiena per sempre.  
Questa è la storia di Vincenzo Puliafito, 61 anni, una vita nella polizia e fino a dicembre 2010 comandante a Courmayeur del Nucleo binazionale alla frontiera del traforo del Monte Bianco con il grado di ispettore superiore. Coordinava gli agenti italiani e francesi nella sorveglianza di uno dei principali snodi da e verso il Nord Europa, fino al giorno in cui si è visto recapitare un avviso di garanzia e il mondo gli è crollato addosso. La mattina del 15 giugno 2006 si è risvegliato nel tritacarne dell’inchiesta avviata a Potenza dal pm Henry Woodcock: il magistrato, alla luce di un’intercettazione telefonica del segretario di Vittorio Emanuele di Savoia, lo accusava di aver intascato una mazzetta da mille euro per «chiudere un occhio» durante un controllo di frontiera lasciando transitare l’auto del principe che trasportava nel bagagliaio un fucile «clandestino».  
L’episodio contestato dal pm Woodcock era datato 3 novembre 2005. Puliafito, nei giorni della bufera mediatica, ripeteva: «E’ un errore e lo dimostrerò». La sua tranquillità era tutta in un semplice pezzo di carta con il timbro «Ministero dell’Interno», che attestava come quel 3 novembre 2005 (e pure i giorni seguenti) l’ispettore Puliafito fosse in servizio a Bardonecchia come responsabile del sito olimpico. «Altro che “chiudere un occhio a Courmayeur” - sbotta -, ero a 200 chilometri di distanza». Ma il problema, per lui, è che la giustizia italiana ha impiegato un po’ di anni prima di accorgersi dell’errore, tra raffiche di udienze preliminari (nove), rinvii e riconvocazioni. Fino all’8 febbraio 2011 con la definitiva archiviazione dell’inchiesta, ad Aosta perché nel frattempo i giudici di Potenza avevano sancito pure l’«incompetenza territoriale».  
Tutto finito? Macché. A quel punto Puliafito trasmette al ministero dell’Interno l’istanza per ottenere il rimborso delle spese legali: nasce un rimpallo di carte bollate, fino al definitivo «no» motivato da un parere dell’Avvocatura dello Stato: si sostiene che «la mansione di Puliafito non ha alcuna connessione con la condotta contestata in sede penale». E cioè: siccome non ti occupavi di controlli stradali, non puoi pretendere il rimborso delle spese legali per un’inchiesta in cui sei accusato proprio di aver «chiuso un occhio» in un controllo. «Sono stato rovinato economicamente e umanamente dalla giustizia e da Woodcock che non volle mai ascoltarmi, ma anche da uno Stato che ripaga così chi ha passato la vita a cercare di rendere onore a una divisa. Vi rendete conto dell’assurdità? Se io non fossi stato un poliziotto non sarei mai finito per errore in quell’inchiesta? Ora sono in pensione, ma ho una partita Iva, sono costretto a continuare a lavorare per pagare, anche se non è tanto l’aspetto economico che mi fa male, io sono nato povero e me ne vanto. Mi fa stare molto peggio l’umiliazione».  
L’ispettore (che ha un figlio in polizia) ha rinunciato a proseguire la battaglia legale davanti al Tar: «Costerebbe altre migliaia di euro, chi me li dà?».

4 commenti:

  1. avrebbe l'effetto auspicato nel sagace pezzo, solo se lo Stato ripetesse nei confronti del funzionario colpevole (id est il magistrato che sbaglia) quanto refuso al cittadino ingiustamente sottoposto a procedimento penale. Ma a giudicare sarebbe sempre altro giudice...

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  2. CATALDO INTRIERI

    Tutto esatto Stefano, ma in effetti il povero Puliafito con le regole attuali non ha diritto al risarcimento, non si tratta di reato commesso nell'eserciZio delle funzioni

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  3. MANUEL SARNO

    Certo, un po' caro il collega...

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  4. NON ENTRO IN MERITO AI FATTI SUDDETTI ,.

    IN una riunione condominiliale del 2002... intevento della PS.- denunce querele ,. IL giorno x ù della riunione-, messum internento della PS cera stato . L'avvocato non si è più presentato e sono caduti i termini.

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