Divertente, come più spesso accade, ma anche con spunti di saggezza nazionalpopolare, l'articolo che Selvaggia Lucarelli scrive trattando il tema dell'invidia della felicità altrui, partendo dalla vicenda di Gigi Buffon e Ilaria D'Amico. Sostanzialmente sono d'accordo con lei, e reputo molto sensato e ammirevole l'atteggiamento della vittima, la comunque bellissima Seredova, la quale commenta "ebbè, si è innamorato di un'altra, "c'aggia fa' " ? (ovviamente la tradita e abbandonata non si è espressa in napoletano, che però rende di più l'idea....).
Milionaria, grazie al generoso marito (Buffon farà una brutta fine temo, quando smetterà di giocare...troppo impulsivo e dilapidante il ragazzo), diventata improvvisamente simpatica a milioni di donne, comprese quelle che prima la detestavano (sempre l'invidia di mezzo...), due bei figli, un esercito di uomini pronti a consolarla, forse penserà che ci sono guai peggiori nella vita.
Gustoso il paragone che la Selvaggia fa tra la moglie del portiere della nazionale ed altre due trombate (nel senso di tradite, sia pure in campi diversi) eccellenti : la Trierweiler e la Ferrari.
Due autentiche signore le ultime due....basta scorrere i tweet dedicati alla Gandolfi (che le avrebbe soffiato il posto alla Domenica Sportiva) dalla seconda, e leggere qualche anticipazione del libro della prima. Dopo averlo letto, Hollande, che di quel libro è il vero protagonista (negativo all'ennesima potenza), avrebbe confidato : "per me è una catastrofe". Già il presidente francese era ai minimi storici del gradimento dei suoi concittadini, figuriamoci adesso dopo che l'ex premiére dame dell'Eliseo ha rivelato il suo nascosto disprezzo per le classi povere, definite "gli sdentati"...Ovviamente le smentite sono già partite, e nessuno può escludere che si tratti di bugie velenose di una donna che ha ampiamente dimostrato di essere una autentica serpe (ma Hollande se l'è scelta, e tenuta vicino anche dopo il famoso affossamento elettorale della moglie Segolene, favorito proprio dalla ex giornalista, coi figli del presidente solidali con la madre e decisi a non incontrare mai la nuova, pessima donna del padre).
Inutile soffermarsi sulla "classe" della Ferrari, con il suo riferimento ai denti rifatti (oh, un argomento caldo questo dei denti ! ) della Gandolfi.
Insomma, già sobria di per sé, la Seredova, che certo un'intellettuale non pensiamo sia, rispetto a queste due ha fatto un figurone immenso !
Meno i suoi sostenitori, soprattutto donne, con le solite menate sulle "sfascia famiglie", i figli che soffrono, la mancanza di scrupoli e di sensibilità dei due, Buffon e D'Amico naturalmente, nell'ostentare la loro felicità.
Già, la felicità. In realtà è questo il dente (aridaje !!) dolente...
Selvaggia sta con i piccioncini: baci roventi di Ilaria e Gigi, chi li critica è solo un rosicone
La Trierweiler, secondo la sua imperdibile autobiografia, ha il classico profilo della cornuta che la prende con filosofia: appreso il tradimento, s’è messa a scappare per casa con la boccetta dei sonniferi in mano e Hollande che la rincorreva. Poi il ricovero di una settimana in ospedale e infine, appunto, una bella autobiografia da cui Hollande, si suppone, uscirà bene come la Gandolfi dopo un incontro in ascensore con Paola Ferrari. Roba che Michela Rocco di Torrepadula e Mia Farrow, al confronto, sono incassatrici professioniste.
Questo genere di donne vengono sostanzialmente acclamate dalla serena e pacificata tipologia femminile denominata «ora ti faccio rimpiangere non d’aver messo l’anello al dito a me 20 anni fa, ma di aver emesso il tuo primo vagito nel mondo 50 anni fa». Sono quelle donne che «Sì, lei è una sgualdrina rubamariti», ma la loro missione nella vita è riservare all’ex marito quanto di più vicino all’evirazione chimica sia possibile. Se la Trierweiler è colei che aspetta il cadavere dell’ex sulla riva del fiume, la Seredova è quella che tira fuori la canna da pesca e si mette a pescare fischiettando diabolica. Sul suo aplomb di fronte alla notizia che il Gigi nazionale la mollava per la D’Amico si sono spese già molte parole, ma è la valanga di solidarietà femminile che le è piombata addosso, ad essere interessante. E non è che sia così facile avere in curriculum un calendario per Max ed essere amate dalle donne. Ci vogliono, a volte, un bel paio di corna subite e un’amante-capro espiatorio con uno stacco di coscia lungo quanto la Salerno-Reggio Calabria.
