Barroso sarà contento di finire la sua carriera di Commissario UE, con il suo successore che dovrà vedersela col referendum britannico, con i movimenti separatisti in crescita, e con Francia e Italia messe di traverso. In particolare, quest'ultima, guidata da un Gian Burrasca niente male, che le cose non le manda certo a dire.
Nell'estate del 2011, quando arrivò la famosa lettera della BCE, firmata da Trichet (ma controfirmata dal suo successore, Mario Draghi), Berlusconi e Tremonti piegarono la testa, nel timore che la banca europea ci mollasse e i nostri titoli di stato mancassero di copertura. Renzino, 3 anni dopo, non ha problemi diversi, perché il nostro debito pubblico in questi tre anni, nonostante il padre di tutti i mali italiani non sia più a Palazzo Chigi, non è diminuito, anzi è aumentato ancora. Però ha deciso di assumere un piglio diverso. E così dice che noi rispetteremo il tetto del 3%, facendo finta di non sapere che a Bruxelles da noi vogliono il pareggio di bilancio nel 2015, cosa assolutamente impossibile salvo manovre da periodi di guerra (leggi : patrimoniale, prelievi dai conti corrente, in stile Amato per intenderci, ennesimo ma più pesante al patrimonio privato, visto che il pubblico non si tocca ). Sbruffone come sempre, Renzi dice che se mancano 2-3 miliardi lui li trova in una mattinata ( che ce vò ? aumenta un'altra volta l'IVA, ed è fatto !), e però è ora di farla finita con le letterine, e i conti iniziare a farli anche con le spese dei palazzi di Bruxelles (e tutti i torti non li ha..., anche se poi la sostanza dei NOSTRI problemi non sta lì e non cambia).
Vedremo nelle prossime ore. Un fatto non è smentibile : se ALTRI si fossero mossi con la stessa spregiudicatezza verbale nei confronti delle autorità europee, sarebbe venuta giù la rete web tra tweet e post sui social network.
Legge di stabilità, ecco la lettera Ue: all’Italia: “Chiarimenti su deficit, coperture e riforme”. Renzi: “2 miliardi? Possiamo metterli domani”
Sul tavolo del governo i rilievi tecnici che la Commissione ha
sollevato sulla manovra. Barroso contro il Ministero dell’Economia:
«Quel testo non doveva essere pubblicato». Il premier lo gela: «Stupito.
Ora pubblicheremo i dati delle spese Ue, sarà divertente»
ANSA
La lettera «confidenziale» di Katainen è stata pubblicata integralmente sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanza
corrispondente da bruxelles
«E’ partita, dunque è anche arrivata», dice di buon’ora una fonte europea a La Stampa. Poi arriva la conferma del Tesoro. Da questa mattina sul tavolo del governo italiano ci sono i rilievi tecnici che la Commissione Ue ha sollevato sulla Legge di Stabilità varata dal governo Renzi il 15 ottobre. In sostanza, hanno circoscritto tre gruppi di questioni da modificare o approfondire: il mancato rispetto dell’obbligo di ridurre di mezzo punto il deficit strutturale (al netto di ciclo e una tantum); la solidità delle coperture e delle entrate; gli effetti e il calendario delle riforme.
24 ORE DI TEMPO
«La Commissione intende continuare il dialogo costruttivo con l’Italia per arrivare alla valutazione finale della manovra e gradirebbe il vostro punto di vista non appena possibile e preferibilmente entro il 24 ottobre per consentirci di tener conto delle valutazioni italiane nella prossima fase», si legge nella lettera. Il commissario per l’Economia Jyrki Katainen rileva una significativa deviazione dagli aggiustamenti richiesti per centrare l’obiettivo di medio termine (il pareggio nel 2015). «Non una è minaccia, ma l’avvio di una collaborazione», si assicura a Bruxelles. Vero a metà. Perché se il dialogo non avrà uno sbocco positivo, il 29 l’esecutivo potrebbe calare il suo asso di picche e chiedere la riscrittura degli impianti non in linea con le regole a dodici stelle.
“SIGNIFICATIVO SCOSTAMENTO DAGLI OBIETTIVI”
«Dall’analisi preliminare, sulla base dei conti degli uffici tecnici della Commissione Ue, l’Italia programma una significativa deviazione dagli aggiustamenti richiesti per centrare l’obiettivi di medio termine (il pareggio di bilancio, ndr) nel 2015», si legge nella lettera. Quindi, «l’Italia come assicurerà un pieno rispetto degli obblighi della politica di bilancio nel 2015?». Il governo italiano fa sapere che risponderà entro domani. Ci sono 24 ore di tempo per trattare. «Gli uffici tecnici del Ministero sono già in contatto con la direzione ECFIN a Bruxelles, così come il Governo italiano è in contatto con la Commissione europea», scrive una nota del Tesoro. Matteo Renzi, a Bruxelles per il vertice europeo, non ci sta: «Stiamo discutendo di uno o due miliardi di differenza, possiamo metterli anche domattina», «corrispondono ad un piccolissimo sforzo».
