domenica 12 ottobre 2014

GLI ELICOTTERI DI BERNANKE FUNZIONANO MEGLIO DI QUELLI DI DRAGHI. ECCO PERCHE'



Interessante la sintetica e chiara riflessione di Danilo Taino sul Corriere di oggi la cui conclusione sottopongo agli amici e conoscenti che vedono come unica soluzione per uscire dalla crisi il mettere mano alle stampanti di banconote e inondare l'economia di liquidità. Usa e GB hanno fatto così e i primi sono fuori dal tunnel, e i secondi stanno meglio del resto d'Europa (forse, tra un po', anche della stessa Germania, che qualche segno di frenata lo sta mostrando). In effetti i dati dicono questo. Ma NON solo. I numeri ricordano pure come il lancio di euro dagli elicotteri di Draghi (l'immagine era del vecchio Bernanke, presidente della FED : allora volavano dollari) non produrrebbero gli stessi effetti, come dimostrano le manovre che comunque in questi due anni sono state messe in atto, per sostenere le banche. In buona sostanza, l'incidenza di un dollaro o di una sterlina piovuti dal cielo, è sul PIL assai superiore a quella di un euro. E questo perchè tutto il resto funziona peggio, causa welfare costosi e vetusti, burocrazia asfissiante ed inefficiente e le altre solite cose...
Insomma, la morale è la solita : la tentazione di molti (troppi) di riaprire la diga del debito (mai peraltro del tutto chiusa) per sistemare i problemi dell'economia non elimina il dovere-necessità di provare a mettere mano ai tumori elencati.



Il mondo non vive solo di macro-economia
di Danilo Taino (statistical editor)
 

Grazie alla Grande Crisi, siamo tutti macro-economisti. Nei salotti la politica monetaria di Mario Draghi tiene banco, il rigore di Frau Merkel confonde, gli stimoli di Renzi e di Hollande scaldano i cuori. Ma un po’ di «micro»? Il Fondo monetario internazionale (Fmi) dice che la crescita nell’eurozona sarà quest’anno dell’ 1,1% e dell’ 1,5% il prossimo, mentre negli Stati Uniti toccherà l’ 1,7% nel 2014 e il 3,0% nel 2015 , in Gran Bretagna il 3,2% e poi il 2,7%.
 Siamo certi che le differenze dipendano tutte da quanti euro le banche centrali gettano nell’economia e da quanto deficit fanno i governi? E le istituzioni, le burocrazie, le regole in cui si opera?
Nel suo rapporto sulle previsioni economiche mondiali, l’Fmi parla ad esempio anche di energia. Nota che il prezzo del gas, che era pressoché lo stesso nel 2008 , oggi è di circa quattro dollari per milione di unità termiche inglesi negli Stati Uniti e di dieci dollari in Europa. Dipende dal fatto che in America la produzione è aumentata enormemente grazie alle nuove tecnologie che permettono di estrarre il gas dalle rocce di scisto mentre in quasi tutta Europa la tecnologia di fratturazione idraulica è rifiutata a priori per ragioni ambientali. Il risultato è che dal 2006 i prezzi bassi dell’energia hanno fatto crescere, in America, la produzione manifatturiera del 3% , le esportazioni di merci del 6% e l’occupazione del 2% . Non è questione di macro-economia.
E ricordate l’Agenda di Lisbona? Era un progetto lanciato nel 2000 per fare della Ue l’economia «più competitiva e dinamica del mondo» entro il 2010 . Non se ne parla più, per decenza e imbarazzo. Ma quando il World Economic Forum effettuò un’analisi dei risultati, giusto nel 2010 , stabilì che, in una misurazione degli obiettivi dell’Agenda da uno a sette , la media Ue si fermava a 4,81 , contro 5,27 negli Stati Uniti e 5,28 nell’Asia dell’Est. E che l’Italia era alla posizione 25 sui 27 della Ue, al livello 4,03 , meglio di Romania e Bulgaria ma peggio di Grecia ( 4,18 ), Spagna ( 4,53 ), Portogallo ( 4,70 ). Alcuni dettagli: nell’innovazione, Usa 6,03 , Ue 4,2 3 , Italia 3,78 ; nelle liberalizzazioni, Usa 5,05 , Ue 4,80 , Italia 4,16 ; nel digitale, Usa 5,79 , Ue 4,73 , Italia 3,74 . Arretratezze che limitano la crescita. E dicono che ogni euro messo nell’economia da Draghi o da Renzi produce meno Pil di un dollaro della Fed o di Obama. È il micro che annichilisce il macro.

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