Forse non comprendo bene e in questo caso chiedo preliminarmente scusa. Però, se così non è, sarebbe inaccettabile la posizione assunta dai comandanti della nostra Marina che ignorando le nuove disposizioni, concordate dall'Italia con l'Unione Europea, continuerebbero ad applicare le vecchie, quelle di "Mare Nostrum", rivelatisi insostenibili a livello di accoglienza dei flussi migratori.
E' sicuramente comprensibile, da un punto di vista umanitario, il desiderio di intervenire in caso di richiesta di aiuto da parte dei barconi in difficoltà, però si tratta di militari, tenuti ad obbedire agli ordini ricevuti. Altri paesi, Spagna in primis, non hanno questi problemi, eppure non credo che quei marinai siano immaginabili più cinici dei nostri. L'immigrazione, lo scrivono tutti gli opinionisti sensati - quindi non quelli del Vaticano e amici, il cui punto di vista è comprensibile ma non interamente accoglibile - è un fenomeno che va regolato, se si vuole che non alimenti, come sta avvenendo, fobie xenofobe anche in popolazioni, come la nostra, non storicamente portate a questo.
E gli uomini dello Stato, oltretutto militari, devono obbedire agli ordini.
Il nuovo piano europeo finora ha fallito. E in Italia scoppia la polemica
Sbarchi, 8 mila immigrati al mese
I tecnici del Viminale accusano la Marina: applica i vecchi protocolli. L’Ue investe 2 milioni e 900 mila euro al mese. Ma senza risultati
(Ansa)
ROMA
Doveva essere la soluzione per fermare gli sbarchi, soprattutto per
scoraggiare le partenze dall’Africa ed evitare nuove tragedie in mare.
Invece l’operazione Triton non ha dato, almeno per ora, i risultati
sperati.
In due mesi, da quando è partita la missione pianificata con l’Ue dopo il naufragio davanti all’isola di Lampedusa che causò centinaia di vittime, sono approdati sulle nostre coste oltre 16.000 migranti, una media di 8.000 al mese. E dunque l’andamento dei flussi è rimasto in linea con quanto accadeva prima che si decidesse di avviare i pattugliamenti impiegando mezzi e uomini in accordo con gli altri Stati membri. I dati aggiornati a ieri mattina sono eloquenti: dal 1° gennaio al 27 dicembre sono arrivati 169.215 stranieri, di cui 120.150 in Sicilia. Quelli sbarcati fino al 31 ottobre, alla vigilia dell’entrata in vigore di Triton, erano 153.389.
E tanto basta per scatenare la polemica, con i tecnici dell’Immigrazione del Viminale che accusano la Marina militare di non aver mai interrotto il soccorso avanzato, di fatto lasciando in piedi Mare Nostrum e così vanificando quanto è stato deciso a Bruxelles e poi messo in atto dal nostro governo.
In due mesi, da quando è partita la missione pianificata con l’Ue dopo il naufragio davanti all’isola di Lampedusa che causò centinaia di vittime, sono approdati sulle nostre coste oltre 16.000 migranti, una media di 8.000 al mese. E dunque l’andamento dei flussi è rimasto in linea con quanto accadeva prima che si decidesse di avviare i pattugliamenti impiegando mezzi e uomini in accordo con gli altri Stati membri. I dati aggiornati a ieri mattina sono eloquenti: dal 1° gennaio al 27 dicembre sono arrivati 169.215 stranieri, di cui 120.150 in Sicilia. Quelli sbarcati fino al 31 ottobre, alla vigilia dell’entrata in vigore di Triton, erano 153.389.
E tanto basta per scatenare la polemica, con i tecnici dell’Immigrazione del Viminale che accusano la Marina militare di non aver mai interrotto il soccorso avanzato, di fatto lasciando in piedi Mare Nostrum e così vanificando quanto è stato deciso a Bruxelles e poi messo in atto dal nostro governo.
Lo schieramento a 30 miglia
Il
piano messo a punto nei mesi scorsi in sede Frontex prevedeva una linea
di sbarramento sistemata a 30 miglia dalla Sicilia. Per effettuare i
controlli è stato previsto l’impiego di 25 mezzi navali e 9 mezzi aerei,
a guidare sono gli italiani dal Centro di coordinamento aeronavale
della Guardia di Finanza a Pratica di Mare, dove sono presenti anche gli
ufficiali degli altri Paesi e quelli di Frontex.
L’accordo prevede che Malta si preoccupi esclusivamente dei migranti soccorsi o individuati all’interno delle proprie acque. Il resto riguarda l’Italia, che deve occuparsi sia degli irregolari, sia dei richiedenti asilo anche se l’individuazione è stata effettuata da un mezzo straniero. Sono invece vietati i respingimenti: i migranti dovranno essere sempre portati a terra per individuare chi ha diritto allo status di rifugiato.
