Diego Marmo si scusa dopo 30 anni. Tanti, però nell'intervista rilasciata a Francesco Lo Dico de Il Garantista, una spiegazione la dà : «Ho creduto che ogni mia parola non sarebbe servita a niente. Che tutto mi si sarebbe ritorto contro. Ero Diego Marmo, l’assassino morale di Tortora e dovevo tacere". Più o meno lo stesso discorso vale per i familiari di Tortora, che "temevo non avrebbero gradito il mio gesto".
Plausibile, anche se in questi casi, nel dubbio, meglio rischiare.
Purtroppo non è possibile riportare tutta l'intervista, che merita assolutamente di essere letta, e mi limito a riportarne la sintesi fatta dal Corriere della Sera, che trovate di seguito.
Diego Marmo è il più famoso dei colpevoli del caso Tortora, ma non certo l'unico e questo lui lo rammenta. Certo, le parole di fuoco della sua requisitoria sono quelle che lo hanno eletto a protagonista, ma altri inquirenti avevano sbagliato tutto lo sbagliabile nel raccogliere le "prove" della colpevolezza del presentatore. E furono dei giudici a condannarlo in primo grado,mentre avevano già tutti gli elementi della infondatezza dell'accusa, contestati dalla difesa di Tortora e che magistrati più preparati e sensati accolsero per assolverlo in appello. La Cassazione poi confermò il tutto (sia mai che la Procura rinunci a ricorrere contro un'assoluzione...).
Nessuno di queste persone ha pagato non solo col risarcimento civile, di cui oggi si torna a discutere, ma nemmeno in termini di carriera.
Polemica vecchia.
Marmo dice che in 50 anni (50 ???) di professione, viene ricordato solo per quel tragico errore. Non so se sia stato l'unico, certo fu eclatante, e i magistrati, pm in primis, maledicono quella vicenda tutti i giorni, la domenica due volte, perché Enzo Tortora è divenuto il simbolo della tragedia della condanna di un innocente, dell'errore giudiziario inescusabile. Ne ho scritto tante volte e tra queste, con particolare veemenza, nel post "Fine Vergogna Mai" ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/10/enzo-tortora-fine-vergogna-mai.html ).
Tortora si fece sette mesi di carcere per poi passare ai domiciliari per motivi di salute. Eletto all'Europarlamento, rinunciò all'immunità e continuò a rimanere detenuto in casa fino all'assoluzione.
Marmo oggi dichiara di averlo ammirato per questo. Forse oggi, che all'epoca in aula lo accusò di essere stato eletto coi voti della Camorra (ed ebbe anche la faccia di denunciarlo per oltraggio, perché Tortora reagì all'ennesima accusa diffamatoria, gridando "è un'indecenza !" . Il Parlamento Europeo - Tortora era stato appena eletto e rinunciò da lì a poco al seggio - affermò l'esistenza de il fumus persecutionis e negò l'autorizzazione a procedere) e certo non fu avanzata la richiesta di revocare la misura cautelare nei confronti di un uomo che aveva rinunciato allo scudo dell'immunità !
Insomma, le parole di Marmo oggi sono apprezzabili, ma il male fatto e il tempo passato sono veramente tanti.
Se ha provato rimorso, ne sono lieto, anche per lui, che mostra di avere una coscienza, ancorché tenuta segreta in questi lustri.
Capisco peraltro le belle parole che scrive il giornalista alla fine dell'intervista, ancorché non le condivida appieno :
"Grazie dr. Marmo. A me le sue parole sembrano molto importanti. Le cose che mi ha detto le fanno onore. E sbriciolano i pregiudizi sui pm visti come sceriffi implacabili. Magari avessero tutti il coraggio di ammettere i loro errori. Non l'avrei immaginato. Ci ha dato una lezione, Non come pm, ma come uomo".
«Sbagliai, mi scuso»
Il pm del caso Tortora
parla dopo trent’anni
MILANO — «Adesso dopo trent’anni è arrivato il momento. Mi sono portato dentro questo tormento troppo a lungo. Chiedo scusa alla famiglia di Enzo Tortora per quello che ho fatto». Trent’anni fa Diego Marmo da pm pronunciò l’arringa contro Enzo Tortora nel processo in cui fu condannato per camorra. Una decisione ribaltata l’anno successivo in Appello, nel 1986, quando il conduttore televisivo era agli arresti da oltre tre anni (assoluzione confermata poi con formula piena).
«Il rammarico c’era da tempo». E adesso il magistrato in pensione chiede scusa in un’intervista a Francesco Lo Dico pubblicata oggi sul Garantista, il nuovo quotidiano diretto da Piero Sansonetti : «Ho richiesto la condanna di un uomo dichiarato innocente con sentenza passata in giudicato». Torna alla dura requisitoria in cui definì Tortora un «cinico mercante di morte»: «Mi lasciai prendere dal mio temperamento. Ero in buona fede. Ma questo non vuol dire che usai sempre termini appropriati. Mi feci prendere dalla foga». Precisa di non essere stato l’unico protagonista nel caso divenuto il simbolo degli errori giudiziari: ci fu un’istruttoria, un rinvio a giudizio e un tribunale che accolse la sua richiesta di condanna. Ammette lo sbaglio e spiega il silenzio di questi anni: «Ho creduto che ogni mia parola non sarebbe servita a niente. Che tutto mi si sarebbe ritorto contro. Ero Diego Marmo, l’assassino morale di Tortora e dovevo tacere». Ma è proprio perché Tortora «si comportò da uomo vero» e rinunciò all’immunità, che Marmo censura l’uso strumentale del caso: «Mi fanno arrabbiare certi quaquaraquà che invocano il suo nome per nascondere magagne». È proprio nei giorni scorsi, dopo l’approvazione della norma sulla responsabilità civile dei magistrati, che il caso Tortora e il referendum del 1987 sono stati citati più volte.
Sempre nei giorni scorsi le polemiche hanno investito direttamente l’ex magistrato. Il 17 giugno (coincidenza, stesso giorno in cui nel 1983 fu arrestato Tortora), Marmo è stato nominato assessore alla Legalità a Pompei. Suscitando proteste tanto dai 5 Stelle quanto da Forza Italia: «Sarebbe più facile dimenticare la sua requisitoria se solamente Marmo avesse mai chiesto scusa per quel gravissimo errore», ha commentato Mara Carfagna. Trent’anni dopo, le scuse sono arrivate.
Renato Benedetto
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