La prima esternazione del Presidente della Repubblica nei confronti della classe dei magistrati è positiva. Trattasi infatti di puffettone non proprio amichevole.
Non siate né burocrati né protagonisti»
In linea, a dire il vero, con un rimprovero che ormai le toghe "alte" si sentono ripetere da un po', anche dai loro vertici (da ultimo, i presidenti di Cassazione Santacroce e Ciani, all'ultima inaugurazione dell'anno giudiziario : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/01/santacroce-e-ciani-rimbrottano-i.html ).
Però forse loro si aspettavano un segnale diverso dal nuovo capo delo stato, soprattutto in giorni delicati come questi dove viene riformata la legge sulla responsabilità civile dei magistrati.
Ci sono rimasti male, e i dietrologi vedono nell'annuncio dello "sciopero bianco" la risposta per il "torto" subito.
Mattarella li sgrida i pm rispondono: «Sciopero bianco»
Alla Scuola superiore della magistratura ci si arriva sempre a fatica. I poveri magistrati che la frequentano, durante i corsi, fanno una settantina di chilometri al giorno solo per la spola tra aule, albergo e ristorante.
Da buon padre della Repubblica, Sergio Mattarella compie un gesto di condivisione: ci arriva con mezzi pubblici, e neppure dei più spediti. In Frecciargento da Roma a Firenze, poi dalla stazione di Santa Maria Novella a Scandicci addirittura in tram, con un’auto di servizio che infine lo accompagna fino a Castelpulci.
La gente applaude, il sindaco di Firenze Nardella pure. Il guardasigilli Orlando, che accompagna il presidente, sorride. Ma a parte l’apprezzato gesto di sobrietà, il Capo dello Stato tira un paio di bordate ai magistrati mica da ridere. «Non siate né burocrati né protagonisti», gli dice chiaro chiaro. E gli ricorda quanto sia importante, per le toghe un «recupero di efficienza», assolutamente necessario «per rispondere efficacemente al bisogno di legalità avvertito nel Paese». E meno male che era l’inaugurazione dell’anno accademico, per i magistrati.
Il nuovo inquilino del Colle segue dunque la traccia aperta dal suo predecessore Giorgio Napolitano: vicinanza e attenzione ai problemi della magistratura ma anche fermezza nel richiamarla ai propri obblighi. Ora, va tutto bene. E’ e deve essere così. Però non potrà sfuggire, davvero, il fatto che Matterella rivolga messaggi così severi proprio nel giorno in cui alla Camera si vota per il via libera definitivo alla nuova responsabilità civile dei magistrati.
I quali forse si sarebbero aspettati un cenno pur minimo di solidarietà, di apertura alle ragioni del loro malcontento. E invece niente. Anzi. La legge in arrivo è fonte di grande preoccupazione, tra le toghe. Tanto è vero che il loro “parlamentino”, cioè il Comitato centrale dell’Anm, domenica scorsa ha faticosamente respinto una mozione che proponeva lo sciopero. Solo ed esclusivamente per timore che un’iniziativa così clamorosa potesse diventare impopolare, il sindacato dei giudici ha optato per altre forme di protesta.
Ma ha anche concordato sulla richiesta di un incontro proprio con il presidente della Repubblica. Udienza che potrebbe svolgersi nelle prossime ore. E nella quale almeno una parte della magistratura associata riponeva aspettative assai elevate. Fino addirittura alla speranza di insinuare un dubbio, nel presidente della Repubblica, e fargli considerare l’ipotesi di un clamoroso rinvio alle Camere della temutissima legge.
Dopo il discorso fatto ieri a Castelpulci, frazione di Scandici, lo si può dire con certezza: Mattarella non ha assolutamente intenzione di bloccare per manifesta incostituzionalità il provvedimento sulla responsabilità civile dei giudici. E anzi, considerato il particolare momento, i richiami che ieri il Capo dello Stato ha rivolto alle toghe diventano ancora più taglienti: quello del magistrato, ricorda appunto, è «un compito né di protagonista assoluto nel processo nè di burocratico amministratore di giustizia», due atteggiamenti «che snaturano la fisionomia della funzione esercitata»Due pro memoria in cui riecheggiano alcune delle osservazioni più critiche fatte dal primo presidente di Cassazione Giorgio Santacroce a un’altra recente inaugurazione, quella dell’anno giudiziario. E che, in ogni caso, non preannunciano certo particolari complicità da parte di Mattarella nei confronti delle toghe.
Lui anzi insiste sulla necessità di una maggiore efficienza: «L’ordinamento della Repubblica esige che il magistrato sappia coniugare equità e imparzialità, fornendo una risposta di giustizia tempestiva per essere efficace». Può bastare? Al ministro della Giustizia Orlando, che lo ha accompagnato nella trasferta, sicuramente basta. E’ il sigillo che attendeva nel giorno del decollo di un capitolo importante della riforma, quello sulla responsabilità civile. Si limita a dire, il guardasigilli, che Mattarella sarà «una guida solida e rigorosa». E che il cambiamento nel campo della giustizia è «un processo ormai avviato». E non sarà certo Mattarella a rinviarlo alle Camere.
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