martedì 24 marzo 2015

SANSONETTI E IL VOTO DI SCAMBIO : QUELLO TRA RENZI E I PM

 

Durissimo, più del solito direi, Piero Sansonetti sul Garantista in questi giorni per il caso Lupi. Anche nel suo caso, sono certo che non sia la simpatia per ministro defenestrato a motivarlo, bensì l'ipocrisia, e peggio, che caratterizza tutta questa vicenda, e che contagia tanti : Premier, politici, grandi giornali.  Renzino, al momento non tocca i sottosegretari governativi indagati ; per loro è stato capace di evocare il garantismo, laddove per Lupi valeva l' "opportunità" politica. L'uomo non teme vergogna, da tempo questo si è capito fin troppo bene, e si fa fatica a tenere a bada l'ormai consolidata antipatia per la persona cercando di valutare lucidamente il politico e il governante. E qui il problema sicuramente è più serio, visto la deriva giustizialista che appare ormai evidente Renzino voglia imprimere al suo esecutivo. I litigi con magistrati e pm sono di facciata, soprattutto dovuti alla sfacciataggine con la quale le toghe difendono i loro privilegi di casta ( le ferie e l'esonero dalla responsabilità civile per i danni da loro procurati con decisioni e provvedimenti gravemente sbagliati), ma nella sostanza ? Giro di vite sulla corruzione, l'ennesimo (salvo modificare la Severino sulla norma anti Berlusconi, rivelatasi boomerang pericoloso anche per i politici amici, come Errani e De Luca ), prescrizioni riformate per consentire processi infiniti (appunto perché ci si contesta la lentezza della giustizia...), intercettazioni intoccabili... Sono in molti a lodare il ministro Orlando, qualcuno, ho letto, lo ha definito il miglior Guardadigilli della seconda Repubblica...
Si vede che aveva bevuto...il Ministro di via Arenula probabilmente non sarebbe nemmeno accio, ma conta come il due di briscola, e se avesse la schiena dritta da parecchio avrebbe dovuto dare le dimissioni per l'evidente marginalizzazione, sulle decisioni più importanti, a cui è condannato dal capo dell'esecutivo.
Certo, le tesi di Sansonetti sono tutte deduzioni, libere interpretazioni di condotte ed eventi, e il riferimento al "voto di scambio" è, immagino, una provocazione giornalistica.
Ma il debole di Renzi per le mascelle dure dei PM, quello è ormai provato.



 Il Garantista

Cos’è il voto di scambio ? Eccolo servito



a. Messagero

Si dice il voto di scambio: nessuno sa bene cosa sia il voto di scambio. Ovviamente ogni voto è di scambio: io ti chiedo di darmi il tuo voto e in cambio di prometto di fare i tuoi interessi. Poi si tratta di sapere quali interessi, a quali condizioni, con quali mezzi. Per esempio: gli interessi dei lavoratori dipendenti, o dei metalmeccanici?
Sì, anche quello è voto di scambio, ma è nobilissimo, è il meccanismo più puro della politica. La rappresentanza si basa sullo scambio e sulla difesa degli interessi. Gli interessi possono essere di ”classe” (Gramsci addirittura diceva che i partiti sono la nomenclatura delle classi) oppure di ceto, oppure possono essere interessi più piccoli, regionali, o cittadini, o di piccolo gruppo. O ancora possono essere gli interessi di una ”clientela”. Per esempio io posso garantirti che difenderò gli interessi delle guardie forestali, e se mi dimostro di parola otterrò molti voti dalle guardie forestali. O le pensioni di invalidità e via dicendo. La Dc imbarcava un sacco di voti con le politiche clientelari. Erano politiche di corruzione? No, erano meccanismi democratici e di massa discutibili, ma erano meccanismi democratici.
Altra cosa, evidentemente, è se il voto di scambio è con una cosca mafiosa. Perché allora si favorisce non più un gruppo sociale, o territoriale, o una piccola lobby, ma una forza criminale.
Oggi ci troviamo di fronte a un nuovo modello di voto di scambio, anche se al momento non si tratta esattamente di un voto (anche perché da qualche tempo il potere politico centrale non ha più niente a che fare con le elezioni…) ma di uno scambio di poteri. Il potere esecutivo e il potere legislativo, dopo vent’anni di sciabolate (in genere unidirezionali…) decidono l’armistizio e si scambiano piaceri e poteri.
La magistratura -,molto infastidita dalla miniriforma della giustizia preparata da Orlando, e infastidita anche dal sospetto che il governo avesse deciso di bocciare la controriforma presentata dal dottor Gratteri a nome del partito dei Pm – ha dato al potere esecutivo l’ultimatum: o rinunci alla riformetta e dai un segno di resa, e ti liberi dell’Ncd, o è guerra su tutta la linea – lo abbiamo scritto nei giorni scorsi – e noi radiamo al suolo il Palazzo.
Renzi ha deciso di trattare. Ha detto: cosa volete per lasciarci in pace? La magistratura ha chiesto come gesto di buona volontà la testa di Lupi (in segno di omaggio e come atto di annientamento dell’Ncd, partitino quasi solo nella lotta garantista). Renzi ha accettato. Ha consegnato la testa di Lupi e ieri ha avuto la ricevuta: i Pm hanno chiesto l’archiviazione dell’inchiesta contro suo padre. Da questo momento in poi Renzi e i magistrati possono procedere assieme, passo dopo passo. E la politica non rischia più l’effetto tangentopoli.
I problemi – le domande – sono tre.

Primo. E’ stata una mossa intelligente da parte di Renzi, sottomettersi al partito dei Pm (la sigla ufficiale è un po’ cacofonica, ppmeg: partito di pm e giornalisti…)? Nel breve periodo certamente sì, perché il suo governo potrà durare e arrivare fino al 2018, che è l’obiettivo di Renzi. Se Renzi non avesse firmato la resa, i Pm erano in grado di mandare a casa il governo in non più di 2 o 3 mesi
Secondo. E’ un patto legittimo? Cioè, è semplicemente un patto clientelare, di scambio di potere e interessi, o è invece un patto che assomiglia di più al voto di scambio con la mafia? Forse la seconda che ho scritto…
Terzo. Quali saranno le conseguenze? Semplice: da oggi la democrazia italiana è completamente nelle mani della magistratura. Anche formalmente. Una volta si diceva: stato di polizia. Roba vecchia, superata: l’Italia è uno stato di Pm.

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