Quando ero ragazzo , al liceo, nella mia classe le compagne erano per lo più sveglie, intelligenti, moderne, progressiste. Non che si interessassero di politica - praticamente nessuna - però alcuni diritti civili erano valori conosciuti e difesi , specie di stampo "femminista" , come l'emancipazione, la parità, il divorzio, l'aborto, l'educazione e la libertà sessuale. Queste cose oggi sono date molto più per scontate, allora, parliamo di quasi 40 anni fa, non lo erano.
Allegre, spensierate, convinte di vivere in un mondo dove tutto era realizzabile (gli anni bui del terrorismo si avvicinavano ma ancora non c'erano, e le domeniche a piedi della prima austerità venivano vissute da noi ragazzi come una cosa stravagante, quasi divertente, che durò tra l'altro poco. Quando si è molto giovani è così.
Solo una cosa scoprii poteva oscurare questa gioia di vivere : il pensiero di uno stupro.
Era accaduto il tragico episodio della violenza alla villa del Circeo, dove Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira seviziarono e violentarono con inaudita crudeltà due ragazze , Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, cercando alla fine di ucciderle. Ci riuscirono con Rosaria, Donatella si salvò perché la pensarono morta.
Era il 1975 e tutti rimanemmo turbati, ma per le ragazze era diverso, e non si trattava di sola, più forte, solidarietà femminile. No, in loro vidi per la prima volta la PAURA, e quindi la rabbia e l'odio.
Ancora non conoscevo bene Jung e il suo inconscio collettivo, però ebbi comunque la sensazione che, in qualche modo che non capivo, era veramente come se quello stupro feroce fosse vissuto come una ferita riaperta, il risveglio di un terrore inconscio che millenni di violenze hanno scavato dentro ogni donna.
Parlando nelle classi, nel cortile della scuola, nei collettivi, di quella vicenda, vedevi ragazze dai 14 ai 18 anni che con determinazione chiedevano solo una punizione per i tre : la morte. Ma come ?? Nell'Italia dell'antifascismo imperante, della sinistra ALLORA (sembrano passati due secoli oh !!) progressista e garantista, giovani per tutti gli altri versi come detto moderne e aperte, di fronte a questo, e SOLO a questo, reato, rivendicavano il ripristino della pena capitale. Se ci parlavi, se riuscivi ad andare oltre la prima reazione di chiusura rigida e totale, ammettevano anche che la loro fosse una reazione irrazionale, istintiva, quasi antropologica. e però aggiungevano "VOI non sapete cos'è" e nessuno si azzardava a rispondere "perché tu lo sai ? ", avvertendo quella strana sensazione di cui ho detto prima : sì, loro lo sapevano.
Oggi, su La Stampa, appare la notizia che tre giovani, rei di aver stuprato una ragazza, saranno impiccati.
E' il frutto di una nuova legge, emanata a "furor di popolo" dopo la morte, seguita anche in quel caso da un'aggressione sessuale, di una giovane studentessa.
Sono certo che le mie compagne di scuola di ieri, donne mature di oggi, penseranno, anche ad alta voce : fanno bene.
E io farò come ieri : capirò e non approverò.
Di seguito la notizia su
India, violentarono una giornalista
Tre giovani condannati a morte
Prime esecuzioni dall’entrata in vigore della legge anti-stupro approvata
in seguito alle proteste sollevate dal «caso Nirbhaya», la ragazza di New Delhi deceduta dopo un abuso sessuale. L’aggressione lo scorso agosto a Mumbai
in seguito alle proteste sollevate dal «caso Nirbhaya», la ragazza di New Delhi deceduta dopo un abuso sessuale. L’aggressione lo scorso agosto a Mumbai
AFP
I tre giovani, di 28, 21 e 19 anni, saranno giustiziati per impiccagione
Si tratta di tre ragazzi di 28, 21 e 19 anni, già condannati all’ergastolo per aver aggredito un’altra donna nel complesso di Shakti Mills, nel sud di Mumbai. La polizia aveva arrestato in totale sette sospetti per i due crimini avvenuti nel luglio e agosto 2013.
