Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
giovedì 10 luglio 2014
ROMA CAPUT MUNDI. MA IL DIRETTIVO DELLA CAMERA PENALE DI ROMA VIENE SCONFITTO.
Ho scritto altre volte che seguo le Camere Penali , pur essendo un avvocato civilista, perché apprezzo le loro battaglie per la tutela dei diritti e delle garanzie. Il Diritto Penale e il relativo Processo, più dei loro corrispettivi civili, investono valori cardine come la Libertà Personale, la punizione dei colpevoli, il risarcimento delle vittime, la salvaguardia degli innocenti. I difensori del penale, magari non sempre degnamente e in modo appropriato, sono l'argine contro gli eccessi della pretesa punitiva dello Stato, coloro che, più degli altri protagonisti del processo, si impegnano perché veramente il diritto realizzi quella bellissima immagine di Adorno e Horkheimer: la vendetta che rinuncia.
Sono quelli che lottano perché un giorno, finalmente, cessi l'incesto dei pubblici ministeri colleghi dei giudici (caso unico nel MONDO occidentale e forse non solo, qualcuno mi spiega come mai ??? tutto il mondo sbaglia e i fighi siamo noi ???), che solo coloro riconosciuti colpevoli in un giusto processo conoscano la privazione del bene più grande : la libertà ; che accusa e difesa si confrontino alla pari ; che la presunzione di innocenza non sia una vuota parola di un articolo della nostra costituzione.
Non sono i soli a farlo, a fianco da sempre hanno i radicali in questa battaglia, e sporadici, illuminati intellettuali. Poi le file s'ingrossano a seconda della stagione politica...
Ma in trincea, in prima linea, ci sono loro, e gli avversari sono assai più potenti.
Naturalmente i penalisti non sono solo questo e soprattutto non sono tutti così. Anzi, da quello che vedo, la spinta ideale che ha animato questa gloriosa associazione si va indebolendo, per la crisi della professione, con i giovani assai preoccupati per problemi più di breve momento, e altri scoraggiati da uno strapotere della magistratura che sembra inarginabile.
Eppure sembrava così anche prima del processo accusatorio (per quanto quest'ultimo sia rimasto, di fatto, non del tutto compiuto), prima della riforma dell'art. 111 della Costituzione, tutte conquiste importanti a cui le camere penali hanno fattivamente contribuito.
Ammiro dunque la passione e l'impegno civile di questi colleghi, e sono rimasto male nel vedere i toni dello scontro politico che si è acceso a Roma in vista dell'elezione a presidente del successore di Valerio Spigarelli, che per 4 anni ha guidato, credo alla fine abbastanza bene, l'Unione delle Camere Penali.
Tutti premettono di essere amici di tutti, tutti dichiarano grande stima per i colleghi, ma poi i toni di alcuni sono decisamente incompatibili con queste dichiarazioni che a quel punto divengono di mero stile. Alla fine, l'oggetto della contesa mi pare riguardasse la volontà del direttivo della CP di Roma di appoggiare il candidato che dava più garanzie di "ascolto attento" a quelle che sarebbero state le indicazioni provenienti dalla capitale, e per garantire questo garantiva un posto di assoluto rilievo nella nascente giunta. Questo candidato è Migliucci, oggi presidente della CP di Bolzano nonche' del Consiglio dell'Associazione. In contrapposizione a questa indicazione del direttivo e quindi dei candidati "pro Migliucci" ci sono quelli che ritengono (tra l'altro citando in questo senso la lettera e lo spirito dello statuto vigente, riformato nel 1995 ad Alghero, e che aveva significato la rottura con il passato dove l'eccessiva ingerenza dei vari direttivi di fatto paralizzava l'esecutivo e quindi l'azione dell'Unione). che il Presidente debba scegliere in autonomia la propria squadra, la giunta con la quale condurrà l'Unione per due anni, senza contrattarla con le varie Camere
Anche perché i membri della giunta sono 12, e le camere molte di più...
Ma Roma è Roma, tuona senza infingimenti Giandomenico Caiazza, anche perché qui si fa la politica nazionale, qui ci sono i centri di potere coi quali confrontarsi, i vari "palazzi", per cui con quelli di Roma il nuovo Presidente deve trattare, oggi per essere eletto, domani per governare....
Discutibile, ma sicuramente una posizione molto chiara.
Tralascio le polemiche sul fatto che l'attuale presidente della CP di Roma, Cinzia Gautieri, avrebbe in un primo tempo assicurato a Scuto l'appoggio del direttivo romano, per poi ritrattarlo quando il candidato aveva scelto in autonomia, e senza contrattarlo coi romani, il proprio uomo di riferimento nella capitale, il suo alter ego nei palazzi : Alessandro de Federicis. La presidente nega recisamente che le cose siano andate così, altri lo affermano convinti. A me ha appassionato poco la cosa.
