sabato 28 giugno 2014

"LE SCUSE DI MARMO ? TROPPO TARDI " COSì REPLICANO LA FIGLIA E LA COMPAGNA DI ENZO TORTORA

 
No, alla famiglia Tortora non sono andate giù quelle scuse così tardive dell'ex procuratore Marmo, che dopo 30 anni affida al nuovo ( e bel ) giornale di Piero Sansonetti, Il Garantista, le sue parole di pentimento per aver contributo a far condannare un innocente.
Ampi stralci delle dichiarazioni di Marmo le trovate nel post pubblicato ieri ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/06/diego-marmo-laccusatore-di-tortora.html).
Oggi, di seguito, lo sfogo di Gaia Tortora, affidato a FB, e riportato dal Corriere della Sera.
Sempre su Il Garantista c'è invece l'intervista a Francesca Scopelliti, al tempo compagna di Enzo Tortora, che in buona sostanza echeggia le parole della figlia :
- scuse fuori tempo massimo 
- convinzione che siano prodromiche a quietare le polemiche seguite alla sua nomina quale addetto alla legalità a Pompei
- non tollerabilità del fatto che chi fece errori così gravi non abbia minimamente pagato per essi.
Durissimi alcuni passaggi che riportiamo :
"Marmo ha calpestato il diritto con una protervia inaudita"
 "sembra puntare il dito contro DI Persia e DI Pietro (i pm che avevano curato l'istruttoria : Marmo era il pm in aula ndC), eppure si dimentica che fu lui stesso a definire l'istruttoria dei suoi colleghi di Napoli come "divina, incartata puntigliosamente, un lavoro perfetto e inattaccabile e svolto in tempi brevi"
"Ce lo ricordiamo ancora tutti, Diego Marmo, in piedi, le sue bretelle rosse, la sua spocchia quasi spagnolesca e la bava alla bocca, Si comportò da giustiziere della notte"
"non lo giudicò serenamente come imputato ma lo crocefisse come uomo, con parole false e vergognose dettate da un protagonismo ancora impunito, e per definizione impunibile:"
Due donne ferite e dichiaratamente arrabbiate. Perché una tragica disgrazia è una cosa, una tragica ingiustizia è un'altra.
Più difficile da perdonare


Il Corriere della Sera - Digital Edition

La figlia di Tortora rifiuta le scuse del pm 
«Ora è troppo tardi»
Gaia: è stato zitto per farsi promuovere 

«È tardi. È troppo tardi. Ci sono stati 30 anni in mezzo». Parole chiarissime, inevitabili. A scriverle è Gaia Tortora la figlia più piccola di Enzo. Oggi ha 45 anni, è capo redattore politico al Tg de La7. Quando suo padre venne arrestato lei aveva 14 anni. Una adolescenza e una giovinezza rovinate per sempre dal calvario di quell’uomo per bene. La sorella maggiore, Silvia, anche lei giornalista e pure scrittrice, in questi anni non ha mai nascosto la sacrosanta rabbia. Due giorni fa si sono trovate di fronte alle parole di Diego Marmo, il pubblico ministero che formulò pesantissime accuse contro Enzo Tortora. Accuse false. Ma lui non pagò mai per quell’errore. Non chiese mai scusa. Lo ha fatto l’altro ieri in un’intervista a «Il Garantista», il nuovo quotidiano di Piero Sansonetti: «Adesso dopo trent’anni è arrivato il momento. Mi sono portato dentro questo tormento troppo a lungo. Chiedo scusa alla famiglia Tortora per quello che ho fatto».
Reazioni? Silvia tace. Gaia affida a Facebook la risposta. «Scrivo qui queste poche righe perché stanca di parlare. Stanca di spiegare. Stanca di pensare che anche questa volta le mie parole potrebbero essere ridotte o interpretate. Lo faccio qui ad uso e “consumo” di tutti. Di quelli che mi vogliono bene e anche dei colleghi che puntualmente mi cercano. Quelli di cui riconosco il pudore nell’avvicinarmi e quelli che ancora oggi non smettono di stupirmi per la sciatteria e l’insensibilità».
Poi Gaia Tortora entra nel merito di quelle scuse scandalosamente tardive di un uomo che non solo non ha pagato, ma è stato pure premiato negli anni. L’ex procuratore capo di Torre Annunziata, già procuratore aggiunto a Napoli, oggi in pensione, da qualche giorno è stato nominato assessore alla legalità del comune di Pompei.
Prosegue dunque la figlia del conduttore di «Portobello»: «È troppo tardi. Ci sono stati 30 anni in mezzo. Ma se avesse ammesso di aver sbagliato prima non avrebbe ottenuto le sue promozioni. E ora forse la sua ennesima poltroncina traballa sotto il peso delle polemiche. Provo compassione e pena per chi ha giocato con la vita di un uomo innocente». Infine una richiesta «Chiedo ai politici di destra e sinistra di smetterla di dire cosa sarebbe bene per Tortora. Senza mai porsi il problema di cosa provocano le loro esternazioni in noi. Chiedo al governo di fare una riforma della giustizia che abbia un senso e dia una dignità alla parola giustizia. Dignità. Una parola di cui quegli ominicchi, come ci ha insegnato il grande Sciascia, non conoscono probabilmente neanche il significato». Parole che in molti hanno condiviso sui social. Perché nessuno ha dimenticato quella requisitoria: Marmo descrisse il giornalista Rai come «un cinico mercante di morte», riferendosi alla presunta (e inesistente) attività di trafficante di cocaina. Non solo. Rivolgendosi al legale di Tortora ebbe a dire: «Il suo cliente è diventato deputato con i voti della camorra!». (Tortora gli rispose gridando: «È un’indecenza»).
Un’indecenza che cominciò il 17 giugno 1983 quando Tortora venne arrestato. Sette mesi di carcere, poi gli arresti domiciliari per motivi di salute. Nel giugno dell’84 viene eletto deputato al Parlamento europeo con i Radicali. Il 17 settembre 1985 è condannato a 10 anni di carcere principalmente per le accuse di pentiti. Il 31 dicembre si dimette da europarlamentare rinunciando all’immunità parlamentare. Resta agli arresti domiciliari e il 15 settembre 1986 viene assolto con formula piena dalla Corte d’Appello di Napoli. Pochi mesi dopo, il 20 febbraio 1987 torna in tv e quello stesso anno, il 13 giugno, viene assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione. Una gioia breve perché Enzo morirà il 18 maggio 1988.
Maria Volpe

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