Il progetto, studiato dagli specialisti della Direzione immigrazione del Viminale e approvato anche a livello politico dall’Unione, è comunque un’operazione di polizia varata per contrastare i flussi illegali e dunque i mezzi messi a disposizione possono partecipare all’attività di soccorso soltanto in casi di massima emergenza.
Il recupero in mare rimane invece affidato alla Guardia costiera che naturalmente può chiedere rinforzi per fare fronte a situazioni di pericolo.
L’accordo prevede che Malta si preoccupi esclusivamente dei migranti soccorsi o individuati all’interno delle proprie acque. Il resto riguarda l’Italia, che deve occuparsi sia degli irregolari, sia dei richiedenti asilo anche se l’individuazione è stata effettuata da un mezzo straniero. Sono invece vietati i respingimenti: i migranti dovranno essere sempre portati a terra per individuare chi ha diritto allo status di rifugiato.
Il progetto, studiato dagli specialisti della Direzione immigrazione del Viminale e approvato anche a livello politico dall’Unione, è comunque un’operazione di polizia varata per contrastare i flussi illegali e dunque i mezzi messi a disposizione possono partecipare all’attività di soccorso soltanto in casi di massima emergenza.
Il recupero in mare rimane invece affidato alla Guardia costiera che naturalmente può chiedere rinforzi per fare fronte a situazioni di pericolo.
Le tre navi in linea avanzata
In
realtà, nonostante l’impegno del governo a chiudere «Mare Nostrum»
entro la fine dell’anno, nel Mediterraneo sono ancora operative tre navi
della Marina militare che si occupano proprio dei soccorsi. Operazione
naturalmente meritoria, che consente di salvare moltissime vite. Il
problema rimane però quello del coordinamento perché i mezzi si muovono
in linea avanzata e questo, secondo i tecnici del Viminale, rischia di
vanificare l’attività svolta da Frontex.
In ambienti della Difesa si fa però notare che la Marina si limita a svolgere i compiti assegnati «anche perché sarebbe impensabile, vista la grave situazione che persiste in Nordafrica, che queste persone venissero lasciate senza aiuto». E si ricorda come «il governo ha autorizzato fino al 31 dicembre l’operazione di sicurezza e sorveglianza dei nostri mari, dunque le navi possono spingersi più avanti in caso di richiesta d’aiuto e poi far sbarcare i migranti nei porti autorizzati dal ministero dell’Interno».
In ambienti della Difesa si fa però notare che la Marina si limita a svolgere i compiti assegnati «anche perché sarebbe impensabile, vista la grave situazione che persiste in Nordafrica, che queste persone venissero lasciate senza aiuto». E si ricorda come «il governo ha autorizzato fino al 31 dicembre l’operazione di sicurezza e sorveglianza dei nostri mari, dunque le navi possono spingersi più avanti in caso di richiesta d’aiuto e poi far sbarcare i migranti nei porti autorizzati dal ministero dell’Interno».
La relazione dei tecnici
Nei
giorni scorsi i vertici del Dipartimento immigrazione hanno elencato al
ministro dell’Interno Angelino Alfano le difficoltà operative e hanno
evidenziato proprio i problemi nati nel coordinamento con la Marina e in
particolare l’impossibilità di effettuare i pattugliamenti vista la
scelta di lasciare le navi in posizione così avanzata. In sostanza i
tecnici del Viminale ritengono che con questi «assetti» Frontex potrebbe
non avere l’effetto deterrente che si voleva ottenere quando si è
deciso di varare l’operazione di pattugliamento e soprattutto che il
numero dei migranti in arrivo sulle nostre coste rischia di aumentare
con la bella stagione.
Il problema posto a livello tecnico riguarda anche i costi. L’Europea mette a disposizione 2 milioni e 900 mila euro mensili che coprono il 100 per cento delle spese sostenute dagli Stati stranieri e il 38 per cento di quelle affrontate dall’Italia che ha in più l’onere di occuparsi delle proprie frontiere: per i mezzi navali ci vogliono dai 550 ai 1.000 euro all’ora, 3.500 per gli aerei. L’impegno di Bruxelles è legato anche ai risultati raggiunti e il timore dei tecnici è che - a fronte di un bilancio non pienamente soddisfacente - si decida di sospendere l’intervento.
Il problema posto a livello tecnico riguarda anche i costi. L’Europea mette a disposizione 2 milioni e 900 mila euro mensili che coprono il 100 per cento delle spese sostenute dagli Stati stranieri e il 38 per cento di quelle affrontate dall’Italia che ha in più l’onere di occuparsi delle proprie frontiere: per i mezzi navali ci vogliono dai 550 ai 1.000 euro all’ora, 3.500 per gli aerei. L’impegno di Bruxelles è legato anche ai risultati raggiunti e il timore dei tecnici è che - a fronte di un bilancio non pienamente soddisfacente - si decida di sospendere l’intervento.
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