venerdì 6 giugno 2014

MARIO DRAGHI, UN ITALIANO DI CUI ESSERE ORGOGLIOSI


Si parla tanto di un leader per il centro destra e io rivelo il mio sogno tutto personale : Mario Draghi.
Credo che stia benissimo dove sta, dove sta operando benissimo, sempre a mio parere, che però credo condiviso da un gran numero di persone e soprattuto tra quelle che contano.
 Da Londra, dove i maggiori banchieri mondiali si sono riuniti per il loro meeting annuale, arriva un coro di approvazione per Mario Draghi.
Però se l'uomo dovesse stancarsi del suo incarico, o avesse ancora energia quando finirà il suo mandato alla BCE, io sarei molto contento se si proponesse  come federatore della mia parte politica in questo momento orfana di qualsiasi guida.
Certo, sarebbe da verificare se il Carisma e l'autorevolezza che promanano da Draghi seduto sullo scranno più alto della Banca Europea si confermerebbero in un contesto del tutto diverso. L'uomo non è un battutaro, e lo vedo poco propenso a bugie e pratiche populistiche, che pure sembrano indispensabili strumenti nella cassetta dei leader "a la page". 
Però  magari si scopre che competenza e autorevolezza, che l'uomo ha dimostrato di avere a profusione nella sua brillantissima carriera, possono fare pregio sul resto. 
Comunque parliamo del nulla, perché sicuramente il centro destra non è nei pensieri attuali di MArio Draghi e  chissà se lo sarà mai.
Intanto, come detto, è uno dei pochi che mi fa dire con orgoglio " quello è italiano". 
Di seguito il servizio sul Corriere sulla importante giornata di ieri dove Draghi ha dettato la nuova rotta finanziaria.
Vedremo se le banche, da lui nuovamente beneficiate con un fine ben preciso, la seguiranno.
Buona Lettura


Svolta di Draghi sui tassi: e non è finita qui
La Bce taglia allo 0,15 %, interessi negativi sui depositi delle banche «Ora finanziamenti per le imprese».  



DALLA NOSTRA INVIATA FRANCOFORTE — Le attese non sono state deluse. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ieri al termine del consiglio direttivo della Banca centrale europea ha annunciato il taglio dei tassi al minimo storico e un pacchetto di misure indirizzate ad affrontare i rischi della bassa inflazione e a sostenere la crescita. «E non abbiamo ancora finito», ha aggiunto indicando l’impegno unanime dei governatori dell’area euro ad assumere in futuro, se la situazione economica dovesse peggiorare, anche ulteriori provvedimenti straordinari, come «l’acquisto di titoli pubblici e privati su larga scala». L’ avvertimento di Draghi sembra ricalcare quello lanciato quasi due anni fa a Londra — «Siamo pronti a fare tutto il necessario per sostenere l’euro» — con cui aveva spezzato l’attacco contro la moneta unica.
Le misure
Le misure adottate ieri dovrebbero comunque essere in grado di rianimare l’attuale scenario caratterizzato — come hanno segnalato ieri le nuove previsioni della Bce per l’eurozona — da un più accentuato rallentamento dell’inflazione (attesa allo 0,7% nel 2014, all’1,1% nel 2015, all’1,4% nel 2016) e da prospettive di crescita più basse del previsto (1%) perlomeno per quel che riguarda il 2014 (1,7% nel 2015 e 1,8% nel 2016). «Non siamo in deflazione» ha ribadito Draghi, aggiungendo che la ripresa «non è finita: è bassa, fragile e ineguale. Ma c’è» e «ci rende fiduciosi sul fatto che le misure prese contribuiranno a raggiungere gli obiettivi nel medio termine». A iniziare dall’inflazione, che dovrebbe arrivare sotto ma vicina al 2%.
Ma ecco i provvedimenti principali annunciati da Draghi e attesi dai mercati che hanno reagito positivamente mentre il Fondo monetario internazionale ha inviato a Francoforte il suo apprezzamento: Piazza Affari ha messo a segno un guadagno dell’1,53% e lo spread tra i rendimenti dei Btp decennali e i Bund di uguale durata è sceso fino a 145 punti base per poi chiudere a 164 punti con i tassi dei titoli al 2,9%. L’euro infine è scivolato subito a 1,35 per poi risalire a 1,36 dollari.
Capitali alle imprese
Il taglio dei tassi innanzitutto: è di 10 punti base sia per gli attivi che per i passivi ed entreranno in vigore l’11 giugno. I primi, che sono di riferimento per il mercato monetario, sono scesi quindi dallo 0,25% allo 0,15%, il minimo storico. I secondi, che remunerano i fondi depositati dalle banche nell’Istituto di Francoforte, che erano a quota zero, sono diventati negativi per lo 0,10%. Una novità assoluta per la Bce, che vuole così anche raffreddare il supereuro, ma che non andrà però oltre. «Abbiamo toccato il livello minimo», ha detto Draghi.
Il secondo pacchetto di misure, il più atteso, riguarda il piano per fare affluire alle banche liquidità in grande quantità e a tassi vantaggiosissimi così da favorire i prestiti alle famiglie (ma i mutui per l’acquisto di abitazioni sono esclusi) e soprattutto alle imprese, in particolare quelle medie e piccole tagliate fuori dall’accesso al credito. I finanziamenti della Bce (Tltro), ammonteranno in una prima fase a 400 miliardi di euro e scadranno dopo 4 anni. Ci vorranno — ha detto Draghi — 3-4 trimestri per vedere i primi effetti significativi sulla ripresa. Secondo il percorso immaginato a Francoforte, aderendo all’offerta di finanziamento dell’Eurotower, gli istituti europei potranno fare prestiti a tassi molto favorevoli e potranno quindi attrarre le imprese disposte a rivedere i loro programmi di investimento alla luce delle nuove condizioni. Certo non potranno essere le imprese troppo indebitate le destinatarie della liquidità della Bce che punta invece a favorire le piccole e medie con alte potenzialità di innovazione e le start-up.
Stimoli alla crescita
Infine il banchiere centrale italiano ha rivelato che l’Eurotower «sta intensificando» i lavori di preparazione del piano per rilanciare le cartolarizzazioni e avviare l’acquisto degli Abs, titoli che in pratica impacchettano i prestiti di imprese e famiglie (esclusi i mutui), e che saranno «semplici, trasparenti e veri», cioè «basati su prestiti reali e non su derivati».
Ma la politica monetaria, è tornato a ribadire il numero uno dell’Eurotower, non può fare tutto da sola. L’azione più importante a sostegno della crescita spetta ai governi che, ha detto, «non dovrebbero ritornare sui propri passi». La ricetta migliore, ha aggiunto, è quella di un risanamento «orientato alla crescita» e, quindi, «meno spesa pubblica, meno tasse (“Siamo diventati l’area del mondo con le tasse più elevate”) e, entro i limiti concessi dal patto di Stabilità, più investimenti e riforme strutturali».
Stefania Tamburello

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