venerdì 17 aprile 2015

LA CASSAZIONE CI RIPENSA. LA CONDOTTA DI BERLUSCONI NON FU FRODE FISCALE ( A MENO CHE NON SIA LUI A TENERLA...)

 

Franco Coppi è un avvocato di fama nazionale, e, a differenza di altri che attualmente (Bongiorno), o in passato (Taormina), hanno goduto anch'essi di larga attenzione dai e sui media, gode della stima profonda dei suoi colleghi. Insomma, uno dei pochi che merita veramente l'abusato titolo di "principe del foro".
Era stato cooptato nella squadra difensiva di Berlusconi nel processo Mediaset, capitolo frode fiscale allo stadio della Cassazione. L'uomo, di solito prudente, aveva espresso fiducia che, in diritto, la sentenza di condanna contro il suo assistito non potesse reggere.
Quando arrivò il verdetto opposto, e lette poi le motivazioni, Coppi commentò irritato : "è come se per due ore non avessi aperto bocca". Si riferiva evidentemente al fatto che, nel confermare la condanna del Cavaliere, i giudici della Cassazione non avevano ritenuto fosse necessario sprecarsi per confutare le eccezioni difensive mosse dall'avvocato difensore. 
Il sospetto forte è che non sapessero cosa dire (scrivere), e quindi meglio glissare...
Interpretazione malevola, faziosa, dovuta ad un (inesistente) favor berlusconis...
Ed ecco che una persona seria come Davide Giacalone, anche lui assolutamente agnostica nello scontro fideistico pro-anti Cavaliere, che ha obnubilato le menti italiche per 20 anni e ancora sui più deboli produce i suoi sciagurati effetti, scopre che LO STESSO giudice relatore di quella sentenza in un altro caso, del tutto analogo, ha motivato in senso diametralmente opposto a quello che aveva giustificato la condanna dell'ex Premier. E' successo nel maggio scorso, meno di un anno da quel 1 agosto 2013 nel quale il Giudice Esposito aveva letto il dispositivo che aveva decretato la fine politica, per mano giudiziaria, di Silvio Berlusconi (oddio, l'uomo aveva ed ha fatto il suo tempo, politicamente parlando, ma resta non commendevole quando gli è stato fatto nelle aule di giustizia). 
Nemmeno 10 mesi dopo, gli ermellini della stessa terza sezione, si sono smentiti, probabilmente recuperando le medesime ragioni in punta di diritto snocciolate dal Prof. Coppi, che del resto si era richiamato ai precedenti della stessa Suprema Corte, che invece, forse a causa della temperatura estiva, furono per il Cav, dimenticati...
Qualcuno potrebbe obiettare che i giudici non fossero gli stessi, considerato che quelli che giudicarono nell'occasione erano della sezione feriale... Obiezione che non salva granché. Intanto, in generale, non è un bello spettacolo che anche in Cassazione la certezza del Diritto sia una chimera, se non altro perché la funzione di quella corte dovrebbe essere proprio evitare pronunce contraddittorie e stabilire le linee uniformi dell'interpretazione del diritto.  Il fatto che accada, che debbano per questo intervenire le Sezioni Unite a far cessare la tarantella, non toglie che sia un brutto messaggio per la fiducia nella giustizia da parte dei poveri cittadini comuni. 
In secondo luogo, ricordo a tutti la polemica di allora di far giudicare un processo politicamente delicato da una sezione feriale, quindi NON specializzata sulla materia, con la scusa di una imminente prescrizione che invece, conti della stessa procura di Milano, non era così incombente : metà settembre si poteva attendere. 
Last but not least, il giudice relatore, cioè quello che stende poi le motivazioni, è LO STESSO.
Giacalone, nel rilevare questo elemento, ipotizza una sorta di "rivincita" di un Giudice messo in minoranza nell'estate 2013, e che coglie  la prima occasione utile per ricordare a tutti, i suoi colleghi per primi, quale fosse la costante giurisprudenza della Corte in fattispecie similari, che pure, per l'illustre imputato, si era voluto completamente disattendere. 
I dettagli, che sottopongo al vaglio critico degli esperti di penale, li trovate di seguito. Io chiudo con una curiosità. Ne ha parlato Giacalone, su Libero. Non se n'è accorto subito, visto che la sentenza è del maggio scorso, ancorché le motivazioni sono sicuramente successive, ma comunque depositate in dicembre, circa 4 mesi fa... L'importante è che finalmente qualcuno se ne sia accorto, glielo abbia segnalato, e lui adesso lo ha reso noto. Chissà se Ferrarella, Sarzanini e altri simili giornalisti della materia giudiziaria ci dedicheranno qualche riga ....?





