Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
mercoledì 5 febbraio 2014
PIERLUIGI BATTISTA E GLI INTELLETTUALI PENTITI MA NON CONFESSI
Trovo opportuno e ficcante il commento dedicato da Pierluigi Battista sui professionisti degli "appelli", cui viene data tanta pubblicità al momento, e di cui si parla poco o nulla quando si sgonfiano o peggio si scopre che siano stati spesi per una pessima causa.
Penso ovviamente al manifesto firmato da decine e decine di personaggi dell'"intellighenzia" italiana, pubblicato e divulgato da L'Espresso, in cui si accusava, ai tempi, Luigi Calabresi (insieme ad altri) quale torturatore se non espressamente assassino di Pinelli.
La storia ufficiale ha detto poi altre cose, ma di quel centinaio e passa di personaggi a scusarsi sono stati molto pochi.
Perché alla fine sbagliare si può, ma poi sarebbe anche utile chiedere scusa, ammettere di essersi sbagliati, spiegare perché prima e perché adesso. Parole dovute anche perché migliaia di persone vengono influenzate, abbagliate addirittura, come i bambini dle pifferaio magico, dagli appelli di questi signori.
E allora dire a queste persone che ci si era sbagliati, magari è doveroso.
Stavolta dovrebbero farlo i tanti che a suo tempo firmarono per esortare i grillini ad appoggiare un governo di sinistra (come se tra quegli elettori ci fossero solo cittadini di quell'aerea...), che quella era "gente loro" (Bersani dixit).
Oggi sono fascisti. Anche da generazioni....
Buona Lettura
"L’illusione perduta delle firme per Grillo"
Beppe Grillo li aveva pure presi in giro, mentre vergavano pensosi il loro appello al Movimento 5 Stelle perché partecipasse al governo più gradito: «Quando il pdmenoelle chiama, l’intellettuale risponde. Sempre! In fila per sei col resto di due». Ingoiarono quei dileggi, eroicamente dediti alla Superiore Causa del momento. Ma per chi poi? Per uno che adesso viene bollato come un «fascista», uno «squadrista», un «violento», il capo di una banda di «potenziali stupratori».
Destino cinico e ingrato. Non è nemmeno passato un anno, e quell’appello si è trasformato nel suo opposto: «Signor Grillo, la smetta, per favore».
È rimasta Barbara Spinelli, intervistata dalla Stampa , a tener fede con testarda coerenza a quell’appello. Gli altri non nascondono il loro imbarazzo. «Una grande occasione si apre con la vostra vittoria, di cambiare dalle fondamenta il sistema politico: Ma si apre, qui, ora», scrissero con impeto civile Remo Bodei e Barbara Spinelli, Salvatore Settis e Roberta De Monticelli. «Facciamolo», ribadirono agli «amici del Movimento 5 Stelle» Jovanotti e Roberto Benigni, Michele Serra e Roberto Saviano, Oscar Farinetti e Carlin Petrini. E ora, che hanno fatto quegli amici? «Pestano mediaticamente» Laura Boldrini, insultano i giornalisti amici, danno fondo al sessismo più turpe, uno è arrivato persino a fotografare un libro di Corrado Augias messo al rogo. Un orrore. Ma allora non era forse un semplice errore cercare di imbarcare questi «barbari» al governo? Eleggere insieme il capo dello Stato, mentre adesso vogliono addirittura invocare l’impeachment per Giorgio Napolitano? Non importa. C’è sempre un altro appello per lenire le ferite della disillusione. C’è sempre una nuova raccolta di firme per far dimenticare quella precedente. Ora si sottoscrive l’appello promosso da MicroMega per fare una lista alle Europee sotto la guida di Alexis Tsipras, l’eroe della sinistra greca che scalda i cuori degli intellettuali generosi come Andrea Camilleri, ancora Barbara Spinelli, ancora Michele Serra, Luciano Gallino, Guido Viale, Paolo Flores d’Arcais. C’è sempre una firma come risarcimento emotivo. Nella trasmissione «Aniene 2» Corrado Guzzanti, ricorda Luca Mastrantonio nel suo «Intellettuali del piffero», ha riassunto così questa inclinazione compulsiva all’appellomania: «In questi ultimi anni ho firmato decine di petizioni, per la riforma elettorale, per ridare la Rai ai cittadini, per le coppie di fatto, per i tagli alla politica. Non sono servite a niente, ma ora ho una firma più scorrevole».
«Il firmamento», come lo definiva il compianto Nello Ajello che studiava da anni il rapporto nevrotico tra gli intellettuali e la sinistra, soprattutto la sinistra comunista. Firmavano così tanto che a volte si confondevano. Come Corrado Alvaro, che si trovò nel ’48 a sottoscrivere contemporaneamente l’appello elettorale per il Fronte Popolare e quello a favore della Democrazia Cristiana. Cambiano le Repubbliche, crollano i muri, si dissolve il Pci, ma l’intellettuale pensieroso dei destini dell’umanità che sforna appelli a getto continuo non ha certo smesso di firmare. Persino gli avversari della sinistra hanno cominciato a lanciare appelli. Marcello Veneziani ha agitato l’appello per un pensiero «divergente». Dal Foglio si stilò l’appello per protestare contro l’estromissione cattofobica di Rocco Buttiglione dalla Commissione europea. Ma sono manifestazioni sporadiche, che non riescono a competere con i professionisti della petizione, tra cui spicca con costanza ammirevole Roberto Saviano. Suo l’appello per una «legge anti corruzione», firmato da molti nomi che fatalmente tendono a essere più o meno sempre gli stessi. Naturalmente questi appelli vengono firmati da migliaia e migliaia di cittadini. Ma purtroppo i giornali riportano solo le firme degli intellettuali, degli artisti, dei registi, dei cantanti, degli architetti, dei filosofi, degli attori, degli scultori, e invece molto più raramente dei falegnami, degli impiegati dello Stato, degli infermieri e di tanti mestieri simili e che portano minore notorietà. Migliaia e migliaia, decine di migliaia di italiani, hanno per esempio sottoscritto nei mesi scorsi un appello del “Fatto quotidiano” contro il tentativo, poi per l’ennesima volta abortito, di modificare la seconda parte della Costituzione. Ma ovviamente ha fatto molto più scalpore l’adesione di volti e voci più famosi, come Fiorella Mannoia e tanti altri, che solitamente non arretrano di fronte all’impegno di una firma, di un vibrante appello, di un’appassionata petizione. Spesso poi quegli appelli, sottoscritti molto spesso da assidui frequentatori del genere, sembrano avere un grande seguito di massa, come accadde per i cosiddetti girotondi oppure con le manifestazioni di protesta per l’uso berlusconiano del «corpo delle donne» di stampo «Se non ora quando» (acronimo Snoq). Non sempre cioé gli appelli hanno avuto l’esito desolante di quello rivolto a Beppe Grillo, adesso inopinatamente deplorato come uno «squadrista». Un incentivo a continuare. Si (ri)aprono le sottoscrizioni.
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