venerdì 3 aprile 2015

LA GIORNATA TIPO DEL "CRIMINALE TENUE"



Ho ricordato in altre occasioni che su Libero scrivono - e hanno scritto - giornalisti liberali e di solidissimo garantismo : Filippo Facci e Davide Giacalone su tutti, ma anche Maria Giovanna Maglie (che da tempo però non compare più), o Giampaolo Pansa. L'anima del giornale però è di destra, quella meno "illuminata", e su certi temi - diritti civili, migrazione, europeismo - riflette molto di più il pensiero della Lega di Salvini.  Così, sul tema della giustizia, libero spazio ai giornalisti citati, ma gli altri, direttore compreso, sono sul giustizialismo populista andante. L'essere amici di Berlusconi, li mette contro le toghe, specie quelle di Milano, ma insomma l'ipocrisia si spreca. E quindi anche per Belpietro e co. vale quello che si vede altrove : il garantismo vige per gli "amici", per gli altri c'è "buttate via la chiave".
A riprova di questo c'è lo sconcerto per la recente assoluzione di Amanda e Sollecito, ma anche la critica ad ogni misura legislativa volta a deflazionare la giustizia penale, cosa viceversa assai meritoria nel panpenalismo che devasta la nostra Repubblica, per colpa anche dei nostri concittadini, colpiti dal virus della querelite.
Nasce così l'articolo odierno di Francesco Specchia che ironizza sulla novità della possibilità di archiviare direttamente le fattispecie di reato meno gravi, nel caso il magistrato ravvisi la soggettiva tenuità del fatto e ritenga l'agente non pericoloso (immagino non sospetto di recidiva). Il giornalista dà atto che già le procure e i giudici di prime cure, quelli delle indagini preliminari, si difendevano dall'assedio di queste fattispecie "dimenticando" i fascicoli negli armadi, aggirando di fatto l’ “intoccabile” obbligatorietà dell’azione penale.
Adesso, con meno ipocrisia, potranno sbarazzarsi dei reati “bagatellari” archiviandoli e migliorando le statistiche dei procedimenti pendenti.
Una buona cosa, in teoria, poi certo bisognerà vedere la sua prova sul campo, come sempre del resto.
Lo scenario disegnato invece dal giornalista è, per ammissione finale dello stesso cronista, una parodia, con la descrizione inventata di una giornata “tipo” del criminale “tenue”.
Leggerlo fa sorridere, e dà l’idea del sentimento nazionalpopolare con cui fare i conti, visto che ad esso l’attuale governante si mostra patologicamente sensibile.