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Cassazione scassata





Il condannato Silvio Berlusconi ha terminato di espiare la pena. E questo è noto a tutti. Quel che non è noto, però, è che nel frattempo la Corte di cassazione ha condannato la sentenza che lo condannava. La considera un’eccezione, da non prendere ad esempio, perché sbagliata.
Il nome del condannato agita le tifoserie. Gli capitava da imprenditore, ancor più da politico. La condotta di quelle trincee vocianti non è per nulla interessante. Talora neanche ragionevole. La linea cui ci si deve attenere, quando si affrontano questioni di giustizia, consiste nel non cedere alla contrapposizione fra innocentisti e colpevolisti, ma di attenersi alla difesa del diritto e dei diritti. Solo in questo modo non ci si limita a discutere casi personali, sollevando questioni che, sempre, riguardano tutti. Il che vale anche questa volta. Ma non faccio il falso ingenuo, so bene che il nome di Berlusconi è divisivo, capace, per i simpatizzanti e gli antipatizzanti, di distorcere la percezione della realtà. Chiedo uno sforzo, però: prima si capisca quel che è successo, poi si passi alle considerazioni, anche politiche e personali, che se ne possono far discendere.
Con sentenza della cassazione, emessa il primo agosto del 2013 (numero 35729), è stata confermata la condanna inflitta agli imputati in appello. Per Berlusconi la cassazione chiese anche il ricalcolo della pena accessoria. Il reato contestato era la frode fiscale, con violazione (scusate la pedanteria, ma fra poco ne sarà chiara la ragione) del decreto legislativo 10 marzo 2000, numero 74. Detto in soldoni: la dichiarazione dei redditi della società (Mediaset) era mendace, giacché contenente riferimenti e contabilizzazioni di documenti falsi (fatture). Il seguito lo conoscono tutti: decadenza da parlamentare e affidamento ai servizi sociali.
Il 20 maggio del 2014, quasi un anno dopo, quindi, la terza sezione della Corte di cassazione si è trovata ad esaminare un caso del tutto analogo, emettendo una sentenza, depositata in cancelleria il 19 dicembre successivo. L’imputato era stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione. Osserva la cassazione, a pagina 10 della sentenza: “In sostanza, la corte d’appello appare aver adottato una interpretazione (analoga a quella poi seguita dalla Sezione Feriale 1/8/2013, n. 35729) nel senso che per la sussistenza del reato sarebbe sufficiente la prova di un <<coinvolgimento diretto e consapevole alla creazione del meccanismo fraudolento (…) che ha consentito (…) di avvalersi della documentazione fiscale fittizia>> al sottoscrittore della dichiarazione” (corsivo e omissioni come da sentenza). Tenetevi forte, perché le parole che seguono vanno valutate una per una.
Scrive la Corte: “Si tratta però di una tesi che non può essere qui condivisa e confermata, perché contraria alla assolutamente costante e pacifica giurisprudenza di questa Corte ed al vigente sistema sanzionatorio dei reati tributari introdotto dal legislatore con il decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74”. Detto in altro modo: le ragioni per cui Berlusconi, assieme ad altri, è stato condannato non solo sono difformi dalla “contraria” e “assolutamente costante e pacifica giurisprudenza” della cassazione, ma sono in contrasto con quanto stabilisce la legge. Tanto che, quel 20 maggio dell’anno scorso, la cassazione annullò la sentenza che le era stata sottoposta. Il primo agosto del 2013, invece, la confermò. Non è finita.
Alla sentenza si accompagnano delle “massime”, che sono delle brevi citazioni, utili a fissare i principi di diritto che la sentenza afferma. La cassazione, infatti, esiste quale giudice di legittimità ed ha una funzione nomofilattica, che significa: garantire l’uniformità dell’interpretazione e dell’applicazione del diritto. Le massime aiutano i futuri giudici di merito (e gli avvocati, naturalmente) ad attenersi a quell’uniforme interpretazione e applicazione. Ebbene, la sentenza di cui parliamo è accompagnata da alcune massime, in calce alle quali ci sono i riferimenti a varie sentenze, sempre della cassazione, “conformi”, vale a dire che sostengono la stessa cosa. E c’è la difforme: la numero 35729. Quella che condannò Berlusconi.
