giovedì 19 marzo 2015

MISSIONE COMPIUTA : LUPI SI E' ARRESO

Lupi si arrende, com'era ormai scontato che accadesse, e annuncia le sue dimissioni.
Facciamo così, come suggerisce Vittorio Feltri : tutti quelli che raccomandano i figli gli togliamo la patente  (il giornalista suggeriva gli arresti domiciliari, io non chiedo così tanto) .
Risolto il problema del traffico. Per sempre. 

La notizia della giornata, con l'annunciato epilogo, come proposta dal Corriere.it

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Governo, Lupi annuncia: mi dimetto
«Scelta mia, Renzi non c’entra»

Il ministro in tv da Vespa: «Mio gesto rafforzerà il governo». Venerdì salirà da Mattarella. Poi l’accusa ai magistrati: «Perché tirare in ballo la mia famiglia?»

di Redazione Online



Il premier Renzi, in primo piano, e , dietro, Maurizio Lupi (Ansa) Il premier Renzi, in primo piano, e , dietro, Maurizio Lupi (Ansa)
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Alla fine ha ceduto. «Domani (venerdì) rassegno le dimissioni», sono le parole dell’ormai ex ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, coinvolto (ma non indagato) nell’inchiesta delle tangenti per le grandi opere, dove il suo nome compare più volte. Lupi lo annuncia durante la registrazione di una puntata di Porta a Porta. «Quando ti vedi tirato in ballo, non so per che cosa, la decisione migliore è questa».
Il ministro rassegnerà il suo addio, salendo al Colle dal presidente Mattarella, dopo l’informativa che terrà alla Camera alle 11. Lupi ha precisato: «Non ho visto Renzi garantista perché io non sono indagato, dunque non c’è da essere garantista. Mi ha detto: “Io non ti ho mai chiesto né chiederò le tue dimissioni perché non posso chiederle, dico che è una tua decisione”. Lo ripeto: né il segretario del Pd, né il presidente del Consiglio mi hanno chiesto le dimissioni».
Mozione di sfiducia annullata
La riunione dei capigruppo della Camera aveva deciso che la mozione di sfiducia verso il ministro, presentata da M5s e Sel, si sarebbe discussa nell’aula di Montecitorio martedì: dibattito che è superato e annullato dall’annuncio di venerdì mattina. Lupi e il figlio Luca compaiono nelle carte dell’inchiesta di Firenze su presunti illeciti nella gestione di appalti di importanti opere pubbliche per i loro rapporti personali con alcuni indagati, tra cui l’ex dirigente del ministero dei Trasporti Ercole Incalza. Parlando mercoledì alla Camera, il ministro si era difeso dicendo che la sua azione al ministero era sempre stata ispirata alla massima trasparenza e correttezza.


Amici da una vita
Nella carte dell’inchiesta della procura di Firenze Lupi viene citato in correlazione con i nomi di Ercole Incalza, il superburocrate indagato insieme all’ingegnere Stefano Perotti. «Di Stefano Perotti conosco la sua famiglia, siamo diventati amici in questi anni e ci conosciamo da 12 anni. Non gli ho mai chiesto di assumere mio figlio. Non avrei avuto motivo di farlo tramite Incalza. È paradossale. Non può essere addebitato a me il fatto che Incalza chiami Stefano Perotti», sostiene Lupi.
E sull’ormai “famoso” Rolex, regalo ricevuto dal figlio di Lupi da Perotti per la laurea, l’ex ministro sostiene: «Se avessero regalato a me l’orologio non lo avrei accettato, non lo avrei accettato neanche dal mio migliore amico. Non me la sono sentita di dire a mio figlio di restituire il Rolex. Forse ho sbagliato. Non so. Ma con Perotti ci conosciamo da una vita».
«Attaccate me, non mia famiglia»
Tra le intercettazioni hanno avuto molta risonanza quelle che rivelavano presunti favoreggiamenti nei confronti del figlio di Lupi, Luca. «Quando ti vedi tirato in ballo, pur avendo valutato i magistrati che non ho alcuna responsabilità, vedi tirato in ballo tuo figlio, gli amici... Ma perché tirare in ballo la mia famiglia? Quello che si dice su mio figlio è vergognoso: attaccate me, ma lasciate stare mio figlio», ha detto con amarezza Lupi. «Mio figlio è andato in America, mandato dal Politecnico di Milano, a fare sei mesi di stage e lavora presso un’azienda. La cosa migliore è che io mi assuma tutte le mie responsabilità ma salvaguardi la mia famiglia».
E su altri rapporti con gli indagati: «Franco Cavallo è un mio carissimo amico e rimane un mio carissimo amico, se ha sbagliato pagherà». Cavallo, collaboratore di Perotti, compare nelle carte di Ros: avrebbe fatto un regalo alla moglie di Lupi per il compleanno, e avrebbe organizzato un evento con il ministro con 5 mila euro di quota partecipazione. Lupi smentisce: «Non ho mai avuto favori o ricevuto qualcosa per il servizio della mia funzione».

