Della bulla di Genova avevamo parlato ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/03/la-bulla-di-sestri-storia-di-ordinaria.html ) quando uscì la notizia dell'impresa della giovanotta sedicenne che, ingaggiata da una coetanea, aveva "punito", con calci e pugni, una dodicenne rea di aver irriso la "capa" del gruppo.
Ricordo che i ragazzi presenti all'episodio giustificarono la loro inerzia con una piuttosto vergognosa ammissione di vigliaccheria : avevano avuto timore di prendercele pure loro.
Forse hanno preferito questa pessima figura piuttosto che confessare una cosa peggiore : la loro approvazione per l'aggressione.
Sia come non sia, sulla rete invece diventano tutti leoni, e la ragazza da giorni è subissata di insulti e di minacce su FB.
Che la tipa vada punita, ancorché tenendo conto dell'età e del suo infelice background (per esempio, vive con gli zii, ché i genitori sono "problematici"...aveva ragione uno psichiatra saggio : di qualcuno sono figli...) personalmente lo penso, e comunque la ragazza dovrà essere affidata a qualcuno, fare un percorso di recupero, perché le parole di pentimento davanti al Giudice non possono convincere più di tanto. E posso anche capire che, nel vedere il video e/o le immagini della violenza esercitata su una ragazzina, possano anche prudere le mani (io l'ho confessato nel posto di cui sopra), però è una reazione a caldo. Il linciaggio non mi piace mai. E sulla rete ancora meno, perché è pure vile, tanto quanto.
Così la notizia sul Corriere della Sera
Migliaia di adulti
minacciano
in Rete
la bulla di Genova
Facebook non interviene. «Vive chiusa in casa»
Irripetibili i commenti di chi spiega «cosa farebbe» alla ragazza più grande che ha aggredito la più giovane o i messaggi con insulti e minacce indirizzati a lei e alla sua famiglia. Il legale si è rivolto alla polizia postale affinché intervenisse: «Sono stati gentili e efficienti — spiega — mi hanno detto di aver inoltrato una segnalazione a Facebook, ma la pagina non è stata cancellata perché il social network ha evidentemente ritenuto che il contenuto non è in contrasto con la politica aziendale».
L’amministratore della pagina — colui (o coloro) che l’ha creata — l’ha «congelata» per tre giorni in seguito alle polemiche suscitate e forse anche all’interessamento della polizia postale, poi l’ha riaperta come se nulla fosse. La pagina si è sdoppiata, complessivamente sono quasi ventimila i «mi piace» e quasi sessantamila i post. Una macchina infernale.
La famiglia della sedicenne, gli zii con i quali vive fin da bambina (la famiglia d’origine è problematica), è molto preoccupata: «Hanno cercato di costruire una barriera protettiva nei suoi confronti — spiega l’avvocato — tenendola lontana dal computer, impedendole l’uso del cellulare e i messaggi di ogni tipo, ma la situazione sta diventando impossibile».
La ragazza non va più a scuola, un istituto professionale, dove un gruppo di genitori, dopo l’uscita del video del pestaggio, aveva posto un aut-aut: a scuola ci va lei o i nostri figli. Ma l’Istituto non ha dovuto affrontare la delicata questione perché la ragazza non si è più presentata.
Dopo i primi giorni di strafottenza, quando la picchiatrice reclamava la restituzione del cellulare sequestrato dalla polizia quasi vantandosi dell’impresa compiuta, le cose sono molto cambiate. «Ha preso coscienza di quello che ha fatto — assicura l’avvocato — e lo ha dimostrato davanti al giudice dei minori che lunedì scorso l’ha interrogata per quasi tre ore. Ha dimostrato di aver iniziato a capire la portata del suo errore. E contro di lei non ci sono misure restrittive».
La ragazza è indagata per lesioni con l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi. Il pestaggio non nasceva da una lite, ma era stato programmato, anzi commissionato da una terza minorenne, ora indagata, che ha «ingaggiato» la picchiatrice.
Gli amministratori della pagina Facebook, dopo che qualcuno ha cominciato a sollevare delle critiche sulla pubblica gogna (il video del pestaggio è stato postato in chiaro e sono visibili i volti delle due ragazze) e sull’ondata di violenza verbale, hanno accennato una spiegazione. «La pagina — scrivono — è stata aperta solamente per far vedere chi è la bulletta in modo che si sappia, dato che lei stessa si è cancellata da Facebook... Se dà tanto fastidio il video sarà rimosso, però ci sembra giusto che si sappia chi c... è ‘sta qui perché domani potrebbe esserci vostra sorella a prendere calci in faccia». Ma il video non è stato rimosso e gli insulti sono continuati (firmati in massima parte da adulti). Un contrappasso via web.
«Ci rimane una strada obbligata — dice il legale —: presentare una querela per minacce e istigazione alla violenza, solo così la polizia postale potrà chiedere al pubblico ministero l’identificazione dell’amministratore della pagina e il suo sequestro. La famiglia non vorrebbe arrivare a questo, non vorrebbe aprire un altro fronte penale, ma se continua così non c’è scelta».
Se Facebook non ritiene di rimuovere la pagina perché non contrasta con le sue regole interne tuttavia si dovrebbe ricordare che per la legge americana i minori di tredici anni non possono essere «caricati» in video e la vittima del pestaggio è dodicenne.
Erika Dellacasa
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