sabato 5 aprile 2014

I SONDAGGI DI PAGNONCELLI : PIù CONFERME CHE SORPRESE


Le previsioni per le Europee iniziano ad eccitare i sondaggisti, e sul Corriere della Sera compaiono quelle di Nando Pagnoncelli, che ha preso il posto del più simpatico (ma recentemente chiacchierato per un problema di fisco) Mannheimer. Come ho scritto altre volte, a me divertono i sondaggi un po' perché i numeri mi danno uno strano senso di "ordine" e quindi di pacatezza, un po' perché è come il calciomercato, dove si fanno previsioni di acquisti e su future fantasmagoriche rose. 
 Nell'immagine in alto trovate  i sondaggi di altri istituti demoscopici e le medie ma attenzione, si fermano al 13 marzo e gli scostamenti che potete registrare con quelli di Pagnoncelli sono verosimili essendo trascorsi 20 giorni non insignificanti, con la crescente popolarità di Renzi, che si allontana dalla brutta figura delle pugnalata a Letta, con le polemiche nella lista Tsipras, abbandonata da Camilleri e altri, e con la crisi crescente di Forza Italia .
Le percentuali sciorinate dal nota sondaggista propongono quindi più conferme che sorprese.
Il PD al 33% , che rappresenterebbe il raggiungimento del record Veltroniano (non di voti, perché quelli sono penalizzati dall'astensione), è assolutamente verosimile visto che Renzi vanta al momento una solida popolarità trasversale. Il suo essere attaccato da sindacati e parrucconi intellettuali non gli toglierà i voti del partito, alla fine disciplinato alle urne, e gli porterà invece quello di tanti scontenti ma "moderati", che non voteranno Grillo e invece di astenersi danno fiducia alla novità, sperando che stavolta sia quella giusta. 
Sarebbe obiettivamente un bel risultato per Renzi, che, astensione a parte ( si prevede il 40% di diserzione dal voto), vanterebbe a distanza di poco più di un anno una crescita di 8 punti percentuali dal risultato Bersaniano alle politiche che costò la "non vittoria", che più ruvidamente, ma realisticamente, Renzi definì "un rigore sbagliato a porta vuota". Esattamente come Occhetto nel 1994, Bersani non si è più ripreso dalla botta (e anzi, ha anche avuto gravi problemi di salute facilmente attribuibili anche a quella clamorosa delusione).
Quindi conferma del primato italiano ma con una percentuale che, se fosse confermata, sarebbe una brutta botta per tanta gente, proprio dentro il PD stesso e dintorni, con la forte affermazione  della scomoda(issima) leadership del toscano.
Forza Italia e Grillo vengono dati alla pari al 21%, e questo un po' mi stupisce perché li pensavo entrambi in discesa più marcata. Il Movimento è stato molto stressato dalle forti polemiche tra i leader, Grillo e Casaleggio, accusati di despotismo autoritario, e i dissidenti che poi si sono staccati o sono stati espulsi, senza scordare le critiche di una parte della sinistra del movimento, ex elettori del PD soprattutto, che avevano scelto i 5 Stelle, ma che non erano d'accordo con la chiusura pregiudiziale a qualsiasi alleanza parlamentare... E i risultati si sono visti nelle elezioni locali che nell'anno si sono svolte e hanno visto forti flessioni di voti, ben al di sotto del 20%. Il 21 quindi, anche se in discesa rispetto al 25 di febbraio 2013, sarebbe secondo me un buon risultato per Grillo, magari favorito anche da una discreta rabbia anti Bruxelles di molti italiani. 
