sabato 24 gennaio 2015

FORSE PAROLISI NON E' COLPEVOLE. NUOVA PERIZIA LO SCAGIONEREBBE. A FEBBRAIO CASSAZIONE DECIDE



E' una perizia difensiva, quindi di parte. Ma anche quelle dell'accusa, ricordiamocelo, sono di parte. Eppure le seconde le prendiamo sempre per oro colato, le prime sono farlocche perché "prezzolate".
Eppure la pulce nell'orecchio....Parliamo di quanto è pubblicato su Il Garantista di oggi, che dà risalto - sul Corsera nemmeno una riga...- ai risultati delle ricerche effettuate dai periti della difesa di Parolisi, e che scagionerebbero il militare dall' aver ucciso la moglie, Melania Rea, in quanto i graffi rilevati sul corpo di quest'ultima dalle ispezioni necroscopiche,  con buona probabilità non sarebbero ascrivibili ai segni della cerniera del giubbotto della stessa vittima, contrariamente a quanto era stato stabilito nella sentenza di appello, ma all'assassino. 

Se questi fosse Parolisi, sugli indumenti indossati da quest'utimo, ed esaminati in sede di indagini,  si sarebbero dovute trovare le tracce conseguenti a quei graffi. E invece così non è. 
Non so se sia un dubbio sufficiente, vedremo cosa deciderà la Cassazione tra poco, chiamata a decidere se confermare la condanna a 30 anni, comminata a Parolisi in appello (ergastolo in primo grado), oppure disporre un nuovo giudizio, rilevando delle carenze decisive nella decisione impugnata. Ricordo solo a me stesso che NON ci sono prove schiaccianti contro Parolisi, se non la sua indole che una collega sintetizzò alla grande in un post ai tempi assai letto : traditore seriale (  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/01/parolisi-il-traditore-seriale.html ). Il suo è un processo indiziario, non essendo stata trovata l'arma del delitto ( da potergli attribuire in qualche modo), né testimonianze decisive. Siccome è un bugiardo ed un fedifrago, e stava messo male tra moglie ed amante, è plausibile che abbia deciso di sbarazzarsi della prima. A quel punto, gli indizi, che non lo inchiodano ma nemmeno lo scagionano, sono stati ritenuti sufficienti a condannarlo.
Magari questo nuovo elemento creerà un "ragionevole dubbio". 

 


Il Garantista

Svolta clamorosa «Non fu Salvatore Parolisi» Nuova prova lo scagiona




 a. Parolisi

E se fosse stato solo un donnaiolo? Un uomo narcisista ed infedele ed anche un soldato poco onorevole forse. Anche se su questo punto proprio recentemente il tribunale militare lo ha assolto, per mancanza di prove, dall’accusa dei famosi festini con le allieve reclute della caserma. Di certo era uno che per coprire le sue malafatte coniugali, e soprattutto la lunga e tormentata relazione con una soldatessa sua allieva, ha detto un sacco di improbabili bugie e che da questo punto di vista incarnava un profilo perfetto per il ruolo di killer

Ma se non fosse davvero lui l’assassino? Le ultime perizie tecnico- scientifiche aprono a scenari che potrebbero rivelarsi clamorosi. La vicenda, manco a dirlo, è quella dell’omicidio di Melania Rea, la giovane donna, e mamma, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile del 2011 a Ripa di Civitella (Te), per cui in carcere ora c’è il marito Salvatore Parolisi, ex caporalmaggiore dell’Esercito e figura quanto mai controversa. Dopo la “svolta” dell’impronta di una scarpa rilevata ed isolata nei pressi del luogo del delitto, che non apparterrebbe al militare (è un 40 a fronte del fatto che l’imputato calza il 43), un altro elemento potrebbe ora scagionarlo.

Si tratta di segni sulle gambe della donna, dei graffi rilevati dalle ispezioni necroscopiche che con buona probabilità, secondo le nuove analisi scientifiche dei consulenti della difesa, non sarebbero ascrivibili ai segni della cerniera del giubbotto della stessa vittima, contrariamente a quanto era stato stabilito nella sentenza di appello. La nuova perizia condotta dai medici legali della difesa qualifica infatti quei segni sulla pelle della povera vittima come ”striature a linee parallele da sovrapposizione”: che in buona sostanza vorrebbe dire che a lasciarli non sono stati gli indumenti della vittima ma, molto più probabilmente, almeno secondo la lettura del collegio tecnico della difesa dell’imputato, dall’assassino.
 Che naturalmente non sarebbe Parolisi. Perché? Già nella prima fase delle indagini, gli investigatori avevano attribuito quei segni alla manica della maglia intrisa di sangue dell’aggressore – si parlò praticamente della firma del killer – fatto che colliderebbe invece con l’elemento secondo il quale (e come risulta da diverse testimonianze agli atti) Parolisi non abbia mai cambiato gli indumenti quel 18 aprile di 4 anni fa: «l’uomo era uscito da casa in maniche corte e pantaloncini, rimanendo così vestito fino a tarda serata», ha ribadito il legale di Parolisi. Inutile dire che questo nuovo elemento rafforza la fiducia della difesa nella possibilità di riaprire il caso: «Abbiamo un ulteriore indizio di innocenza – esulta l’avvocato Nicodemo Gentile, che insieme al collega Water Biscotti tutela Parolisi – questo nuovo dato tecnico riconferma l’evidenza di una scena del delitto piena di segni e tracce che non appartengono al nostro assisitito, ma a soggetti che, ad oggi, rimangono ignoti e sui quali urgono verifiche ».

La difesa ha pertanto chiesto alla Corte di Cassazione di annullare la sentenza d’appello con la quale Parolisi era stato stato condannato a 30 anni, mentre in primo grado il gup di Teramo gli aveva dato l’ergastolo. Su tale richiesta la Suprema Corte si pronuncerà il prossimo 10 febbraio. Questi clamorosi sviluppi hanno comunque fatto registrare la reazione negativa della famiglia di Melania che, sta crescendo una bimba rimasta di fatto orfana di entrambi i genitori in tenerissima età; come è noto, dopo un primo momento di fiducia incondizionata nei confronti di Parolisi, hanno nel prosieguo delle indagini e dei processi svoltato su posizioni decisamente colpevoliste nei confronti dell’ex militare: sia i genitori di Melania che il fratello non hanno infatti dubbi; «Siamo sicuri che ad ucciderla è stata lui. Se riapriranno il processo, auspichiamo una nuova condanna».


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