Nel riportare la notizia della vittoria di Nibali al Tour de France, ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/07/nibali-vince-il-tour-speriamo-che-sia.html ), avevamo giustificato un nostro qual certo scarso entusiasmo con lo scetticismo che ormai ci accompagna osservando le gare di ciclismo dopo gli innumerevoli casi di doping, il più scottante e recente quello del campionissimo americano, Greg Armstrong, dopo che noi ci eravamo bruciati ben bene con l'amato, da tanti, Marco Pantani.
Nibali oltretutto ha vinto a sorpresa, non essendo certo uno dei favoriti della vigilia, e con distacchi importanti. Tutte cose che fanno pensare "qui gatta ci cova"....
Ecco, quasi ci avesse sentiti o letti, su LA Stampa appare un interessante servizio, dove l'inviato sportivo ed esperto, pone le mie perplesse domande, evidentemente diffuse, e dà delle risposte che sembrano persuasive.
Per esempio fa notare che Nibali ha sempre registrato, anche nelle tappe vittoriose più importanti per il successo finale, tempi decisamente superiori a quelli dei due (ex) assi del ciclismo mondiale.Inoltre, i progressi di Nibali sono stati lenti, costanti, non degli exploit, e hanno retto il vaglio di centinaia di controlli.
Insomma, incoraggiante, se non altro.
Nibali, prestazioni “normali” e cura
dei dettagli: ecco perché è credibile
giorgio viberti
DALL’INVIATO A
PERIGUEUX
Nibali ha dominato
il Tour: possiamo credere al suo exploit, considerati i tanti casi di doping
nella storia del ciclismo recente?
Ormai non mettiamo
più la mano sul fuoco per nessuno, però in questo caso ci sono motivi per
essere ottimisti.
Per esempio?
La carriera di
Nibali parla di una crescita costante, anno dopo anno, con risultati sempre più
importanti e una costanza di rendimento senza nemmeno un sospetto di doping
nonostante centinaia di controlli.
E allora come
spiegare l’exploit di Hautacam, 10 km di fuga in salita?
Proprio quello è
invece un esempio incoraggiante. Nibali ha impiegato 37’26” per coprire i 13,6
km finali, un tempo nettamente superiore a quello di Armstrong nel 2000
(36’25”), di Pantani nel 1994 (35’37”) e Riis nel 1995 (34’35”). In altre
parole è andato abbastanza “piano”, dunque possiamo considerala una prestazione
sincera.
Allora perché tra
lui e il 2° in classifica c’è un abisso?
Perché il vantaggio
è stato costruito giorno dopo giorno, pochi secondi in una tappa e pochi
secondi in un’altra, senza nessuna impresa «stupefacente». Questa è stata
l’abilità di Nibali.
Allora abbiamo
scoperto un nuovo fenomeno? O ci sono altri motivi dietro la sua vittoria?
È stata molto
importante la programmazione. Nel 2014 Nibali ha saltato il Giro e puntato
tutto sul Tour, raggiungendo il top della forma proprio a metà corsa,
diversamente da Contador o Froome. Inoltre il suo team, l’Astana, è stato
perfetto.
Basta per dominare
un Tour?
No, c’è dell’altro.
Nibali è seguito da Paolo Slongo, fra i migliori preparatori al mondo e lui
pure schierato contro il doping. Così ha lavorato molto in altura, curato in
modo maniacale la posizione sulla bici, anche a cronometro, seguito una dieta
ferrea, tanto che pesa solo 63 kg per 183 cm. E sulle sue tabelle di lavoro non
ci sono segreti.
Ma queste cose non
potevano farle anche i suoi avversari?
Certo, però servono
la dedizione, lo spirito di sacrificio e la passione di Nibali, che non tutti
hanno. E c’è un’altra cosa importante, forse la più importante, da
sottolineare…
Ovvero?
In questo Tour sono
usciti presto di scena per infortuni sia Froome, campione in carica, sia
Contador, il controfavorito. Con loro forse Nibali avrebbe vinto lo stesso, ma
di sicuro non con questi distacchi.
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