mercoledì 25 marzo 2015

443 MILIONI DI BUONI MOTIVI PER LA JUVENTUS

 

443 Milioni. Questa la somma che la Juventus ha chiesto alla Federazione Gioco Calcio per i danni assertivamente subiti con la giustizia sommaria consumatasi con Calciopoli. Ancorché Moggi sia stato condannato nei processi penali ritenuto colpevole del reato di associacione a delinquere, per prime due sentenze hanno negato la responsabilità diretta della Juventus, tanto che le domande delle costituite parti civili rivolte direttamente contro la società bianconera sono state respinte. Moggi, secondo la giustizia ordinaria, aveva agito in modo "autonomo e separato". 
Ora, trattandosi del dirigente principe della società di allora - insieme a Giraudo, Bettega era di contorno, tanto è vero che non è stato mai coinvolto nelle inchieste, né sportive né ordinarie - si fa un poì fatica, senza aver letto le carte e le sentenze, come questa disgiunzione sia avvenuta, però allo stato questo è. 
Se le motivazioni della Corte di Cassazione, che ha dichiarato la prescrizione dei reati addebitati a Moggi e Giraudo e ad altri co imputati (solo De Santis, che vi aveva rinunciato, è stato alla fine condannato in via definitiva, pena sospesa), non altereranno questo assunto, Agnelli avrà più frecce al suo arco per riprendere la battaglia del risarcimento già iniziata.
Un fatto è certo, al di là della prescrizione, alla fine dei tanti coinvolti nel grande scandalo di Calciopoli, la stragrande maggioranza è uscita alla fine assolta. In particolare, gli arbitri ( a parte De Santis, come detto, curiosamente non per partite in cui era coinvolta la Juve). 
Un po' dà da pensare no ?



Il Corriere della Sera - Digital Edition



La Juve ora aspetta le motivazioni 
per 443 milioni di buoni motivi
Verdetto Luciano Moggi in tribunale: nella notte tra lunedì e martedì è arrivato il definitivo verdetto della Cassazione  
Le carte saranno decisive per i danni chiesti alla Federcalcio 
 
La partita dei 443 milioni si riapre. O meglio, in realtà non si è mai chiusa, la richiesta di risarcimento danni alla Figc è ancora lì, sui tavolacci del Tar del Lazio dove la Juve l’ha depositata. Però, ora che il processo penale si è concluso, la questione si riaccende: saranno le motivazioni a stabilire con esattezza chi potrà chiedere i soldi a chi. Tutto sta nelle pieghe dei faldoni ancora sotto scrittura da parte dei giudici di Cassazione (per la pubblicazione non esistono termini rigidi), la consistenza delle cause legali a rimorchio (civili e sportive, con la Juve che è decisa a tentare la via dell’impugnazione dei processi sportivi del 2006) la decide l’interpretazione del rapporto tra Luciano Moggi e la Juventus all’epoca dei fatti. Non basta la sentenza del terzo grado che, al netto della prescrizione, indica il reato associativo come accertato. Nei primi due gradi della giustizia penale l’azione di Moggi era stata inquadrata come «autonoma e personale», rete a cui il club faceva solo da sfondo. Ma cosa diranno le carte della Cassazione?
Una cosa per adesso è stata definita con l’apertura alle cause in sede civile. Dove, in teoria, anche la Federcalcio potrebbe imbastire la propria causa di risarcimento qualora i giudici della Cassazione nelle motivazioni ratificassero che Juventus e Moggi andavano a braccetto, cioè che il club fosse a conoscenza di tutto. In caso contrario, cioè se il terzo grado seguisse il percorso logico dei due precedenti, il maxi risarcimento della Juventus prenderebbe ancora più corpo e consistenza. E pure nuova fiducia dopo l’impennata dei primi di luglio 2011, quando il procuratore Figc Stefano Palazzi, alla chiusura del filone Calciopoli/2, ammise che se non fosse intervenuta la prescrizione avrebbe deferito per illecito Massimo Moratti, cioè il presidente dell’Inter cui fu assegnato uno dei titoli tolti alla Juve.
Intrighi che solo le motivazioni della Cassazione possono finalmente sbrogliare. Di fatto i 443 milioni sono sempre stati una pistola carica alla tempia della Federazione.
Difficile capire che cosa succederà alla pubblicazione. Ma forse è ancora più complicato determinare lo stato attuale del rapporto tra Juve e Figc. Che non è mai particolarmente sereno anche se, bisogna dirlo, oggi non è più la Juve che portò la causa al Tar e pure la Figc non è più la stessa. E infatti, pur rimanendo al di là del muro, le nuove diplomazie stanno lavorando per ripristinare il dialogo interrotto bruscamente nell’estate del 2006. La partita della Nazionale a Torino, per esempio, non c’entra nulla con i 443 milioni, ma viene interpretata dalla Figc come un segnale di disgelo, anche se, a dirla tutta, c’è voluto l’intervento del sindaco Fassino a maneggiare una situazione esplosiva. In senso contrario, però, va pure registrato il ruolo anti-Tavecchio della Juve, chiara nel bollare come politicamente «impresentabile» l’attuale presidente federale.

Andrea Arzilli

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