La legge sui reati lievi

Un giorno a rubare, menare e truffare. Senza rischiare nulla

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Un giorno a rubare, menare e truffare. Senza rischiare nulla
Lo chiamano, con un chè di fragile, regime della «tenuità del fatto». È il reato di Lilliput; è il bozzolo delle cattive intenzioni ma appena appena; è il velluto normativo su cui s’appresta a scivolare il lungo processo.
Dovremmo essere lieti che sia fiorita in Gazzetta Ufficiale nel decreto legislativo 28/2015, la norma che - svicolando dalla obbligatorietà dell’azione penale per i reati minori- permetterà ai magistrati di concludere subito, senza neanche celebrarlo, ma con un’archiviazione, il processo contro chi si è macchiato di colpe «leggere». Si parla di reati cosidetti bagatellari, gravi in astratto (5 anni non sono una pena lieve) ma che non hanno comportato gravi conseguenze. Non è un’attenuante, ma un’opportunità. Almeno così sussurrano i giudici che si vedono un tantino scaricati dall’accumulo stroncante dei processi. Una volta ci si «scordava» delle indagini; o il fascicolo d’indagine veniva inghiottito misteriosamente nel mondo subatomico del sotto- faldone. Oggi, invece, si può archiviare direttamente. Certo, i reati tenui vengono ben tarati, il pm -assicurano- si produrrà in un’analisi dettagliata, intima, junghiana del colpevole. Eppoi hanno escluso i reati che provocano morte o lesioni; quelli crudeli, per motivi abietti; quelli contro i più deboli e incapaci di difendersi. Il legislatore ha perfino depennato quelli odiosi, contro gli animali. Tutto perfetto. Salvo che talora «con l’eliminazione del diritto del più forte si è introdotto il diritto del più furbo», per dirla con Schopenhauer. E quindi, lista dei reati tenui e delicati alla mano, proviamo ad immaginare cosa potrebbe accadere se un magistrato, che applica in modo robotico la legge, incontrasse un delinquente professionale di reati tenui. Di più. M’immedesimo io. E m’immagino la mia giornata-tipo da tenuatore del fatto.
Dunque. Mi alzo, e nel tepore del mattino, nudo, con la brioche in mano, finestra aperta sulla mia dirimpettaia cattolicissima e madre di cinque figli, compio atti onanistici di atletico vigore (reato di atti osceni). La vicina vede e strilla come Janet Leight sotto la doccia in Psycho; io capisco male e, filmata tutta la scena nei suoi turgidi particolari, entro nell’email della madre di famiglia, e le posto il mio video integrato di altre, acrobatiche performance pescate a caso dal web (accesso a sistema informatico e detenzione di materiale pedopornografico), pensando di farle cosa gradita. La vicina, guardando il pc mostra, all’improvviso, gli occhi liquidi e si contorce in strani gesti; io credo che non abbia ricevuto la mia goliardissima mail. Così, allegramente, sempre nudo, esco di casa. Trotterello verso la sua, oltre il pianerottolo. Le sfondo la porta (violazione di domicilio e danneggiamento); affermo, abbastanza ingenuamente di essere l’idraulico che deve sostituire il sifone del bagno (sostituzione di persona). Ma lei non mi crede, così, con stizza, le dò delle zoccola (ingiuria) e le consegno il dvd con le mie prove attoriali alla Siffredi. La signora balbetta, arranca si agita un po’ e io , per placarla, le dò una testata (violenza privata). Lei cade sul sifone (lesioni colpose) che io cerco, in realtà, davvero d’aggiustare. Ma, nella foga, mi salta l’apparato idraulico, l’acqua sgorga a catinelle e s’insinua nelle prese di corrente. E salta l’impianto elettrico dell’intero palazzo (interruzione di pubblico servizio). Ecchè non ci sono i bambini in casa, sennò senz’altro li menerei. Vabbè. Al quel punto, sospirando, rientro a casa, mi vesto e mi organizzo per andare in ufficio.
Scendo in cortile e prendo la macchina. Non è la mia, io non ho una macchina. Spacco, allora, il finestrino con un piede di porco, entro nell’auto della vicina -tanto è svenuta- . metto in moto e mi avvio verso la mia piena giornata lavorativa (furto). Dimenticavo: prima d’uscire, per incoraggiami, ho ingollato un quantitativo d’alcol che neanche Dean Martin da giovane; e se considerate che sono anche farcito della cannabis che coltivo amorevolmente sul poggiolo (commercio di sostanze alimentari nocive) il percorso stradale diventa alquanto accidentato. É il famoso sentiero della follia che porta al castello della saggezza, diceva Walt Whitman (guida in stato d’ebrezza o sotto l’effetto di droga). Naturalmente, nell’impeto della velocità, investo un paio di pedoni ; frantumo un’edicola con l’insegna di Repubblica e del Fatto; slalomo in preda a demoni antichi; e mi vado a ficcare come un siluro nella fiancata del Tram 21 di passaggio (attentato alla sicurezza dei trasporti) . La testa mi rimbomba, tutti gridano. Abbandono la macchina e tutto il resto sul selciato (omissione di soccorso). Caracollo. Già che ci sono picchio un barbone. Arrivo, fischiettando, al mio studio da dentista. La segretaria, discretissima, mi saluta, «buongiorno dottore» e, facendomi l’occhiolino mi mostra le fatture false e i falsi contratti dei miei falsi assistenti su cui lo Stato paga i contributi inesistenti (indebita percezione dei contributi dello Stato). C’è un piccolo particolare. Io non sono dottore. Mai laureato. Per la verità non sono nemmeno dentista. Anche se oramai svito e otturo denti cariati da anni, vado in automatico (esercizio abusivo della professione) . Mi dico sempre che un giorno mi scoprono.
Il giorno è oggi. Bussa la Finanza, controlla i registri, spulcia la contabilità, non ci mette neanche tanto a capire (truffa). Io m’incazzo, insulto un appuntato (ingiuria); e vengo placcato da due brigadieri (rissa. oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale). Mi arrestano. Era un tantino prevedibile. Al momento del colloquio il giudice esordisce: «Lei è incensurato, ma è un delinquente...». Lo so, annuisco. «Solo che tutti i suoi reati cadono nel nuovo regime delle tenuità del fatto. Quindi lei è libero». Come libero? «Libero, libero, ringrazi la norma e il governo Renzi». Sono un tenuatore professionale educato. Ringrazio. Una notte in galera, torno a casa e mi preparo, davanti alla finestra. Con due brioche.
N.B. Ovviamente tutto questo è pura fantasia, però...

di Francesco Specchia

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