A mio avviso la differenza tra Santoro e Travaglio sta nel fatto che il primo il contraddittorio lo regge, il secondo no. Travaglio si trova meglio nello scrivere, su libri o giornali, dove nessuno non solo lo può interrompere - cosa che invece lui può fare - ma confutare.
Con l'amico (ex ?) e mentore Michele, ha sempre ottenuto uno spazio mostruoso (10 minuti in tv sono un tempo infinito !) per i suoi monologhi, dove peraltro legge.
Nel dibattito, l'egolatria dell'uomo prende il sopravvento, e se, come ieri, sente che il pubblico non è dalla sua (gli applausi li prendeva Santoro, che lo invitava al rispetto delle regole dialettiche, e soprattuto tale Stefano, il giovanotto di Genova, uno degli angeli del fango, che sembrava dare ragione a Burlando) vede rosso fuoco, sente la pressione che sale a livelli di pericolo di vita, e se ne va.
E' quanto successo giovedì, durante la puntata di Servizio Pubblico, dove Travaglio non ha sopportato di avvertire che il toro della puntata, quello destinato alle banderillas continue, fino alla "matata" finale, vale a dire Claudio Burlando, risultasse più simpatico di lui. Nelle corride a volte succede che il pubblico sposti il suo favore dal matador, pure popolare e famoso, al toro, specie se il primo non appare in giornata fausta.
Certo, come ipotizza più di qualcuno, il litigio in diretta, con tanto di abbandono dello studio televisivo, potrebbe essere una mera messa in scena. Gli ascolti di Servizio Pubblico NON stanno andando bene (e nemmeno le vendite de Il Fatto ). E' vero che la crisi riguarda tutti i talk e i quotidiani, però Santoro e Travaglio sono dei leader nel loro campo (il primo è stato per lustri il numero uno incontrastato del genere) ed entrambi dotati di un ego decisamente ipertrofico.
Quindi l'appannamento lo prendono malissimo.
Di qui, forse, l'idea della lite eclatante, che può far impennare l'attenzione e la curiosità.
C'è da scommettere infatti che in tanti giovedì prossimo si sintonizzeranno su La 7 per vedere : A) se Travaglio c'è B) nel caso, come i due galli aggiusteranno la lite.
Insomma, in mancanza del Berlusca, che assicurava il pane a tutti, qualcosa bisogna inventarsi...
Travaglio dopo la lite: “Non taccio al fischio del domatore”. Santoro: “Porta aperta”
Polemico editoriale sul “Fatto Quotidiano”, mentre il conduttore di
Servizio Pubblico tende la mano: “Nessun problema a continuare insieme”
ANSA
La lite in diretta a Servizio Pubblico
«Per lui ci sarà sempre una porta aperta per manifestare il suo
pensiero e aumentare la platea delle persone interessate al suo lavoro».
Il giorno dopo la lite televisiva fra Marco Travaglio e Claudio
Burlando, con l’abbandono dello studio da parte del giornalista, il
conduttore di Servizio Pubblico, Michele Santoro, con una nota tenta di
calmare le acque: «Come tutti sanno, non commento ciò che accade in
trasmissione - scrive -. Chi non l’avesse vista e volesse farsi
un’opinione, può vedere la puntata di ieri, come stanno già facendo in
tanti e commentarla come gli pare. Mi auguro che il comportamento di
Marco Travaglio, che ha lasciato lo studio, sia stato determinato da
circostanze e umori del momento».
Sarà anche stata colpa del dibattito acceso, ma dopo averci dormito sopra, la posizione del condirettore del Fatto Quotidiano non si smussa. Oggi, in un’editoriale dal titolo “Io confesso”, porge ironiche scuse al governatore della Liguria, ribadendo punto per punto il suo pensiero: le responsabilità attribuite al presidente, la difesa dell’ex sindaco Sansa, l’attacco ai membri della giunta Burlando coinvolti in inchieste: «Mi scuso per aver affermato che è stato, nell’ordine: assessore, vicesindaco e sindaco di Genova, poi ministro dei Trasporti, infine governatore della Liguria, mentre avrei dovuto ammettere che tutte quelle cariche le ho ricoperte io - commenta-. Mi scuso per avergli attribuito ingiustamente la cementificazione della sua città e della sua regione, il piano casa tutto cemento, l’imboscamento di 8 dei 10 milioni stanziati dallo Stato per l’alluvione del 2010, la piastra di cemento per parcheggi costruita a monte del torrente Fereggiano, il mega-centro commerciale per 5 mila persone in una zona definita dal suo stesso assessore “a rischio di alluvioni” dopo la tragedia del 2011, i porticcioli turistici per impreziosire la costa in tandem col grande Scajola, il blocco dei lavori sul torrente Bisagno non per colpa dell’ex sindaco Sansa né del Tar, ma dalla Regione che non ha fatto nulla dal 2012, mentre è universalmente noto che tutte quelle brutte cose le ho fatte tutte io».
