lunedì 2 febbraio 2015

MARTELLI : "MATTARELLA NON E' UN SANTO E VI DICO PERCHE' "



Davide Giacalone, in un post assai letto ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/01/il-siciliano-giacalone-boccia-il.html ), espresse un giudizio decisamente critico nei confronti di colui che da lì a poche ore sarebbe stato eletto come nuovo Presidente della Repubblica. "Il niente che avanza" titolò nel suo sito il relativo commento.
Claudio Martelli, intervistato da  Il Fatto Quotidiano, non ci va molto più leggero, ma da quanto leggo nell'articolo di Libero, che riporta ampi stralci dell'intervista, non è cosa sorprendente dato che l'ex Ministro della Giustizia fu sempre avaro di parole lusinghiere per tutta la famiglia Mattarella, che infatti lo ha particolarmente inviso. 
Le obiezioni che però il delfino del Craxi che fu muove sembrano avere una certa pertinenza, e il ricordo della vicenda Mammì, le famose dimissioni di Mattarella da Ministro in contestazione della fiducia posta da Andreotti sulla legge che "salvava" le reti Mediaset, è assolutamente coerente con quello riportato da Giacalone. 
Anche l'analisi politica finale è interessante.
Insomma, da leggere. 




Claudio Martelli: "Sergio Mattarella non è un santo e vi dico perché...."

Claudio Martelli: "Sergio Mattarella non è un santo e vi dico perché...."
Durissimo il giudizio di Claudio Martelli sul nuovo presidente della Repubblica. Martelli era ministro della giustizia nel governo Andreotti. "Mattarella non è tra i morti che hanno combattuto la mafia a viso aperto e non può essere paragonato a chi è caduto mentre era in guerra con le cosche". Un comportamento "intollerabile, chi lo manifesta non è degno di ricoprire l' ufficio di ministro della Giustizia", fu la replica della vedova Mattarella. Una polemica vecchia, su cui in un'intervista al Fatto Quotidiano interviene Martelli: "Intervenni dopo a pochi giorni dall' omicidio Lima, perché nella Dc si stava facendo spazio questa sorta di accostamento poco giudizioso tra la morte di Salvo Lima e le altre vittime della mafia. Non vi fu nessuna aggressione alla memoria di Piersanti né alla famiglia. Mi concentrai su una distinzione netta tra Piersanti Mattarella e La Torre. Il primo aveva combattuto la mafia contrastando il sistema di potere all' interno del suo partito, Lima, Gioia, Ciancimino, e per questo forse fu ucciso. La Torre, no, la sua fu una battaglia dura, netta, contro Cosa nostra e i suoi legami politici". Il giornalista del Fatto  ricorda come Martelli "tirò in ballo la figura di Mattarella padre, Bernardo, definendolo il leader politico che traghettò la mafia siciliana dal separatismo, alla Dc, e Sergio Mattarella definitì il suo livello come miserabile".
Il giudizio critico - La replica di Martelli è immediata: "Non mi sono mai inventato accuse nei confronti di Bernardo Mattarella. Le cose che dissi all' epoca le presi dalla relazione di minoranza presentata dal Pci in Antimafia e firmata da Pio La Torre". Ma il giudizio dell'ex ministro della Giustizia su Mattarella, è ancora dopo tanti anni tranchant: " È un uomo che merita rispetto. Quella foto del 6 gennaio 1980 è l' immagine di un dolore indicibile, instancabile, che non passa mai. È una sorta di battesimo, una vocazione originaria. Ma la santificazione no, non mi piace. Aspettiamo. Sergio Mattarella è stato un uomo di partito, di corrente, di polemiche aspre. È stato l' uomo che all' indomani del ribaltone che defenestra Romano Prodi diventa il vicepresidente del Consiglio con D' Alema. E anche quelle dimissioni dal governo sulla legge Mammì, aspetterei a leggerle come una scelta ideale, diciamo che furono ordini di corrente ai quali Mattarella e altri ministri ubbidirono.
Il pronostico - Quando il giornalista Enrico Fierro gli chiede che cosa succederà con Mattarella Presidente della Repubblica, lui risponde: "Leggo tante cose, c' è chi lo vuole capace di resistere a Renzi, chi invece lo vede legatissimo al premier. Renzi è stato abile, si è coperto a sinistra con Vendola e ha costruito una maggioranza preventiva sul nome di Mattarella stringendo Alfano in un angolo. C' è una forte tendenza al partito unico, un grande partito di centro che assorbe la sinistra, ne contiene un' ala. Così si chiude la strada ad ogni alternativa e si costringe la destra ad estremizzarsi"

2 commenti:

  1. PAOLO CAVUTO

    Stefano, santificazione no, Dio ce ne scampi: però a me queste critiche suonano un pò deboli, alcune anche pretestuose: la distinzione fra La Torre e Mattarella P. che propone Martelli è francamente odiosa: certo, P.Mattarella si oppose ai politici collusi dall'interno del partito, magari in maniera non lampante ma "lavando i panni in casa"; La Torre era comunista e lo fece in maniera fragorosa, come ci si aspetta dal capo dell'opposizione locale: ma di fronte alla stessa tragica fine, c'è proprio bisogno di fare distinzioni qualitative? Per quanto riguarda Sergio, la fece pulizia nella Dc siciliana degli anni '80, anni rischiosi, di morti quotidiani, o no? (Io ero piccolo, non ricordo nulla di lui..) se lo fece, conta davvero che lo fece in maniera "morbida",silenziosa, non eclatante? Non è assurdo far quasi passare l'idea che, siccome lui non è stato ammazzato come il fratello, non ha contribuito alla lotta alla mafia? Il ritratto di Giacalone, se ci pensi, per chi crede che il PdR debba essere una figura di garanzia e di moderazione, e astenersi da qualsiasi "interventismo" e protagonismo, non è poi così negativo, in fondo; interessante ho trovato l'avvertimento finale di Giacalone: occhio perchè abbiamo avuto altre presunte "acque chete" al Quirinale che, una volta lassù, si sono sbizzarrite! Scalfaro, Ciampi, Cossiga...avoja...

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    1. Anche io Paolo sono rimasto perpless sulla differenzazione tra L Torre e Piersanti Mattarella, quasi una classifica di morti di seria A e di serie B. Ho trovato invece interessante la sintetica analisi politica finale, su quello che potrebbe significare negli equilibri futuri di esecutivo e parlamento, la scelta di Mattarella, in contrapposizione di Alfano e Berlusconi. Infine, sono propenso a pensare, come due testimoni del tempo (Giacalone faceva politica attiva nel PRI nella prima repubblica, Martellii sappiamo bene fosse il numero 2 del PSI di Craxi) , che Mattarella si dimise da Ministro non per personale coraggio - che magari avrà, ma non è da quell'episodio che si può valutare - ma per disciplina della propria corrente. Anche io, come mi pare di capire te, preferisco un Presidente di "garanzia e moderazione", e quindi di "imparzialità", che non sempre ultimamente si è vista sul Colle. Vedremo.

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