Mi è rimasta una curiosità : perché la collega Gautieri, che si è detta grande estimatrice di Alessandro de Federicis e amica personale dello stesso a livelli non solo di colleganza, preferisce Migliucci e non Scuto, che di de Federicis vuole fare il suo braccio destro ? Apparentemente NON per preferenza personale del candidato presidente, perché, a differenza degli "scutiani" che sostengono, pur apprezzando Migliucci, che ci sono differenze programmatiche di qualche significato per le quali hanno fatto la loro scelta, quelli che si spendono per Migliucci affermano la completa SOVRAPPONIBILITA' dei due candidati : l'uno vale l'altro, e i programmi sono sostanzialmente uguali.
Allora perché Gautieri preferisce Migliucci,e non Scuto, e con lui, Alessandro de Federicis, descritto come collega eccellente, uomo che si è ben speso nell'esecutivo uscente, creatore dell'importante Osservatorio Carcere e, last but not least, amico personale VERO ? Forse la risposta l'ha data Giandomenico Caiazza : de Federicis NON è uomo del direttivo romano.
Degli interventi ascoltati, mi sono piaciuti quelli di Cesare Gai e Andrea Gatto, che hanno speso parole sincere perché i contrasti, troppo aspri, rientrassero, al di là poi delle scelte finali sui candidati (entrambi si sono espressi per Scuto).
Altra anomalia. L'assemblea si è svolta mentre intanto gli iscritti votavano. A che serviva il dibattito ?
Il finale comunque è stato a sorpresa.
L'endorsement del direttivo per Migliucci faceva pensare ad una vittoria dei candidati per quest'ultimo, tra cui la stessa presidente Gautieri, e il precedente presidente Caiazza. Incontrato De Federicis vicino all'uscita di P,le Clodio, mentre era in corso lo scrutinio, gli chiedevo un pronostico e lui mi ha risposto : "sarei contento se non ci fosse il blocco unanime, un 8-0 per Migliucci. Sarei contento di strappare 3, anche 2 delegati".
E' stato pessimista, o scaramantico, che invece gli scutiani sono stati alla fine 5 : Battista, Spinelli, Intrieri, Gai e de Cataldo, contro i 3 del direttivo , Caiazza, Rebecchi e Gautieri.
Una brutta sorpresa, immagino, per questi ultimi.
Ultima cosa, i votanti. Se non sbaglio, 130. Pochi, veramente troppo pochi.
Chiunque verrà eletto a settembre, dovrà fare i conti con questo problema.
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RENATA SERCI
RispondiEliminaL' attento Camerlengo con la sua asciutta cronaca ci ha consentito di partecipare all'assemblea romana. Grazie!
EUGENIO SPINELLI
RispondiEliminaBravo Camerlengo, eravamo seduti vicino e non ti ho riconosciuto, scusami, la tua cronaca è fedele ed abbastanza terza da essere utile a tutti anche a chi ha partecipato all'assemblea
EMILIA ROSSI
RispondiEliminaGrazie per la cronaca, Camerlengo. Ma 130 votanti sono pochi?!
Emilia io non so quanti iscritti abbia Roma ma so quanti avvocati ci sono a Roma. Mettiamo che solo un quarto siano penalisti. ..7000 colleghi circa. Si, 130 sono pochi.
EliminaLUDOVICA GIORGI
EliminaCondivido Stefano, 130 sono pochissimi, se poi contiamo che di quei 130 molti sono anche civilisti....beh allora sono davvero un numero infinitamente piccolo e certo non rappresentativo della avvocatura penalista romana. Ma questo problema non affligge certo solo Roma, in moltissimi territori i penalisti disertano le camere penali, considerate spesso rappresentate da soggetti inadeguati al ruolo. Non condivido affatto questo atteggiamento, ed anzi ne sono profondamente turbata, ma questa è la situazione. In sostanza, stiamo finendo come gli ordini, le cui composizioni spesso non brillano per prestigio e bravura dei componenti e dunque per rappresentatività. O come le formazioni politiche. Ed allora va cambiata rotta, tornando ad essere, se sarà possibile, rappresentativi, e non solo formalmente, della migliore avvocatura penalista (alla quale non mi ascrivo, ma della quale farei volentieri l'ultima ruota del carro). Direte senz'altro che la mia è una concezione un po' snob, e può anche darsi che possa essere letta così. Io, in verità, vorrei soltanto che le nostre camere penali e l'unione esprimessero, in primo luogo nel quotidiano lavoro dei suoi rappresentanti, l'orgoglio di essere penalisti.
CATALDO INTRIERI
RispondiEliminaStefano Turchetti racconta da par suo cosa e' successo all'assemblea della Camera Penale Roma oggi. Leggere per capire la difficolta' del momento. Non e' stata una bella assemblea oggi, inutile fingere di non capire