Mi lascia un po' perplesso l'esternazione del ministro dell'economia francese Montebourg che ha attribuito al nostro premier l'adozione di una nuova strategia ecomica, denominata la «regola dei tre terzi» nella gestione dei risparmi di bilancio, lodandola e così descrivendola : «Un primo terzo va a ridurre il deficit, un secondo al sostegno delle imprese, l’ultimo alle famiglie per stimolare il loro potere d’acquisto e la crescita. Sarebbe ottimo se tutti i Paesi europei facessero lo stesso, così come ha cominciato a fare Matteo Renzi in Italia».
Detto così suonerebbe anche bene, ma poi bisognerebbe vedere, cifre alla mano, come tutto questo si concretizzi, dovendo sopportare i pesi di debito e spesa pubblica a livelli mostruosi e che continuano a crescere.
Ad ogni modo, vediamo se veramente è in via di formazione questo asse italo-francese e , del caso, quale sarà la reazione tedesca.
Intanto anche Draghi si starebbe orientando per un aiuto finanziario alla crescita, immaginando un procedere parallelo di riforme e sostegno monetario.
Parigi chiama Roma, asse sulla flessibilità
Il ministro dell’Economia Montebourg:
«Tutti dovremmo fare come Renzi»
Un tema caro non solo all’Italia, alla guida del semestre europeo. Il ministro dell’Economia francese Arnaud Montebourg ieri in una lunga intervista a Le Monde ha invitato l’Europa a «seguire l’esempio di Matteo Renzi in Italia per uscire dalla recessione» difendendo la «regola dei tre terzi» nella gestione dei risparmi di bilancio: «Un primo terzo va a ridurre il deficit, un secondo al sostegno delle imprese, l’ultimo alle famiglie per stimolare il loro potere d’acquisto e la crescita. Sarebbe ottimo se tutti i Paesi europei facessero lo stesso, così come ha cominciato a fare Matteo Renzi in Italia». Una citazione che non cade a caso, visto che entrambi i Paesi stanno spingendo da tempo per una maggiore flessibilità nelle regole europee contro le politiche di rigore della Germania. Ma se per la Francia già quest’anno il livello del deficit sarà con ogni probabilità oltre il 4% del Pil (sforando il vincolo europeo del 3%), per l’Italia sarà diverso: «Noi manteniamo l’obiettivo del 3% — ha assicurato il presidente del consiglio Matteo Renzi — e ciò accadrà anche se altri fossero costretti ad allontanarvisi».
Una linea comune però c’è ed è quella di spingere Angela Merkel a trattare sulla flessibilità, soprattutto dopo la frenata del Pil tedesco (-0,2% nel secondo trimestre 2014): la Germania è «rimasta intrappolata nella politica di rigore imposta a tutta l’Europa» ha detto Montebourg a Le Monde che ha denunciato anche l’«aberrazione» della «riduzione dei deficit a tappe forzate» e ha invitato ad «alzare la voce» con la Germania. Parole forti in vista del cruciale consiglio di sabato prossimo che deciderà nomi e ruoli della nuova commissione europea e che sarà preceduto da un vertice dei leader del Pse, convocati a Parigi dal presidente francese François Hollande. Appuntamento a cui è stato invitato anche Matteo Renzi.
I destini di Francia e Italia si incroceranno di nuovo con le candidature di Federica Mogherini al ruolo di Alto rappresentante per la politica estera Ue e quella del predecessore di Montebourg, Pierre Moscovici, al ruolo di commissario per l’Economia nella nuova squadra di Jean-Claude Juncker. Dossier che procedono di pari passo e che sembrano ormai sostenersi a vicenda. Un’intricata matassa di nomine europee, con la Germania che sarebbe pronta fino all’ultimo a stoppare l’aspirante erede italiana al ruolo della Ashton e un’economia di Bruxelles a guida francese.
È in questo quadro europeo che il presidente della Bce Mario Draghi, da Jackson Hole ha usato, secondo il Financial Times , toni più morbidi sull’austerity, avvicinandosi di fatto alla posizione di Renzi: l’attuale flessibilità delle regole fiscali può anche essere «usata per meglio affrontare la debole ripresa e far posto ai costi delle necessarie riforme» ha spiegato Draghi, sottolineando che le politiche di bilancio potrebbero essere più favorevoli alla crescita.
Parole accolte con favore dallo stesso premier italiano, per il quale quanto detto da Draghi è di buon senso: non si tratta di cambiare regole, ma di immaginare un’Europa che non sia solo tagli, vincoli e spread.
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