Forza Italia, al 21%, sarebbe al livello del PDL, quindi NON sconterebbe la scissione di Alfano & Co. 
Un bicchiere metà pieno, se si considerano gli sganassoni presi dal Leader azzurro nell'anno trascorso, e il prossimo ulteriore azzoppamento dell'affidamento ai Servizi Sociali. Forse, a livello politico, se il Tribunale competente all'esecuzione disponesse gli arresti domiciliari, per il Cavaliere potrebbe andare addirittura   meglio alle urne, potendosi giocare la carta del martirio. Libero, oggi, è più pessimista di Pagnoncelli, che vede FI sotto al 17% e suscettibile di ulteriore discesa. Il direttore Belpietro pone uno strano quesito al Quirinale : FI sta per sparire, Napolitano resta a guardare ?  Direttore, che dovrebbe mai fare ? Sono, per fortuna, spariti i comunisti duri e puri dal Parlamento, espulsi nel 2008 e non rientrati nel 2013. Alle Europee manco si presentano, e la lista Tsipras, che raccoglie un po' quella gente lì, al momento è sotto la soglia del 4%, e quindi anche in Europa potrebbero restare fuori, almeno in quota "Italia". Bene, Napolitano, che comunista lo è stato per i 3/4 della sua vita non ha giustamente battuto ciglio. Che dovrebbe mai fare ? 
La Grazia al Cav. ? Signori, questi treni, ammesso che siano mai stati prendibili, sono ormai passati, inutile insistere.
Nel 2011 il Cavaliere e i suoi tanti consiglieri furono poco lungimiranti, che ALLORA, avrebbe potuto ottenere, in cambio della capitolazione al diktat europeo, il famoso "salvacondotto" o con un'amistia generale, o con la nomina di Senatore a vita (come suggerito, in passato, dall'acuto e preveggente Giacalone). Non lo fece, accontentandosi della rassicurazioni che non si sarebbe andati ad elezioni anticipate. Cosa che il Colle non ebbe problemi a dare, visto che in Europa, e quindi nemmeno Napolitano, volevano che l' Italia andasse al voto. 
Altre buone notizie - oltre quella già data dalla difficoltà della lista Tsipras - vengono dai montiani, che confermano la loro inconsistenza elettorale (che soddisfazione...a volte mi viene la tentazione di telefonare a certi amici che si erano bevuti la vulgata propalata di Monti salvatore dell'Italia..., con quanto prosopopea lo dicevano ! ) , da Sel, dove anche Vendola ormai è tramontato.
Il NCD non fa faville, che solo unendosi con l'UDC sembra superino l'asta del 4%, mentre la Lega sembra in risalita. che ultimamente era data sempre sotto al 4 e invece viene quotata al 5,7.
Ultima notazione del "gioco", che tale va considerato quello attorno ai sondaggi, è che NESSUNA coalizione  oggi immaginabile vincerebbe le elezioni al primo turno con l'Italicum immaginato da Renzi : né il Centrosinistra né il centrodestra arriverebbero alla pure non incredibile cifra del 37%, con i primi (PD+ Sel) a sfiorarla, con il 36,8, i secondi un po' più sotto al 35,5 (immaginando FI alleata con Lega, NCD, UDC e Fratelli d'Italia). Ovviamente l'astensione,quasi il 40%, è il "partito" più grande, ma questo, finché li fa vincere, non è visto come un pericolo per la salute democratica da parte di quelli che bazziccano il Nazzareno, che è segno di "modernità". Cambia se perdono, come successo domenica in Francia : allora no, la democrazia è "in pericolo".
E' la "coerenza" della politica. 