«Gesto che rafforza il governo»
L’addio al governo è dunque arrivato, anche se fino al pomeriggio di giovedì nell’Ncd si spiegava che il ministro stava «valutando» e la decisione sarebbe stata presa all’ultimo. «Credo che forse un mio gesto - che non vuol dire ritirarmi alla politica, perché non c’è bisogno di una poltrona per fare politica - rafforzerà l’azione del governo», ha detto Lupi. Il ministro ha riferito di aver avuto in mattinata un lungo colloquio con il premier Matteo Renzi insieme al leader Ncd Angelino Alfano e di avere anche telefonato al presidente della Repubblica Mattarella «come era doveroso, perché i ministri li nomina lui». Poi ha aggiunto: «Per me la politica non è un mestiere ma passione. È poter servire il proprio Stato. Non ho perso né l’onore né la passione».
Totonomine
Se per la successione di Lupi ci sono già i primi nomi (c’è chi fa quello di Cantone, attuale presidente dell’autorità anti-corruzione e chi sostiene che si andrebbe verso l’interim di Renzi, almeno fino alla fine dell’Expo o alle elezioni regionali, altri poi puntano su Mauro Moretti, ad di Finmeccanica), Lupi sostiene invece che «Renzi non dovrebbe dare il mio ministero al Pd, altrimenti si indebolisce la coalizione di governo che non è un monocolore Pd. Domani sera (venerdì, ndr) vedrò Renzi insieme ad Alfano per discutere di come non fermare l’azione del governo». Nel domino dei ministri spunta anche l’ipotesi di un mini-rimpasto, con il nome di un altro esponente di Ncd, Gaetano Quagliarello, che potrebbe andare agli Affari regionali, “casella” lasciata vuota da Maria Carmela Lanzetta.
Le reazioni
Arrivano anche le prime reazioni all’annuncio. «La decisione di Maurizio Lupi è un gesto politico da apprezzare. Un atteggiamento ragionevole e serio che dimostra la sua attenzione per le istituzioni. Avanti insieme per procedere senza esitazione a cambiare l’Italia e a renderla più giusta e competitiva», ha detto Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd. «Il ministro Lupi ha dimostrato sensibilità istituzionale e cognizione dell’opportunità politica», aggiunge la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani.
Il leader di Ncd, Angelino Alfano, sostiene Lupi: «La decisione del ministro Maurizio Lupi è da uomo delle istituzioni perbene e onesto. In lui l’uomo e il politico coincidono per correttezza e linearità. Gli siamo stati accanto e gli saremmo stati a fianco qualunque scelta avesse deciso di fare».
Gli fa eco la collega di partito e titolare del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «Nonostante le dimissioni Lupi domani sarà in Aula per rispondere alle domande che lui stesso definisce legittime e doverose: una scelta di grande trasparenza e correttezza, quella di un uomo che antepone a qualsiasi cosa la dignità personale e politica». «Il gesto di Lupi è atto non dovuto, non è indagato, nasce da una concezione alta della politica. Ma è evidente che ora si apre questione indagati PD», scrive su twitter il senatore Ncd, Roberto Formigoni. «Ringrazio i miei colleghi di partito perché hanno capito e compreso la mia scelta e non mi hanno mai chiesto di lasciare», ha risposto Lupi.
«Il suo gesto è un esempio di correttezza che ha pochi eguali nella vita politica del Paese. Un abbraccio va anche alla famiglia che ha dovuto subire il fuoco di fila di un processo mediatico già celebrato con condanna a mezzo stampa», scrive in una nota il segretario nazionale UDC Lorenzo Cesa.
Punta il dito Arturo Scotto, capogruppo dei deputati di Sel: «È evidente che quando salta un ministro come Lupi, salta anche la maggioranza di governo. E questo non può essere affrontato se non con un passaggio parlamentare, perché si tratta di una vera situazione di crisi del governo».
Polemico Matteo Salvini, segretario della Lega, su Twitter: «Lupi annuncia le dimissioni? «Non mi basta, sarebbero Renzi e Alfano a doversi dimettere!», scrive il leader del Carroccio.
Non è soddisfatto nemmeno il movimento 5 Stelle: «Lupi si dimette. Il M5S lo chiede da tempo, ma il sistema di corruzione è ancora in piedi e non sarà un cambio di faccia ad abbatterlo», scrive in un tweet Alessandro Di Battista, membro del direttorio del Movimento.

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La giornata
Giovedì mattina l’incontro con Matteo Renzi e Angelino Alfano a Palazzo Chigi. Dal quale era trapelato pochissimo, ma una cosa sembrava certa, «un ultimatum da parte di Renzi non c’è stato. Anzi, non c’è mai stato». Ci sarebbe stato però, una sorta di «consiglio». Una presa d’atto del fatto che così come si era messa anche nelle ultime ore, la situazione non era sostenibile rimanendo dentro il governo. Renzi non avrebbe spinto, insomma, per una specifica decisione dell’esponente Ncd. Tanto che la scelta di Lupi viene descritta come una decisione presa «in piena serenità».
Sarebbe comunque stata decisiva la scelta del premier Renzi per la libertà di voto ai suoi durante la mozione di sfiducia che era prevista per martedì. Nell’Ncd, il partito di Lupi, non c’era stata in questi giorni la compattezza assoluta sulla difesa a oltranza del ministro, escludendo Nunzia De Girolamo e Fabrizio Cicchitto, che da subito si erano esposti in una difesa a oltranza. 

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