lunedì 7 luglio 2014

FERRI FA CAMPAGNA ELETTORALE PER IL CSM E IL CORRIERE LO BACCHETTA


Dunque, al Corriere scoprono che nel CSM le nomine sono politiche, e non solo quelle ufficialmente tali, ma anche quelle riservate alle toghe, che obbediscono a criteri correntizi.
Qualcuno ci crede a tanta ingenuità ? No, evidentemente. Semplicemente,si approfitta del caso scoperto per dare luogo al solito strabismo.
Il sottosegretario alla Giustizia, Ferri, in quota credo Forza Italia ( e poi non dimessosi perché "tecnico" quando il suo partito uscì dalla maggioranza che appoggiava Letta), ha segnalato due colleghi di Magistratura Indipendente ai votanti per il rinnovo del CSM. Nel suo ruolo non si fa, pare di capire e Renzi, che aveva "risparmiato" Ferri lasciandolo nella sua poltrona al momento di insediarsi a Palazzo Chigi, stavolta non pare intenzionato a passarci sopra.
Ora io vorrei capire se il problema è che esista questa campagna elettorale, esistano le correnti all'interno della magistratura e queste si scannino - perché questo si arriva a vedere - per conquistare le poltrone fondamentali dell'organo di autogoverno delle toghe, o è il ruolo di Ferri, che non può fare il "tecnico" e poi il "capo corrente".
La prima ipotesi, allo stato, è risibile. Il CSM oggi è QUESTO, e se non lo si riforma, tale resterà.
Già si potrebbe comprendere di più il biasimo per il ruolo specifico ricoperto da Ferri, ma anche qui, francamente, mi sembra un eccesso di virtuosismo visto gli andazzi abituali.
No, la sensazione netta è che, come sempre, si batta la grancassa perchè a sbagliare è stato uno di "destra". Pressioni, operazioni di lobbyng, tracimazioni dai loro ruoli, sono pressoché fenomeni quotidiani da parte di magistrati di md e Area, le correnti di sinistra della magistratura, ma lì i giornali o tacciono o, al massimo, riferiscono, senza prendere posizione.
Qui Bianconi, che, come pressoché tutta le redazione di cronaca del Corriere, ha chiare simpatie politiche per la gauche (per fortuna ci sono gli opininosti, che riequilibrano, almeno ancora per il momento), lo fa in maniera chiara.
 



Il Sottosegretario e il Voto al Csm la 
Necessità di fare un Passo indietro
 
Il sottosegretario alla Giustizia insiste nel ritenere di non aver fatto nulla di male: per lui, giudice prestato alla politica in qualità di «tecnico» a suo tempo indicato dal partito di Berlusconi e rimasto nel governo anche quando Berlusconi è passato all’opposizione, è normale fare un po’ di campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura (si vota fino alle 14 di oggi). Anzi, è «allibito» per le strumentalizzazioni del sms «privato» col quale ha invitato i colleghi in toga a votare per due candidati della corrente di cui è stato leader per lungo tempo.
Non essendo Ferri uno sprovveduto, la sua posizione non stupisce: se ha spedito quel messaggio telefonico è perché lo riteneva legittimo, dunque è naturale che non pensi di fare nemmeno mezzo passo indietro rispetto all’incarico governativo; né di fare autocritica, ammettendo di aver sbagliato. Il problema è il resto dell’esecutivo, dove forse si sta prendendo coscienza che in questa vicenda c’è qualcosa che non va.
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, non ha gradito l’iniziativa del sottosegretario ma per adesso tace, in attesa di un faccia a faccia con Ferri. Nel frattempo continua a pubblicizzare le «linee guida» di una riforma ancora senza contenuti concreti, promessi all’esito di una non meglio definita consultazione via internet. Linee in verità piuttosto generiche, che però — riguardo all’autogoverno dei giudici — indicano la strada della «carriera per merito e non grazie all’appartenenza». Sottinteso: alle correnti giudiziarie, come quella di cui Ferri — membro del governo in carica — continua a tenere le redini. Ora, i due candidati sostenuti dal sottosegretario capo-corrente saranno di certo degni rappresentanti in seno al Csm per i meriti acquisiti in carriera, ma è difficile fugare il sospetto che verranno eletti anche perché scelti e sostenuti dal capo-corrente sottosegretario.
Matteo Renzi, sempre rapido e loquace di fronte a situazioni che non gli garbano, fa sapere che l’iniziativa del sottosegretario è «indifendibile», riservandosi ogni mossa dopo ulteriori chiarimenti. Ma la questione sembra già abbastanza chiara, e offre un’unica domanda: come può restare nel governo un capo-corrente della magistratura associata (in attività, come lascia intendere quell’improvvido sms) senza che l‘annunciata azione dello stesso governo in materia di giustizia perda gran parte della sua credibilità?

Nessun commento:

Posta un commento