Come tutti, tranne forse qualcuno come Di Battista del M5Stelle, sono rimasto colpito della morte del giornalista americano, a cui è stata tagliata la testa, con tanto di video a mostrare la scena e il corpo decapitato. Nel mandare le immagini i terroristi hanno aggiunto un messaggio per Obama : hanno un altro ostaggio, e la sua sorte dipenderà dal fatto che gli americani continuino o meno a bombardare le forze dello stato islamico (come lo definiscono questi fanatici). Bene, se ho capito qualcosa dalla storia americana, se c'è un modo per compattare una nazione come gli USA e far accontanare ogni intento isolazionista è proprio quello adottato da questi terroristi. Nemmeno Obama, davanti all'assassinio così macabro di un americano inerme potrà tentennare. La morte di Bin Laden, dopo anni e anni di caccia, quando in tanti lo davano ormai per non rintracciabile, è la conferma che in questo gli americani sono secondi solo agli israeliani .
Sicuramente leggerò delle pagine di biasimo per le parole della madre del giornalista ucciso, che ha espresso orgoglio per il proprio figlio. Ma sono abituato a queste forme di demenza.
Quanto all'Isis, sono convinto che quella gente abbia fatto l'errore più grande.
Vedremo se ho ragione.
Jihadisti decapitano reporter Usa rapito in Siria. Obama: “Il mondo è sconvolto, faremo giustizia”
Nel video diffuso il ricatto: «Siamo pronti alla carneficina». La
Casa Bianca: il filmato è autentico. Cameron: il boia è probabilmente
britannico. La madre del reporter: orgogliosa
La campagna di terrore dello Stato Islamico (la nuova denominazione che ha assunto l’Isis) diventa una sfida aperta agli Usa. Gli jihadisti che hanno preso il controllo di parte del territorio iracheno e siriano hanno annunciato ieri sera la decapitazione di un giornalista freelance americano rapito in Siria nel 2012, James Foley, postando in internet un video in cui si vede un terrorista che gli taglia la gola. Nel filmato - ritenuto «autentico» dall’intelligence Usa - si vede poi anche un altro giornalista americano, Steven Joel Sotloff, a sua volta rapito in Siria. «La vita di questo cittadino americano, Obama, dipende dalle tue prossime decisioni», minaccia il terrorista nel video.
Il presidente Obama: «Il mondo è sconvolto»
«Quando viene fatto del male a degli americani ovunque nel mondo, noi facciamo ciò che è necessario per far si che venga fatta giustizia», ha affermato Barack Obama in una breve dichiarazione sull’assassinio del giornalista. Il presidente degli Usa ha spiegato di aver chiamato la famiglia del reporter. E poi ha aggiunto: il «mondo è inorridito: l’Isis non parla di religione. Le loro vittime sono in massima parte musulmani e nessuna fede insegna alla gente a massacrare gli innocenti».
Cameron: «Probabile il boia sia britannico»
Il premier britannico, David Cameron, ha interrotto le vacanze e si è dichiarato «choccato» per il fatto che il boia del giornalista avesse un accento londinese. Appare «sempre più probabile» che la mano che ha ucciso Foley sia di un cittadino britannico. A dirlo è il primo ministro da Londra. «È una cosa scioccante- ha aggiunto - ma sappiamo che fin troppi britannici sono andati in Siria e in Iraq coinvolti in atti di estremismo e violenza e quello che dobbiamo fare è incrementare gli sforzi per fermarli».
Il video dell’orrore
Il filmato dura meno di 5 minuti e s’intitola«Messaggio all’America». La scritta è chiara: «Obama ha autorizzato operazioni militari contro lo Stato islamico ponendo effettivamente l’America su un piano scivoloso verso un nuovo fronte di guerra contro i musulmani». In un passaggio del video viene mostrato l’annuncio del presidente Obama dalla Casa Bianca sull’avvio di raid aerei Usa in Iraq. Subito dopo, il corrispondente del “Time” Steven Joel Sotloff viene indicato come la prossima vittima: «Dipende dalle decisioni degli americani». Nelle immagini successive si vede Foley nel deserto, in una località imprecisata, in ginocchio con indosso una tuta arancione che sembra richiamare quelle assegnate ai detenuti di Guantanamo nel primo periodo di apertura della prigione americana a Cuba (attualmente le tute sono quasi tutte bianche). Accanto a lui c’è un terrorista, interamente vestito di nero e col volto coperto. Poi si vede Foley che parla contro la guerra in Iraq e «la recente campagna aerea». E ancora, il terrorista che in inglese (con un forte accento britannico) dice: «Questo è James Foley, un cittadino americano... i vostri attacchi hanno causato perdite e morte tra i musulmani... non combattete più contro una rivolta, noi siamo uno stato, che è stato accettato da un gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, ogni aggressione contro di noi è un’aggressione contro i musulmani e ogni tentativo da parte tua, Obama, di attaccarci, provocherà un bagno di sangue tra la tua gente». A quel punto il terrorista mette un lungo coltello alla gola dell’ostaggio, e inizia vigorosamente a tagliare. Nell’immagine successiva si vede il corpo del giornalista riverso per terra, nel sangue, e la sua testa mozzata sulla schiena.
Foley, un veterano del giornalismo di guerra rapito in Siria
Foley è stato rapito il 22 novembre 2012. Fino al giorno prima aveva inviato reportage e video dal nordovest della Siria, teatro di violenti scontri tra ribelli e regime di Damasco. Secondo le ricostruzioni, sarebbe stato prelevato nelle vicinanze di Taftanaz, insieme al suo autista e al suo traduttore, che sono poi stati rilasciati.Reporter di guerra esperto, Foley aveva già coperto i conflitti in Afghanistan e Libia. Nell’aprile 2011 era già stato vittima di un rapimento nell’est della Libia, ad opera di un gruppo di sostenitori del regime di Gheddafi. Con lui erano stati prelevati altri due giornalisti, l’americana Clare Gillis e lo spagnolo Manu Brabo, mentre un quarto, il sudafricano Anton Hammerl, era stato ucciso. I tre avevano passato 44 giorni in prigionia prima di essere liberati.
Dopo il suo rapimento, la famiglia Foley ha creato un sito web (www.freejamesfoley.com) per chiedere il suo rilascio e sensibilizzare l’opinione pubblica. Oggi, quel sito, in cui sono pubblicate molte notizie del giornalista, è stato rapidamente inondato di messaggi di cordoglio, diffusi via Twitter da tutto il mondo.
La famiglia: «Mai stati così orgogliosi»
«Non siamo mai stati così orgogliosi di nostro figlio. Ha dato la sua vita cercando di rivelare al mondo la sofferenza del popolo siriano», dice Diane Foley, madre di James Foley. «Supplichiamo i rapitori di risparmiare la vita degli altri ostaggi. Sono innocenti, come lo era Jim. Non hanno controllo della politica del governo americano in Iraq, Siria o in altri parti del mondo», si legge ancora sul profilo Facebook di Diane. «Ringraziamo Jim per tutta la gioia che ci ha dato. È stato uno straordinario figlio, fratello giornalista e persona», afferma ancora sua madre, che chiude il suo messaggio chiedendo «per favore, rispettate la nostra privacy nei prossimi giorni, mentre piangiamo per Jim».
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