Di seguito l'articolo sul Corriere della Sera

 Il Corriere della Sera - Digital Edition

Pd al 33%, Forza Italia e Grillo alla pari (21) 

Scelta civica e Tsipras sotto la soglia del 4

 
Il quadro che si prospetta, secondo i sondaggi, in vista delle elezioni europee (25 maggio) conferma lo scenario tripolare. In testa il Pd con il 33,3%, seguito da M5S e Forza Italia appaiati poco sopra il 21%, da Ncd con Udc e Popolari per l’Italia (5,7%) e dalla Lega Nord (5,3%). Questi partiti (oltre a Svp) si suddividerebbero i 73 seggi assegnati all’Italia
La campagna elettorale per le elezioni europee presenta diverse incognite riguardo agli elettori e alle loro motivazioni di voto. Da sempre le Europee rappresentano una tornata elettorale particolare, caratterizzata da una sorta di strabismo: i cittadini votano per eleggere il Parlamento europeo (di cui peraltro sanno poco o nulla) ma scelgono quale partito votare in una prospettiva quasi esclusivamente locale, per dare forti segnali di approvazione o di dissenso al proprio partito, al governo in carica, al premier o all’opposizione, in una sorta di referendum. Il voto del 25 maggio sembra assumere una valenza diversa rispetto al passato, tenuto conto degli atteggiamenti critici nei confronti della politica dell’Ue che dall’estate del 2011 hanno iniziato a diffondersi in Italia, talora con accenti molto duri, mettendo in discussione la nostra appartenenza e, sia pure minoritariamente, il mantenimento dell’euro.
Rappresenta quindi anche un referendum pro o contro l’Ue, dunque un doppio referendum. Da ultimo, nello stesso giorno si voterà per l’elezione del sindaco e il rinnovo dei consigli comunali in oltre un Comune italiano su due. Non è un fatto inedito, ma quest’anno presenta alcuni aspetti che potranno influenzare l’esito delle elezioni europee e indurre comportamenti di voto selettivi e scelte disgiunte: per il Nuovo centrodestra di Alfano, ad esempio, le Europee rappresentano un vero banco di prova per misurare per la prima volta il proprio consenso elettorale e prefigurare le strategie future; sarà quindi in forte competizione con Forza Italia con cui però sarà presumibilmente alleato nella maggior parte dei Comuni al voto. In questo difficile contesto, il livello di interesse per le Europee come di consueto appare piuttosto limitato: gli italiani si dividono all’incirca a metà tra chi si dichiara molto (16%) o abbastanza (34%) interessato a questo appuntamento e chi, al contrario, lo è poco (32%) o per nulla (16%). L’interesse prevale nettamente tra gli elettori del Pd e del Ncd. Prevale, sia pure in misura meno netta, anche tra gli elettori del M5S, mentre tra gli elettori di Forza Italia sono decisamente più numerosi i disinteressati. Coloro che prevedono di andare sicuramente a votare rappresentano meno di un elettore su due (46%); a costoro si aggiunge il 17% che si dichiara possibilista, mentre il 6% è fortemente indeciso e il 31% esclude di recarsi alle urne.
La prima incognita, dunque, è la partecipazione al voto: nel 2009 il partito del non voto (astensionisti più schede bianche e nulle) raggiunse la cifra record del 38% circa (i voti validi furono il 62%) con un incremento di quasi il 3% rispetto al 2004. Dal sondaggio odierno, che risulta una sorta di fotografia istantanea, non certo una previsione dell’esito finale, emerge che la cosiddetta «area grigia» costituita dall’astensione e dall’indecisione rappresenta quasi due elettori su cinque (39,1%). La graduatoria dei partiti conferma lo scenario tripolare emerso alle elezioni dello scorso anno e vede in testa il Pd con il 33,3% delle preferenze, seguito da M5S e Forza Italia che risultano appaiati poco sopra il 21%, da Ncd insieme a Udc e Popolari per l’Italia (5,7%) e dalla Lega Nord (5,3%). Tutti questi partiti (oltre a Svp) si suddividerebbero i 73 seggi assegnati all’Italia. Scelta civica per l’Europa, insieme a Centro democratico e Fare, è accreditata del 3,8%, quindi di poco sotto la soglia di sbarramento del 4%, come pure Fratelli d’Italia-An (3,5%). Un’altra Europa per Tsipras, la lista sostenuta da intellettuali ed esponenti della società civile e da alcuni partiti della sinistra, è più distante e si colloca al 3,1%. Tutti i restanti partiti risultano sotto l’1%. In un clima nel quale i sentimenti di anti politica che hanno caratterizzato il voto del 2013 non accennano a diminuire e la crisi peggiora le condizioni di vita di un numero sempre maggiore di cittadini, la capacità di mobilitazione degli elettori più apatici da parte dei partiti e dei loro leader sarà decisiva. E, a questo proposito, si osserva che nell’insieme risultano premiate le forze politiche che sostengono posizioni critiche o fortemente ostili nei confronti dell’Europa. Sono posizioni che incontrano il consenso prevalente (ma non esclusivo) dei ceti più popolari, delle persone meno istruite e di quelle più penalizzate dalla crisi economica. La campagna elettorale è solo all’inizio, ma alla luce di tutti questi elementi appare estremamente complessa. 




1 commento:

  1. se votiamo p.d o pdl siamo veramente un popolo di coglioni. votare questi significa votare quelli che hanno abbuonato 28 mld di euro alle lobby delle slot e a noi hanno aumentato l'iva,la tares e altri balzelli vari, a noi chiedono sacrifici ma non toccare le , loro pensioni,noi paghiamo la benzina 50 cent più cara che nel resto dell'europa ma non si sa dove va a finire la diffeRENZI-a, se votiamo questi è vero che se lo prendiamo nel culo in fondo ci piace

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