Non si conclude come sarebbe piaciuto a noi, con l' ordine di sgombero e restituzione coatta, in caso di perseverante disobbedienza daparte degli illegittimi occupanti, del Teatro Valle al suo legittimo proprietario, che è il Comune di Roma.
TRE ANNI e' durata questa palese violazione della legge, e nessuno di coloro che l'hanno messa in atto pagherà le conseguenze dei reati commessi, dei danni provocati (tra cui le bollette delle utenze che incredibilmente il comune ha continuato a pagare !).
Pazienza, l'importante oggi è che questo scempio finisca.
Poi leggo dei compromessi realizzati, delle promesse fatte, dell'esperienza che "non deve andare perduta" (sia mai !!). Ma sono chiacchiere, allo stato, nessuno può sapere come andrà, anche in considerazione che per mesi il Teatro dovrà essere ristrutturato, che già ne aveva bisogno prima, figuriamoci dopo il campeggio degli artisti sinistrosi. Quindi resterà chiuso, i giovanotti (si fa per dire, che l'età media non è poi così bassa) occupanti dovranno trovarsi altro da fare, e quindi cosa sarà del nuovo Teatro si saprà solo più avanti.
Nel giorno in cui questa violazione della legge, questa violenza nei confronti dei diritti di tutti e non solo quelli di una (solita, sempre quella) parte, cessano, un pensiero e un grazie non possono non andare a Pierluigi Battista , uno dei pochissimi giornalisti di opinione che si è coraggiosamente battuto perché il Teatro Valle fosse alfine liberato ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/09/qualcuno-si-ricorda-del-teatro-valle.html).
Ultimo spettacolo al Valle occupato
Gli attivisti dormono davanti al teatro
«Ma l’esperienza prosegue, adesso dialogo con le istituzioni»
ROMA — L’atmosfera è mesta come quella di un trasloco. Ci sono i cartoni, i pacchi, un passeggino, qualche valigia davanti al bancone del bar del teatro, dove si sorseggiava prosecco e si mangiavano tartine, prima di entrare in platea o sui palchi.
È il pomeriggio inoltrato di ieri, la decisione dell’assemblea permanente del Valle non è stata ancora annunciata, ma si intravede negli sguardi stanchi di molti attivisti che ascoltano senza fiatare l’inizio dell’incontro. Qualche ragazza ha gli occhi lucidi.
Al tavolo che guida l’ultima assemblea si parla di gruppi operativi per preparare lo sgombero, di cura del posto, di trasformare in narrazione quest’ultimo giorno nel teatro, «che diventi un evento performativo».
Fino a quando Ileana Caleo, una delle prime occupanti, seduta in seconda fila nella platea, rompe gli indugi e soprattutto trova il coraggio di un annuncio da cui non si torna indietro. E che molti non vorrebbero ascoltare. «Ragazzi convincetevi, ormai le cose sono decise, stanotte (ieri per chi legge, ndr) non si dorme in teatro. Questa sera l’occupazione in qualche modo finisce, a mezzanotte usciamo e dormiamo in sacco a pelo sotto le stelle davanti al teatro, come avevamo deciso. L’appuntamento è per domani alle 11, aspettiamo i responsabili del Comune davanti al teatro, ma la nostra esperienza, quella della Fondazione, non finisce qui, si muta solo e in meglio».
L’annuncio atteso è arrivato: il teatro Valle viene restituito dagli occupanti dopo oltre tre anni (fu occupato nel giugno del 2011), le trattative delle ultime due settimane tra attivisti, Comune e Teatro di Roma hanno portato alla restituzione dello stabile settecentesco.
Su questo palcoscenico esordì tra i fischi Luigi Pirandello con «Sei personaggi in cerca d’autore» nel 1921.
Subito dopo la decisione dell’assemblea un comunicato del Valle Occupato, mandato anche sui social, conferma la decisione, «inizia una nuova fase della mobilitazione e della Fondazione, con tutta la cittadinanza costruiremo un percorso per affrontare una nuova fase della trattativa all’interno del quale produrre un dialogo reale con le istituzioni su nuovi modelli di gestione partecipata».
Gli occupanti ricordano le condizioni, hanno promesso alle controparti di lasciare il Valle per il 10 agosto, una data simbolica ribattezzata «La notte dei desideri», e ieri mestamente tutti rispettano l’impegno preso con l’assessore alla Cultura, Giovanna Marinelli, e con il presidente del teatro di Roma, Marino Sinibaldi. «Ragazzi abbiamo poche ore per lasciare il teatro nelle migliori condizioni possibili. Chi vuole guidare questo gruppo che chiameremo “Cura”? Ricorderete che la cura del luogo è in una delle norme dello statuto della nostra Fondazione», chiede un’attivista alla platea dal tavolo che guida l’ultima giornata.
Quella dell’abbandono del teatro era «l’ipotesi C», così ribattezzata dai partecipanti. Ieri pomeriggio a sorpresa si è trasformata nell’ipotesi A, dopo che la tesi dell’accettare la proposta dell’assessorato alla Cultura e l’antitesi della resistenza a oltranza si affrontano a più riprese. Nei giorni scorsi l’assemblea permanente degli attivisti — in gran parte artisti e maestranze — chiede più tempo per la trattativa, «il 10 agosto non siamo pronti»; poi arriva la lettera inviata dall’assessore Marinelli al presidente del teatro di Roma Sinibaldi affinché «quest’ultimo si faccia carico di un progetto di valorizzazione all’interno del quale dovranno essere contenuti elementi positivi frutto dell’esperienza elaborata in questi anni dalla Fondazione Valle Bene Comune», che riesce a convincere i più diffidenti.
«Noi non abbiamo mai pensato a tenere il teatro per noi o ad assumerne completamente la direzione artistica — racconta Fulvio Molena, montatore ed occupante — quello che noi vorremmo instaurare è solo un modalità di compartecipazione con le istituzioni, affinché quest’esperienza porti anche il risultato di far nascere un modello nuovo organizzativo ed artistico. Questo è sempre stato il nostro obiettivo».
Questa mattina ci sarà la consegna delle chiavi, domani entreranno i funzionari della soprintendenza per una prima perizia sui restauri ormai davvero necessari. Ieri notte artisti e maestranze hanno dormito in strada davanti al teatro Valle.
Maria Rosaria Spadaccino
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