Nelle motivazioni e nella massime si legge la corretta interpretazione della legge: la frode fiscale nasce e si concretizza nel momento in cui è firmata la dichiarazione mendace, mentre nessuno degli atti preparatori può, in nessun caso, essere utilizzato per dimostrarla e indicarne il colpevole. Tale, del resto, è chi firma il falso, ovvero nessuno degli imputati allora condannati. Ma colpevole può anche essere chi induce l’amministratore di una società in errore, mediante l’inganno. Circostanza negata dalla sentenza d’appello, quindi, ove la si voglia contestare, sarebbe stato un motivo di annullamento (con rinvio), non di conferma. Colpevole può anche essere l’amministratore di fatto, ovvero la persona che non figura come amministratore, ma che ne esercita le funzioni. Nel qual caso, però, si deve dimostrarlo. Senza nulla di ciò non può esserci condanna, questo stabilisce la cassazione, con “assolutamente costante e pacifica giurisprudenza”.
Vengo all’ultimo aspetto, che a sua volta ha un peso dirompente. I contrasti di giurisprudenza esistono fin da quando esiste la giurisprudenza. Per quanto la cassazione s’affanni a perseguire l’uniformità, agguantarla in modo assoluto è impossibile. Quindi, se due giudici emettono sentenze diverse non è una cosa poi così terribile. Peccato, però, che la cassazione esiste proprio per correggere, non per produrre le difformità. E peccato che, in questo caso, non ci sono due giudici, ma uno solo. I due collegi, quello del 2013 e quello del 2014, si compongono complessivamente di dieci giudici, ma, come si vede dal frontespizio delle due sentenze, il “consigliere relatore” è uno solo. La stessa persona. Che ad agosto del 2013 scrive una cosa e a maggio del 2014 la demolisce. Anche in modo sprezzante, e ben più a lungo e dettagliatamente di quanto qui riportato. Nessuno pensi di cavarsela supponendo uno sdoppiamento della personalità. Meno ancora in un cambio di opinione, perché ha messo nero su bianco che l’orientamento era univoco sia prima che dopo. In quelle parole, dure e inequivocabili, io leggo il dolore. Un cultore del diritto cui si è storto fra le mani. E siccome la legge impedisce a un giudice di manifestare e rendere noto il proprio dissenso (in altri sistemi di diritto si verbalizza il diverso parere e, anzi, lo si utilizza pubblicamente per aiutare l’interpretazione della sentenza), quello ha preso la forma di una sentenza successiva.
Tutto questo dice una cosa terribile: s’è scassata la cassazione. La prova ce l’avete sotto gli occhi, contenuta nelle due sentenze. Questo è il punto che considero più rilevante e, ovviamente, di valore generale. Ma so benissimo che tutti guarderanno al nome del condannato, sicché aggiungo un dettaglio, che le tifoserie interpreteranno da par loro, mentre a me preme perché conferma quanto appena, tristemente, constatato: quel condannato, quando ancora era imputato, sarebbe dovuto finire davanti alla terza sezione, perché così stabilisce la Costituzione, affermando che il giudice non lo sceglie nessuno, ma è precostituito per legge, invece finì davanti alla sezione feriale. Perché accadde? Allora si disse, e ovunque si scrisse, perché i reati contestati sarebbero andati in prescrizione di lì a qualche settimana. In questi casi, giustamente, non si lascia che le ferie dei giudici mandino al macero le sentenze. Ma l’autorità giudiziaria di Milano, dove si era svolto il processo e dove risiedeva la procura che aveva sostenuto l’accusa, aveva inviato un fax con il quale dimostrava che la prescrizione, correttamente conteggiata, non era così imminente.
Le tifoserie pro Berlusconi grideranno d’orrore, vedendoci il complotto. Le tifoserie anti Berlusconi grideranno d’orrore, vedendoci la delegittimazione di giudici e sentenza. Lasciatemi accudire l’orrore silente, per una giustizia che si fatica a considerare tale.