I tre giovani, Vijay Jadhav, Kasim Bengali e Salim Ansari, sono i primi a essere condannati all’impiccagione in base all’articolo 376-E di una nuova legge anti-stupro creata dopo le proteste popolari sollevate dal caso “Nirbhaya”, la studentessa di New Delhi morta dopo una brutale violenza sessuale commessa da sei ubriachi su un autobus in movimento nel dicembre del 2012.
Un quarto stupratore della fotoreporter 23enne di Mumbai è stato condannato all’ergastolo. Il fatto era successo il 22 agosto. La ragazza, in compagnia di un collega, stava facendo un reportage per un magazine in inglese nello Shakti Mills Compound, un ex cotonificio nella zona di Mahalaxmi, nell’ambito di una serie di servizi riguardanti edifici
Aspetta un attimo, le due situazioni, Italia al momento dello stupro del Circeo e attuale e L'India di questa condanna, secondo me non possono essere messe sullo stesso piano. In Italia tutte le volte in cui ci sono delitti particolarmente efferati e che magari riguardano bambini (una cosa che mi strazia, non riesco neanche a leggere la notizia), di fronte alla invocazione della pena di morte dico come te:Capisco, e capisco veramente, ma non approvo. Sono sempre e comunque contraria alla pena di morte, non ne discuto neanche. In India pero' la pena di morte C'E', è regolarmente applicata, anche se non ne conosco la frequenza e questa è una cosa di cui non possiamo non tenere conto. Attualmente lo stupro in India è una vera piaga sociale, donne e bambine vengono violentate in pieno giorno e sui mezzi pubblici. Sono spessissimo stupri di gruppo e fatti con oggetti di tutti i tipi, le vittime spesso non sopravvivono, soprattutto le bambine, e inoltre frequentemente dopo lo stupro viene dato fuoco alle vittime. La polizia è accusata di di essere passiva nella ricerca dei colpevoli e di considerare di fatto lo stupro come un delitto di serie b. Ci sono state manifestazioni oceaniche perchè il Governo cambiasse l'atteggiamento della polizia e della magistratura nei confronti dello stupro.Il numero degli stupri è in crescita quasi esponenziale. Ora,in un paese in cui GIA' vige la pena di morte, evidentemente considerata un deterrente e un segno dell'intransigenza verso un determinato delitto, perchè non si dovrebbe comminarla a stupri particolarmente efferati?
RispondiEliminaVa tutto bene Caterina, ma io di principi ne ho pochi, e tra questi c'è l'esclusione della pena di morte SEMPRE. E non importa la geografia e/o la situazione del paese preso in esame. Comprenderò bene l'istanza di vendetta della vittima e di coloro vicini ad essa. Ma lo Stato, e la Giustizia, costituiscono un superamento della vendetta. "Il Diritto è la vendetta che rinuncia" SCRIVEVANO Adorno e Horkheimer. Io la penso così.
EliminaCATERINA
EliminaNon mi sono spiegata. Anch'io la penso così, ho premesso che sono contraria SEMPRE alla pena di morte e sostengo la campagna per l'abolizione della pena di morte nel mondo a incominciare da quella radicale. Alla base del mio ragionamento percio' non c'è il quesito se il desiderio di vendetta e il dolore della vittima e dei suoi familiari siano o no condivisibili, perchè al momento non sto discutendo sulla validità della pena di morte di per sè stessa e come deterrente. Cio' che voglio dire è che in occidente quando viene chiesta la pena di morte a furor di popolo, la discussione è sempre tra Pena Capitale si o no, e qui valgono i ragionamenti di cui sopra. In pratica quindi, mentre in Italia la discussione verte sul valore IN SE' della pena di morte,come deterrente e come negazione del Diritto a favore della vendetta, in India, viceversa, la discussione è incentrata sulla domanda SE il delitto, data la sua gravità, è Giusto che sia passibile o no di pena di morte. Per questo ritenevo che il tuo parallelo tra Italia e India non fosse ben centrato. Su tutto il resto mi sdraio letteralmente sulle tue posizioni