domenica 27 luglio 2014

ECCO PERCHE' SI PUO' CREDERE AD UNA VITTORIA PULITA DI NIBALI AL TOUR


Nel riportare la notizia della vittoria di Nibali al Tour de France,  ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/07/nibali-vince-il-tour-speriamo-che-sia.html ), avevamo giustificato un nostro qual certo scarso entusiasmo con lo scetticismo che ormai ci accompagna osservando le gare di ciclismo dopo gli innumerevoli casi di doping, il più scottante e recente quello del campionissimo americano, Greg Armstrong, dopo che noi ci eravamo bruciati ben bene con l'amato, da tanti, Marco Pantani. 
Nibali oltretutto ha vinto a sorpresa, non essendo certo uno dei favoriti della vigilia, e con distacchi importanti. Tutte cose che fanno pensare "qui gatta ci cova"....
Ecco, quasi ci avesse sentiti o letti, su LA Stampa appare un interessante servizio, dove l'inviato sportivo ed esperto, pone le mie perplesse domande, evidentemente diffuse, e dà delle risposte che sembrano persuasive.
Per esempio fa notare che Nibali ha sempre registrato, anche nelle tappe vittoriose più importanti per il successo finale, tempi decisamente superiori a quelli dei due (ex) assi del ciclismo mondiale.Inoltre, i progressi di Nibali sono stati lenti, costanti, non degli exploit, e hanno retto il vaglio di centinaia di controlli.
Insomma, incoraggiante, se non altro.


Nibali, prestazioni “normali” e cura
dei dettagli: ecco perché è credibile


 giorgio viberti
DALL’INVIATO A PERIGUEUX

Nibali ha dominato il Tour: possiamo credere al suo exploit, considerati i tanti casi di doping nella storia del ciclismo recente?  

Ormai non mettiamo più la mano sul fuoco per nessuno, però in questo caso ci sono motivi per essere ottimisti. 



Per esempio?  

La carriera di Nibali parla di una crescita costante, anno dopo anno, con risultati sempre più importanti e una costanza di rendimento senza nemmeno un sospetto di doping nonostante centinaia di controlli. 



E allora come spiegare l’exploit di Hautacam, 10 km di fuga in salita?  

Proprio quello è invece un esempio incoraggiante. Nibali ha impiegato 37’26” per coprire i 13,6 km finali, un tempo nettamente superiore a quello di Armstrong nel 2000 (36’25”), di Pantani nel 1994 (35’37”) e Riis nel 1995 (34’35”). In altre parole è andato abbastanza “piano”, dunque possiamo considerala una prestazione sincera. 



Allora perché tra lui e il 2° in classifica c’è un abisso?  

Perché il vantaggio è stato costruito giorno dopo giorno, pochi secondi in una tappa e pochi secondi in un’altra, senza nessuna impresa «stupefacente». Questa è stata l’abilità di Nibali. 



Allora abbiamo scoperto un nuovo fenomeno? O ci sono altri motivi dietro la sua vittoria?  

È stata molto importante la programmazione. Nel 2014 Nibali ha saltato il Giro e puntato tutto sul Tour, raggiungendo il top della forma proprio a metà corsa, diversamente da Contador o Froome. Inoltre il suo team, l’Astana, è stato perfetto. 



Basta per dominare un Tour?  

No, c’è dell’altro. Nibali è seguito da Paolo Slongo, fra i migliori preparatori al mondo e lui pure schierato contro il doping. Così ha lavorato molto in altura, curato in modo maniacale la posizione sulla bici, anche a cronometro, seguito una dieta ferrea, tanto che pesa solo 63 kg per 183 cm. E sulle sue tabelle di lavoro non ci sono segreti. 



Ma queste cose non potevano farle anche i suoi avversari?  

Certo, però servono la dedizione, lo spirito di sacrificio e la passione di Nibali, che non tutti hanno. E c’è un’altra cosa importante, forse la più importante, da sottolineare…  



Ovvero?  

In questo Tour sono usciti presto di scena per infortuni sia Froome, campione in carica, sia Contador, il controfavorito. Con loro forse Nibali avrebbe vinto lo stesso, ma di sicuro non con questi distacchi. 

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