14 commenti:

  1. CATALDO INTRIERI

    Non che io voglia obiettare a Davide Giacalone , ma le cose non stanno cosi. La sentenza fu innanzitutto sottoscritta da tutti e cinque i magistrati compreso Amedeo Franco, il relatore. L'assunto ( di fatto) era che Berlusconi sapesse e tale circostanza la Corte ha ritenuto logicamente motivata. Se ricordi bene , era proprio questo l'ogfetto della conversazione carpita a Esposito dal giornalista. Il pezzo forte della difesa di Coppi era invece che la presunta frode , sostanziatasi in presunte fatture false, fosse in realta' un abuso di diritto privo di rilevanza penale. Se proprio un paradosso ci deve essere e' che tale tesi e' oggi una legge che depenalizza l'abuso. Non conosco il processo, ma un pensierino ad una revisione lo farei

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    1. DAVIDE GIACALONE

      Gentile Intrieri, temo lei abbia totalmente equivocato l'articolo. Forse lo ha letto frettolosamente: in nessuna parte si discute la sentenza di allora: è la cassazione ad averla considerata un'eccezione da non seguire. Spero non le sfugga la differenza.

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    2. CATALDO

      non mi sfugge il particolare e specialmente il messaggio nella bottiglia che il relatore oggi lancia e che spiega il perchè della scelta difensiva di non cercare un altro collegio, ma la mia modesta esperienza di difensore , anche in cassazione, mi porta a dire che ciò che è capitato a Berlusconi succede ogni giorno anche per i comuni mortali. Famosa resta la circpstamza di due opposte sentenze nello stesso giorno e nello stesso collegio in tema di bancarotta. Mi piacerebbe infine si ricordasse ogni tanto che Berlusconi in una sentenza definitiva , quella del lodo Mondadori è espressamente indicato come il mandante di una corruzione di magistrati in una vicenda che ne decretò l'ascesa politica ed economica. E che alla condanna sia scampato per la provvidenziale decisione di un gip di applicargli seduta stante le attenuanti generiche ( norma applicata raramente) che furono invece negate all'esecutore Previti. A proposito di concorso. La seguo sempre con piacere

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    3. Mah, Cataldo...non mi convince molto la tua risposta. Intanto, l'ipotesi ventilata da Giacalone mi è stata confermata come rispondente a realtà da un collega ed amico comune (che però mi ha pregato di non fare nomi, ne suo nè dlela sua fonte, e io mi attengo alla sua richiesta) di cui mi fido : il relatore NON condivideva quella sentenza, e questo per i motivi che ha ben spiegato in quest'altra...la giurispudenza della Cassazione precedente e successiva andava in senso OPPOSTO. Dopodiché, accadrà pure ai comuni mortali, ma questo in primo luogo resta un errore, una cosa insana del sistema, in secondo, può non piacere ma è una realtà che un processo a Berlusconi, come lo sarebbe per Renzi (prima o poi...) , non è quello ad una persona comune. La tua chiosa invece non la commento, sai cosa penso degli anti berlusconiani nell'anima.

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  2. NICOLETTA DI GIOVANNI

    complimenti come sempre

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  3. FRANCO CAZZANIGA

    Complimenti. Illuminante.

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  4. ETTORE MALPEZZI

    notevole! da conservare

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  5. SALVATORE DOMENICO ZANNINO

    Due torti non fanno una ragione. Il fatto che in Italia vi sia un sistema giudiziario da terzo mondo con una magistratura spesso non adeguata al suo ruolo ed al prestigio dell'ordine mi pare difficilmente contestabile. Che in un qualunque paese europeo, che so in Germania dove la percentuale di white collar crimes sulla popolazione carceraria non è paragonabile all'Italia, o negli Stati Uniti dove per i reati finanziari (tipo insider trading) gettano la chiave, Berlusconi sarebbe certamente in carcere mi pare un fatto che nessun avvocato possa seriamente contestare. Pensa solo al caso Previti... Quello che è altrettanto certo , almeno a mio avviso avendo vissuto un pò fuori (New York e Londra) è che nessun giornalista si sarebbe stracciato le vesti a difesa. Tanto meno se avesse lavorato per Giornali che direttamente o indirettamente fanno capo all'imputato.

