lunedì 23 marzo 2015

LA BOCCASSINI TEME I COLLEGHI "CATTIVI". LEI....E NOI ???

 

Francamente, a me pare che il bravo direttore, Pierluigi Battista (in realtà lo è stato, anzi più esattamente vice, del Corriere, ma in questi casi vale come per le cariche politiche : il titolo rimane) sia un pizzico otitmista nel valutare la nuova legge che regola la responsabilità civile dei magistrati. Certo, meglio della Vassalli è, ma era impossibile fare peggio, se non altro perché la Corte Europea quella ce l'aveva bocciata e non sarebbe stato facile riproporgliela in altra salsa. Quindi via al filtro di ammissibilità e questo sicuramente è stato un passo avanti. Per il resto, francamente, mi sembra che i magistrati ne siano usciti fin troppo tutelati (sicuramente come NESSUNA altra categoria professionale, a iniziare dai medici), con limiti risarcitori molto importanti, che si ripercuotono inevitabilmente sul costo delle polizze assicurative. No, l' "attentato" di cui si lamentano non riguarda la tasca, che 200 euro l'anno li pososno spendere, ma lo stress psicologico di andare LORO sotto processo per i loro errori. Poverini...
Detto questo mio diverso parere sulla legge, completamente d'accordo sul commento che Battista dedica all'esternazione della Boccassini che ha parlato di "cattiveria dei colleghi".
LEI ha paura dei magistrati...Si figuri NOI !!! 
Buona Lettura




Quella «cattiveria» a cui porre rimedio
di Pierluigi Battista

 

Ilda Boccassini, parlando della nuova legge sulla responsabilità civile dei giudici, dice di «temere la cattiveria» dei suoi colleghi. Se la teme lei, figurarsi noi. Pensi alla cattiveria con cui qualche suo collega, sicuro dell’impunità accordata a chi non è costretto a pagare per il suo «dolo» e per la sua «colpa grave», ha messo in galera gente innocente senza validi motivi, o ha perseguitato qualche cittadino non per un banale errore giudiziario ma per un accanimento sadico. Ora finalmente un magistrato incapace, o che ha volontariamente commesso degli abusi, potrà pagare per la sua pessima condotta. E a deciderne le sorti non sarà certo un grottesco tribunale del popolo, o qualche organismo arbitrario, ma un collegio di altri giudici, che valuteranno con accuratezza e in base alla legge se qualche collega si è comportato male e deve essere sanzionato. Se poi i giudici colleghi della Boccassini sono «cattivi» e vendicativi, di chi mai potremmo fidarci?
    Finalmente c’è una legge di risposta a un referendum vinto plebiscitariamente da chi proponeva che un giudice comportatosi con dolo e colpa grave fosse perseguibile come un chirurgo distratto che abbia dimenticato una pinza nella pancia del poveraccio appena operato, o come un ingegnere che con i suoi calcoli sbagliati sia responsabile del crollo di un ponte. Chi si oppone a questa legge continua a sostenere che sarebbe un bavaglio per i magistrati coraggiosi, un modo per dissuaderli dal compimento di un preciso dovere, un regalo per i ricchi che possono mobilitare stuoli di avvocati per far pagare i magistrati che li avevano perseguiti. Le parole della Boccassini rimettono la questione nei suoi giusti binari. Saranno dei giudici a valutare il comportamento eventualmente doloso di colleghi che da adesso in poi dovranno pagare non per i loro errori, è bene ribadirlo, ma per le colpe commesse in indagini condotte con spirito persecutorio. Quindi nessuna vendetta. Ma la Boccassini dice qualcosa di più: che i giudici non sempre valutano le cose con spirito disincantato, senza cedere alle meschinità degli esseri umani, applicando esclusivamente la legge. Dice anzi che i giudici sono «cattivi» e che finalmente hanno in mano uno strumento per far pagare qualche collega rivale, qualche collega antipatico, qualche collega che appartiene a un mondo diverso dal suo. L’avesse detto qualcun altro si sarebbe gridato alla «delegittimazione» dei giudici. Senza cattiveria, almeno stavolta.

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