venerdì 23 gennaio 2015

LA CASSAZIONE "ATTENTA" AL FATTO QUOTIDIANO CON UNA SENTENZA "BRAVAGLIO"

 

Se questa pronuncia della Cassazione troverà seguito diffuso, per il Fatto Quotidiano c'è veramente il rischio chiusura sarcasticamente ventilato da Facci, ma non è che per tutti gli altri cronisti di giudiziaria le cose vadano meglio. Cosa è accaduto ? Che gli ermellini hanno stabilito che non erano stati abrogati gli articoli del codice penale e di procedura penale ( il 114, il 329 e il 684 ricorda Facci), che sanciscono il divieto della pubblicazione, anche parziale, dei testi letterali, anche parziali, tratti da  atti relativi ad un procedimento in fase di indagini, e le hanno applicate in un procedimento che investiva, mi pare di capire, il giornale di Travaglio. Da quelle parti giustamente si sono lamentati affermando come si tratti di norme ormai desuete, visto che tutti pubblicano tutto, però i cattivoni di piazza Cavour non li hanno ascoltati.  
Del resto si sa che gli amici veri i giornalisti, specie specializzati in  manette, ce li hanno in Procura, meno in Cassazione... 
Ma niente paura. Intanto le sanzioni sono ridicole (infatti quelli della stampa strillano come aquile quando qualcuno prova a renderle meno risibili), e poi si può confidare che i giudici di merito stenteranno ad attenersi all'indicazione della cd. suprema corte. 



 La Legge Bravaglio

 

Da 23 anni mi sento dare dell'ingenuo - da vari colleghi ma anche, ricordo, dall'avvocato Caterina Malavenda, che fu mia insegnante alla scuola di giornalismo e ora difende uno come Travaglio - perché ho sempre scritto ciò che la Cassazione ha finalmente ribadito l'altro giorno, lasciando di stucco i soliti addetti alla copisteria giudiziaria: cioè che il Codice già contiene gli articoli 114, 329 e 684 che vietano espressamente la pubblicazione di virgolettati provenienti da atti e verbali e compagnia bella, questo senza bisogno che i governi ogni tanto abbozzino presunte "leggi bavaglio" che poi non vanno mai in porto. Non conta se i virgolettati siano coperti da segreto o no, se siano riportati correttamente, se si ravvisi un interesse pubblico: è vietato e basta, lo è già, lo era già, e per saperlo bastava leggere o voler rileggere le reazioni isteriche dei cronisti quando il Codice entrò in vigore, nel 1989: ancora non sapevano che gli articoli 114, 329 e 684 sarebbero stati assassinati da loro stessi in combutta con la stessa magistratura che, ora, riscopre l'ovvio. Riscopre cioè che - come scrive il Fatto Quotidiano - le violazioni sono sempre state "prassi comune di cui di solito non si duole nessuno". Un paio di palle. Certo, è comprensibile che ora ci sia sbigottimento: è come se la Cassazione avesse abolito il Fatto Quotidiano, il bavaglio a Travaglio. Tranquilli: la magistratura fa, disfa e rifà. Non c'è nessun altro. A parte i servi di procura che aspettano l'osso.

Nessun commento:

Posta un commento