giovedì 11 settembre 2014

E ADESSO PER DE SANTIS, IL ROMANISTA ACCUSATO DI AVER UCCISO CIRO ESPOSITO, SI PARLA DI LEGITTIMA DIFESA

 
Le vicende umane, specie poi quelle di cronaca nera, non sono mai lineari come piacerebbe alle tifoserie e per questo ci stanni i processi, con le indagini, le acquisizioni delle prove, il contraddittorio tra accusa e difesa. Non che vi sia certezza che alla fine si giunga necessariamente alla verità, magari !, ma quantomeno ci si prova ( si potrebbe fare meglio, non c'è dubbio). Certo sempre meglio della giustizia sommaria che pure piace a tanta gente (il famoso "datecelo a noi !!"). 
E così, per la Napoli che si sente sempre più vessata e vilipesa per i recenti fatti che hanno portato alla morte di Davide Bifolco, arriva l'ennesima batosta : Daniele De Santis, il romanista accusato di aver ucciso Ciro Esposito durante gli incidenti che avevano preceduto, nella prossimità dello stadio, la finale di Coppa Italia tra i partenopei e la Fiorentina, potrebbe aver agito, secondo la perizia dei carabinieri, in stato di legittima difesa, in quanto circondato e già ferito a coltellate dai tifosi napoletani che lo avevano inseguito dopo l' "assalto" provocatorio al loro pullman. 
Tra gli inseguitori, particolarmente attivo, secondo un testimone, sarebbe stato proprio Ciro Esposito, che avrebbe placcato De Santis che cercava di fuggire. 
Naturalmente i legali dei familiari del ragazzo ucciso  parlano di ipotesi assurda, ma intanto ora sul tavolo c'è un'altra storia rispetto a quella prevalentemente letta e sentita finora.


Il Corriere della Sera - Digital Edition


«De Santis fu aggredito, poi sparò a Ciro»
La perizia dei carabinieri: quando impugnò
la pistola era già ferito, forse a coltellate 

ROMA — Una pozza di sangue può riscrivere in parte la morte di Ciro Esposito. È la «traccia ematica G» nella perizia depositata dal Racis dei carabinieri, ed è dovuta ad una ferita, forse da coltello, subita da Daniele De Santis prima che un suo colpo di pistola uccidesse il tifoso napoletano. I difensori dell’ex ultrà romanista attaccano: «De Santis fu vittima di un tentato omicidio, e se venisse dimostrato che a sparare è stato lui, si tratterebbe di legittima difesa».
Viale di Tor di Quinto, prepartita di Napoli-Fiorentina, finale di coppa Italia. De Santis ha appena aggredito i pullman di tifosi azzurri diretti all’Olimpico. Urlando minacce, battendo i pugni contro i finestrini, impugnando un fumogeno. Viene inseguito da alcuni napoletani scesi dalle auto. Viene raggiunto pochi metri dopo nei pressi del cancello del Ciak Village. Tra gli inseguitori ci sono Ciro Esposito, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito. I primi a raggiungerlo. De Santis, pesante, poco agile, cade, secondo un testimone placcato da Ciro come un rugbista. Una ricostruzione che il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri accoglie fin qui in pieno nelle 600 pagine fornite al gip Giacomo Ebner. Poi si apre la fase ancora controversa.
«Si ritiene — si legge nel rapporto — che De Santis, sopraffatto dagli aggressori, ferito e sanguinante, con le mani sporche del suo stesso sangue abbia impugnato l’arma ed abbia esploso i quattro colpi ferendo i tifosi napoletani. Non si esclude che in questa fase sia stato utilizzato il coltello a serramanico per mano di uno dei tifosi partenopei. Dopo avvengono gli spari in rapida successione». La pozza ha forma ovale, dimensioni di circa 10x8 centimetri ed è generata da una lenta fuoriuscita di sangue. I colpi di pistola sono quattro, in rapida successione. «In tale situazione concitata — continua la perizia — è probabile che gli aggressori abbiano anche tentato di afferrare l’arma». I bossoli e un quinto proiettile inesploso e “scarrellato” dall’arma inceppata — tutti Parabellum, Full Metal Jacket, con polvere artigianale, partiti da una Benelli 7,65 con matricola trapanata — vengono ritrovati in uno spazio molto circoscritto. La posizione è rilevante anche per lo stub, l’esame delle particelle di polvere da sparo. Un dato risultato positivo sugli abiti dei tre tifosi — che avrebbero «schermato il deposito di gran parte delle particelle» — e sui guanti di De Santis, che però non li indossava. Sarebbero stati altrimenti sporchi di sangue come la mano. Nessuna impronta digitale è stato però possibile isolare sull’arma, perché in troppi l’hanno toccata. Dopo gli spari — oltre a Ciro, feriti lievemente gli altri due —, su De Santis arriva un secondo e più numeroso gruppo di tifosi azzurri. «Gastone» riporta fratture alle costole, a una gamba (rischia l’amputazione), al naso, ferite da taglio all’addome. Tracce di sangue del romanista ci sono su un manico di scopa «Pippo», su un collo di bottiglia, una bandiera azzurra, altre due aste di legno oltre che sul coltello a serramanico. Quando e da chi sono stati usati questi oggetti?
«La dinamica è palesemente incompatibile con le tesi dell’agguato di De Santis, si indaghi sui suoi aggressori», dicono i legali Tommaso Politi e Michele D’Urso. Gli avvocati della famiglia Esposito, Angelo Pisani e Damiano De Rosa definiscono invece «inverosimile ed azzardata la tesi della legittima difesa». Nessuno del secondo gruppo di napoletani è stato identificato. Resta da chiarire il ruolo dei quattro romanisti indagati per concorso morale nel presunto omicidio volontario compiuto da De Santis.

Fulvio Fiano

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