Perché la Seredova, alla fine, ha agito d’astuzia. S’è guardata bene dal colpevolizzare Gigi, ha commentato la sua disavventura con un laconico: «Oh, s’è innamorato di un’altra, che ci posso fare» e con una mossa mefistofelica, ovvero buttando lì il sottotesto «se non fosse stato per quella lì, io e Gigi guarderemmo ancora C’è posta per te mano nella mano sul divano», s’è portata a casa il tifo feroce della categoria «maledetta sfasciafamiglie ammaliatrice gattamorta non avrò pace finché il primo etto di adipe non ti si depositerà sulle chiappe e lui ti mollerà per una ballerina ventenne estone».
E infatti, a leggere i commenti delle donne sotto le nuove gallery di Vanity fair e vari siti in cui Buffon e la D’Amico limonano duro non come se non ci fosse un domani, ma come se ci fosse un domani in cui ricominciare a limonare più duro del giorno prima, beh, viene da suggerire alla povera Ilaria di farsi scortare dai caschi blu anche solo per andare all’Esselunga.
Perché Buffon e la D’Amico sono, per il popolo beghino e giustizialista, la parte indifendibile della vicenda. Chi accusa lei essere una maestrina- manico di scopa e lui se ne pentirà. Chi taccia lui di essersi fatto abbindolare e profetizza un finale funesto, chi rimprovera ai due scarsa sensibilità per gli ex, chi dice che lui poteva abbracciare la palla durante i mondiali anziché la D’Amico durante la gita in barca, chi li accusa di non pensare al trauma che subiranno i figli nel vederli che slinguazzano sulla copertina di Oggi.
Insomma, possiamo dire che al momento la popolarità della D’Amico tra il pubblico femminile è alla pari con le smagliature argento, la menopausa e Raffaella Fico. Certo, viene facile decidere per chi tifare quando vedi la Trierweiler che si attacca alla boccetta dei sonniferi da una parte e Hollande che va in scooter dall’altra. O quando osservi Buffon e Ilaria pomiciare e la Seredova compiere un atto ancora più estremo del suicidio con i sonniferi: andare a Miss Italia. Eppure, la stessa Ventura che decanta la dignità della Seredova, non gestì la sua, di separazione, con particolare dignità. Ci furono, col suo ex marito, accuse reciproche, pubblicazioni di sms, esami del capello e meschinità varie. E qui, nell’apparente incongruenza della Ventura, sta il sunto della vicenda: nessuna di noi è Trierweiler o Seredova. Talvolta ci tocca il ruolo delle cornute con eleganza, più spesso quello delle cornute isteriche e con la dignità di una blatta da tubatura. È il ruolo della D’Amico quello che ci tocca con minor frequenza. E non perché noi siamo più sensibili e riservate di lei, non perché noi, amanti senza macchia, se proprio dobbiamo essere sfasciafamiglie siamo sfasciafamiglie di classe. Non raccontiamoci questa balla consolatoria e livorosa. È perché la fortuna della D’Amico è riservata a poche.
La verità è che chi infesta il web con commenti di una malvagità inaudita su Buffon e la D’Amico, ha seri problemi con la felicità altrui. La verità, amiche donne così preoccupate per i figli di questo o di quell’altro, è che voi uno che vi limoni senza pietà, incurante delle buone maniere e delle prevedibili critiche, ve lo sognate la notte. Come vi sognate la notte il miracolo di quell’innamoramento scemo, con le bocche e le mani che non sanno star ferme neanche su una spiaggia o in un ristorante, perché quando quella roba lì ti sorprende a quarant’anni anni sei più fesso e felice che a venti.
Preferite le coppie di plastica che nascondo la loro infelicità in camera da letto e le danno una frettolosa inamidata ai vernissage o quelle che la loro felicità ce la sbattono in faccia con l’allegra noncuranza di chi si ama? Io preferisco le seconde. Preferisco figli che vedano mamma e papà innamorati di nuovo fuori di casa, che mamma e papà in casa pure se non si amano più, tristi di quell’infelicità che filtra pure nelle pareti. E a dirla proprio tutta, da donna, mi auguro di avere sempre più spesso la lingua impegnata in affari interessanti come quelli della D’Amico, che in commentini livorosi sulla felicità altrui.
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