Santoro ha teso la mano: «Per quanto mi riguarda, non ho problemi a continuare il nostro rapporto nel rispetto della linea editoriale del programma che prevede attenzione e ascolto nei confronti di tutti. Se ciò non fosse possibile e una lunga collaborazione si dovesse interrompere per una differente valutazione sul formato, sulle regole e sulle caratteristiche di Servizio Pubblico, non potrei che confermare amicizia e rispetto nei confronti di un giornalista che giudico eccellente e del suo giornale essenziale per il pluralismo». Travaglio non si risparmia: «Mi scuso, con la Democrazia tutta, per aver colto la differenza tra l’insulto e la critica, tra il lasciar parlare e il lasciar mentire - ribadisce-. Mi scuso, con chicchessia, per non esser nato foca ammaestrata che canta o tace al fischio del domatore. Mi scuso, con tutti, per aver abbandonato lo studio di Servizio Pubblico proprio quando stavano per convincermi: ancora dieci secondi, e avrei confessato che l’alluvione l’ho fatta io. Il fango c’est moi» conclude. Giovedì, quando a Genova ci sarà, speriamo, meno melma da spalare, sapremo come è andata a finire.
Sarà anche stata colpa del dibattito acceso, ma dopo averci dormito sopra, la posizione del condirettore del Fatto Quotidiano non si smussa. Oggi, in un’editoriale dal titolo “Io confesso”, porge ironiche scuse al governatore della Liguria, ribadendo punto per punto il suo pensiero: le responsabilità attribuite al presidente, la difesa dell’ex sindaco Sansa, l’attacco ai membri della giunta Burlando coinvolti in inchieste: «Mi scuso per aver affermato che è stato, nell’ordine: assessore, vicesindaco e sindaco di Genova, poi ministro dei Trasporti, infine governatore della Liguria, mentre avrei dovuto ammettere che tutte quelle cariche le ho ricoperte io - commenta-. Mi scuso per avergli attribuito ingiustamente la cementificazione della sua città e della sua regione, il piano casa tutto cemento, l’imboscamento di 8 dei 10 milioni stanziati dallo Stato per l’alluvione del 2010, la piastra di cemento per parcheggi costruita a monte del torrente Fereggiano, il mega-centro commerciale per 5 mila persone in una zona definita dal suo stesso assessore “a rischio di alluvioni” dopo la tragedia del 2011, i porticcioli turistici per impreziosire la costa in tandem col grande Scajola, il blocco dei lavori sul torrente Bisagno non per colpa dell’ex sindaco Sansa né del Tar, ma dalla Regione che non ha fatto nulla dal 2012, mentre è universalmente noto che tutte quelle brutte cose le ho fatte tutte io».
Santoro ha teso la mano: «Per quanto mi riguarda, non ho problemi a continuare il nostro rapporto nel rispetto della linea editoriale del programma che prevede attenzione e ascolto nei confronti di tutti. Se ciò non fosse possibile e una lunga collaborazione si dovesse interrompere per una differente valutazione sul formato, sulle regole e sulle caratteristiche di Servizio Pubblico, non potrei che confermare amicizia e rispetto nei confronti di un giornalista che giudico eccellente e del suo giornale essenziale per il pluralismo». Travaglio non si risparmia: «Mi scuso, con la Democrazia tutta, per aver colto la differenza tra l’insulto e la critica, tra il lasciar parlare e il lasciar mentire - ribadisce-. Mi scuso, con chicchessia, per non esser nato foca ammaestrata che canta o tace al fischio del domatore. Mi scuso, con tutti, per aver abbandonato lo studio di Servizio Pubblico proprio quando stavano per convincermi: ancora dieci secondi, e avrei confessato che l’alluvione l’ho fatta io. Il fango c’est moi» conclude. Giovedì, quando a Genova ci sarà, speriamo, meno melma da spalare, sapremo come è andata a finire.
gentaccia da evitare accuratamente
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