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  6. CATALDO

    Caro Stefano, purtroppo questa incongryenza e contraddizione si manifesta molto spesso, ed il motivo e' che la singola sentenza della cassazione vale per il caso concreto. Il rimedio sarebbe virare verso un sistema di common law basato sulla cultura del precedente giurisprudenziale vincolante. Ma come bene hai evidenziato tu sul caso Contrada, di interpretazione conforme, non ne vogliamo sentir parlare. Ed allora ci teniamo la cacofonia

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  7. Non sono assolutamente d'accordo con Zannino. Il discorso dei due torti che non fanno una ragione lo interpreto proprio nel senso favorevole alla critica mossa da Giacalone : cose come queste non devono accadere. Se poi , come purtroppa ricorda Cataldo, ciò avviene non infrequentemente, non sana il male, anzi. Giacalone fa - anche - il giornalista e questa sicuramente è UNA NOTIZIA. E lui l'ha data, cercando di evitare le mine degli insani pro-contro Berlusconi. Impresa evidentemente immane. Io che lo leggo sempre, e da anni, posso rassicurarvi che non è affetto dalla sindrome pro. Non metterei la mano sul fuoco per voialtri, cari amici. Ah, io non ho avuto la fortuna di vivere all'estero (fortune che chi le ha tiene sempre a ricordare, come valore aggiunto...mah...) , però un po' leggo. E una magistratura militante come quella italiana nei paesi liberi non c'è. Sicuramente altrove sì.

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    1. SALVATORE

      Grazie Stefano del garbato commento. Ma sei sicuro che si debba essere anti o pro Berlusconi a prescindere dal merito? Che non si possa dire che in questo paese il diritto è quotidianamente violentato nelle nostre aule di giustizia ma che se funzionasse per i fatti ascritti Berlusconi sarebbe in galera? Ma non per antipatia verso Berlusconi che a me personalmente sta anche simpatico ma per la mera applicazione del diritto.

      Stare fuori qualche anno serve a relativizzare certezze ed a vedere le cose da varie angolazioni. Per me , fedele del dubbio, una ricchezza.

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    2. Vedi Salvatore, si tratta appunto di relativizzare. Per me è più grave che in Italia ci sia una magistratura politicizzata - oltreché giustizialista e non garantista, aggiungo convinto - rispetto al fatto che qualcuno non vada in prigione per frode fiscale (ammesso che l'abbia commessa). Se i giudici sbagliano in buona fede, sia pure producendo la cacofonia di cui parla Cataldo, è cosa grave ma mai del tutto evitabile. Certo si può fare meglio (penso anzi che ci voglia poco, rispetto al quadro attuale) ma consoliamoci pensando all'onestà dei protagonisti. QUando invece non di errore si tratta, ma di volontà politica, come non di rado si è potuto e si può pensare quando l'imputato è Silvio Berlusconi, allora mi sembra che la cosa sia più grave. Ho sempre scritto - ma non pretendo di essere letto - che Berlusconi, per me, è personaggio da biasimare politicamente per essersi fatto UNICAMENTE i fatti suoi. Cosa anche tollerabile in un uomo di potere ( mi sembra che la Storia in questo non lasci dubbi....) , a patto che lo stesso potere venga anche e anzi principalmente usato per la cura della res publica. Ecco, questo sicuramente il Cavaliere non l'ha fatto, e non era nemmeno impossibile da prevedere. Ma l'accanimento giudiziario che ha subito, è innegabile,così come la strumentalizzazione della sua persona per impedire QUALSIASI riforma decente della giustizia di cui si sono impadroniti i signori in toga, e queto già prima della "discesa in campo" del 1994. Giacalone peraltro nel suo articolo non parla di questo, limitandosi a commentare una cosa grave comunque e sempre, tanto più quando , ripeto non nasce da errore da una precisa e illegale volontà.

      P.S. Viaggiare è una fortuna e sicuramente una ricchezza. Ricordare questa opportunità avuta come premessa per avallare la propria tesi (e non è la prima volta che accade se la memoria non mi inganna) non mi piace. Ma la cosa è del tutto soggettiva. E la polemica non incide sulla stima. Intatta.

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  8. DAVIDE GIACALONE

    Ci torno domani, perché era inevitabile che molte osservazioni si fermassero non solo su quel che non è influente, ma neanche c'è scritto, nel mio pezzo. Berlusconi è colpevole? Previti è colpevole? e chi se ne importa. Il problema è il diritto, e se si accetta che lo si storca anche una sola volta (posto che avviene di frequente) non è più tale.

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    1. CATALDO

      a me fa piacere caro Giacalone , ma ripeto se non si vira verso un sistema basato sul primato dell'interpretazione conforme , ci potremo lamentare ma senza un rimedio.

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