LA PUBBLICAZIONE DELLA LETTERA DIVENTA UN CASO
La pubblicazione della lettera di Katainen a Padoan - apprezzabile operazione di trasparenza del Tesoro - non è però andata giù a Barroso. «È stata una decisione unilaterale del governo italiano, la Commissione non era favorevole perché siamo in una fase di negoziati e consultazioni con diversi governi e sono consultazioni tecniche, che è meglio avere in un ambiente confidenziale», dice il presidente uscente. Anche su questo fronte la replica di Renzi è durissima: «Sono stupito che Barroso si sia sorpreso per la pubblicazione della lettera che era stata anticipata qui, su un importante quotidiano internazionale, il Financial Times, poi un importante giornale italiano ha avuto lo scoop». Poi l’affondo: «Pubblicheremo non solo la lettera» inviata dall’Ue, «ma tutti i dati economici di quanto si spende in questi palazzi, sarà molto divertente».
LETTERA ANCHE ALLA FRANCIA
Da Parigi il sottosegretario per gli Affari Comunitari, Sandro Gozi getta acqua sul fuoco, definendo gli interrogativi contenuti nella lettera del tutto «normali». «Noi - sottolinea - vogliamo raggiungere gli obiettivi ma attraverso un nuovo percorso. Di questo discutiamo con la Commissione e tra poco la Commissione riceverà la risposta dell’Italia». La lettera dell’Ue, comunque, era attesa ed è stata recapitata anche alla Francia. Lo ha annunciato il presidente della Commissione Esteri del Parlamento europeo, Elmar Brok, lasciando il pre-vertice del Ppe a Bruxelles. «La Francia rispetterà le regole usando il massimo della flessibilità», ha ribadito Hollande entrando al summit Ue. E il plenipotenziario economico Jyrki Katainen ha confidato l’intenzione di inviare tre lettere ad altrettanti Paesi per «chiedere chiarimenti sulle leggi di bilancio». Anche Austria, Malta e Slovenia dovrebbero pertanto ritrovarsi oggi un invito a spiegarsi meglio.
DUELLO A DISTANZA VAN ROMPUY-JUNCKER
Il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, avrebbe inoltre suggerito al numero uno uscente Barroso, e al confermato Katainen, di non alimentare polemiche che potrebbero inquinare l’eurosummit in programma nella capitale belga (inevitabile). Infine peserebbe la mancanza di piena sintonia fra il vecchio e il nuovo, fra il portoghese dalla linea dura (dall’Italia vorrebbe tutto lo 0,5%) e gli uomini di Juncker, già generosi nel ripetere che «le regole cambiano, ma possono essere applicate con maggiore flessibilità».
CLIMA AMMORBIDITO
Il senso della lettera è chiaro: bisogna mettere le mani nel motore nel giro di una settimana. «Il clima nei confronti dell’Italia si è ammorbidito», riferisce una fonte. Potrebbe bastare una «lettera di intenti» come base per risolvere la contesa. Ci si aspetta «uno sforzo verso lo 0,25 di correzione strutturale». Il dato di riferimento è quello. Potrebbe essere accettato alla luce della difficile congiuntura e scontando l’efficacia delle riforme. Roma, con attenzione, diplomazia e 2-3 miliardi, ha ancora la possibilità di non sentirsi chiedere di riscrivere il bilancio.
LA FRETTA DI JUNCKER
E’ importante per sedersi a pieno titolo al tavolo della fase due, quella «politica» su flessibilità e investimenti. Juncker ha fretta. «Presenteremo il piano investimenti da 300 miliardi entro Natale e non a metà febbraio», ha annunciato all’Europarlamento. L’obiettivo è andare oltre il guado, «senza accumulare nuovo debito», ricordando «non si crea lavoro con la sola austerità, perché se così fosse la crescita sarebbe massiccia e invece no». Una task force Bei-Commissione presenterà l’elenco dei progetti possibili nazionali il 25 novembre. C’è l’ipotesi di un utilizzo di parte della dote del fondo salva-Stati (che non piace a Berlino) e la ricapitalizzazione della stessa Banca per gli investimenti. Si conta su un’approvazione al summit del 18-19 dicembre. Juncker vuole sia la priorità, per il lavoro, l’occupazione e oltre. «Questa commissione - dice - è l’ultima chance per l’Ue». Forse esagera. Ma forse no.
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