Ogni volta il vulcano brontola ed erutta, e ogni volta il mondo in qualche modo se la cava.
Certo, soprattutto quelli che si trovano più vicini alla bocca del cratere principale le penne un po' ce le lasciano, però alla fine l'armageddon si sposta più in là.
Alessandro Fugnoli, l'unico analista finanziario prudentemente ottimista che conosco, esamina a modo suo, con piacevole leggerezza ed ironia, gli scenari geopolitici obiettivamente gravi della scorsa estate, e come gli stessi siano sempre in qualche modo calmierati. Certo, non senza vittime. Ma le crisi di turno finiscono per essere quantomeno contenute, ancorché non risolte.
In campi finanziario non è tanto diverso, e i mercati continuano la lunga stagione di sostanziali rialzi, grazie alle banche centrali mondiali che tengono bassissimi i tassi colmando in qualche modo le economi zoppicanti qua e là (specie in Europa).
Nel 2014 la festa, prevede l'osservatore economico, continuerà.
Ma il 2015 si avvicina, e qualcosa finirà per cambiare.
Lower for longer,
faster thereafter
Ricordate la guerra in Ucraina, le atomiche tattiche, i
sonnambuli che si avviavano verso il precipizio come nel 1914? Bene, la guerra
in Ucraina non c’è più. Putin ha vinto sul campo, Europa e America hanno
risposto stizzite con altre sanzioni per fare finta di avere sotto controllo la
situazione e poi hanno imposto a Kiev di concedere l’autonomia alle regioni
russofone. Quanto vale la tregua? La guerra era costata in certi momenti 60-70
punti di SP 500 e 500-600 di Dax. E la tregua quanto vale?
Ricordate l’Iran e la sua bomba atomica, la Siria e le sue
armi chimiche? La Russia perfida che sosteneva l’uno e l’altra? Oggi sono tutti
quanti preziosi alleati dell’Occidente nella guerra contro l’Isis. La quale
Isis, a sua volta, è reputata da molti opinionisti israeliani un grande bluff,
molto meno pericoloso, strategicamente, dell’atomica iraniana.
Ricordate Gaza, che in agosto veniva messa nel mucchio per
confezionare il discorso su un mondo che non vedeva tante crisi tutte insieme
da almeno mezzo secolo?
È matematicamente certo che tra Gaza e Israele scoppieranno periodicamente altri
conflitti nei prossimi anni e decenni, ma per qualche mese è molto probabile
che non succederà niente di rilevante.
È perfino scoppiata la pace nel sud delle Filippine. L’Occidente
si indigna per un orso abbattuto, ma i 150mila morti nella guerra tra islamisti
e governo per il controllo dell’isola di Mindanao non solo non hanno suscitato
emozione ma non sono stati nemmeno annotati. In ogni caso tranquillizziamoci, è
stato raggiunto un accordo.
Ricordate l’inflazione, che in luglio sembrava avere ormai preso
tanta velocità (negli Stati Uniti) da sembrare inarrestabile e che aveva
indotto i falchi repubblicani del Fomc a fare partire una grande campagna per
il rialzo dei tassi? Bene, l’inflazione è improvvisamente sfebbrata, è calata
il mese scorso e si è totalmente azzerata nell’ultimo dato. I falchi sono
ammutoliti. Scompariranno quasi del tutto dal Fomc a partire da gennaio per
effetto delle rotazioni tra Fed regionali e per effetto delle ultime nomine da
parte di Obama, tutte rigorosamente colombe.
Molte cose sono dunque cambiate in un mese. In Giappone
l’Abenomics zoppica vistosamente sul piano dell’economia reale, ma chi ha
venduto la borsa di Tokyo nei mesi scorsi pensando che fosse già finito tutto
ha sottovalutato gli effetti degli incentivi agli acquisti azionari da parte
dei fondi pensione. Il risultato è che Tokyo è sui massimi di periodo.
Quanto all’Europa, l’impianto generale di policy rimane certamente
tedesco (austerità fiscale per tutti e svalutazione interna per la periferia)
ma ritocchi che sembravano impossibili sono già diventati realtà o si preparano
a essere realizzati. Alla Bce è stata lasciata più libertà d’azione, mentre sul
piano fiscale si chiudono uno o due occhi sugli sforamenti di bilancio. L’euro
debole, nel frattempo, ci impoverisce dolcemente e ci compra in cambio spazio
per esportare e tempo per le riforme strutturali.
La Fed, fatti bene i conti, non
intende mettersi di traverso e rovinare, proprio alla vigilia del referendum
scozzese, il clima decisamente migliorato. Il considerevole periodo di tempo
che dovrà passare prima di un rialzo dei tassi viene conservato nel comunicato
.......
Lower for
longer, faster therafter. Tassi a zero ancora per un anno (più a lungo di
quanto il mercato stava incominciando a temere) e poi rialzi veloci. Non,
quindi, la svolta lenta, morbida e quasi indolore. Non il protrarsi delle
coccole e delle attenzioni a cui i mercati hanno preso l’abitudine, concedendo
in cambio l’abdicazione dalla loro funzione di vigilanza. No, una volta che si
sarà certi che l’economia avrà preso la velocità desiderata borse e bond
verranno svezzati, perché a quel punto servirà meno che siano forti e sempre
più forti.
Le implicazioni sono significative. La tradizionale correzione
d’autunno può trasformarsi in una lunga estate di San Martino in cui le borse
continuano ad arrampicarsi lentamente verso nuovi massimi. La Scozia, da
catalizzatore di uno scivolone sulla seconda piazza finanziaria mondiale viene
retrocessa (in caso di vittoria degli indipendentisti) a fatto locale. Il
rialzo può prolungarsi fino alla fine dell’anno e occupare anche il primo
trimestre del 2015.
In cambio, la volatilità tanto attesa per le prossime settimane si
trasferisce, probabilmente ingigantita, verso la metà dell’anno prossimo. A
quel punto, con borse ancora più alte e tassi in crescita più veloce, la
correzione farà più male. La put della Yellen scatterà infatti solo dopo una
discesa almeno paragonabile a quella dell’estate dell’anno scorso. Le banche
centrali, si capirà, amano di amore sincero solo le economie. Il loro amore per
i mercati è invece solo strumentale. Quando non servono più, si possono
lasciare al loro destino.
Quali sono i rischi per questo
scenario? Il primo è che la geopolitica, che volatile lo è per davvero, cambi
di nuovo direzione. Il secondo, più insidioso, è che le economie tornino a
deludere. Non è lo scenario di base, intendiamoci, ma va tenuto in
considerazione perché i mercati sono assolutamente impreparati a questa
ipotesi.
Nello scenario di base, in ogni
caso, la festa continua.
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