mercoledì 29 aprile 2015

UNO ARROGANTE E CORAGGIOSO, GLI ALTRI LATRANTI E PAVIDI. CHI VINCE ?

 

Come scrive il mio amico Annetta, uomo di sinistra convinto, a suo tempo amico di Renzi (ora non saprei...credo di no perché non azzerbinato, e si sa, il premier ama solo gli zerbini...) ...di fronte a queste continue prove di forza, sarebbe bene che Renzi misurasse il suo consenso politico con il voto politico, e senza "aiutini", vale a dire premio di maggioranza che soccorra il vuoto di elettori alle urne. 
Quindi anche il Consultellum. E' un proporzionale puro certo, lo stesso sistema voluto dai famosi padri costituenti, in vigore in Germania (corretto solo dallo sbarramento  del 5%) e con il quale l'Italia è andata avanti per 50 anni. Non il sistema da me preferito, che da sempre vorrei un presidenzialismo all'americana. Renzi invece si è inventato l'Italicum, una legge che non ha eguali nel mondo, un ibrido tra proporzionale, maggioritario, ballottaggio...mette tutto dentro per realizzare l'abito su misura denunciato da Panebianco, e battezzato "Prorenzum" da Orsina (che pure lo ritiene il male minore, a questo punto della fiera). Per questo mi piacerebbe un miracolo, e quindi che l'arroganza renziana, il servilismo dei suoi, fosse punito e la fiducia venisse negata. Ma questo parlamento di pavidi e miracolati (secondo me pure alcuni  pentastellati voteranno la fiducia, terrorizzati al solo pensiero di scioglimento del Parlamento : e quando gli ricapita ????) non avranno il coraggio di raccogliere la sfida, ed è su questa miseria umana che Renzi basa la sua forza.  Lo fece anche Berlusconi, dopo la diaspora finiana, solo che a lui bastava sopravvivere...Renzi, con questo sistema, vuole cambiare l'Italia.
Sarebbe bello che PRIMA andasse al voto, ricevesse il mandato popolare per questo, e poi si accingesse all'impresa. E non mi rompete con la storia del voto europeo, elezioni che valgono nulla e dove comunque Renzi ha preso un milione di voti in meno di Veltroni nel 2008 (che gli valsero "solo" il 33%, , perché  ben altra era stata l'affluenza alle urne). Ma l'uomo non ci pensa per nulla, e cerca di giocarsi le sue carte ora, con un parlamento truccato dal Porcellum, che ha garantito ad un partito con solo il 25% dei voti di prendersi quasi il 50% dei deputati alla Camera. La Corte Costituzionale ha dichiarato poi illegittimo un sistema siffatto, ma Renzi lo trucca un po' e lo ripropone, mettendo una finta soglia del 40%, facilmente superando l'ostacolo con il ballotaggio al secondo turno, dove chi vince vince, anche se a votare vanno in 4 (basta che per gli altri votino in 3 !). 
Magari anche l'Italicum, come dice Ainis, verrà impugnato da qualche valente cittadino (accadde col Porcellum) e dopo qualche anno anche questa legge verrà dichiarata incostituzionale, ma che gli importa a renzino ? A lui serve il qui e ora. 
Siccome però la memoria ce l'ho buona, ricordo a Bersani che a suo tempo lui bocciò ogni possibile riforma elettorale tenendosi stretto il Porcellum, usando gli stessi slogan oggi in bocca al suo rottamatore (e ventriloqui di corte) : governabilità, la sera gli italiani devono sapere chi ha vinto.... Della rappresentanza -  con il Porcellum, e domani con l'Italicum, può governare tranquillamente uno che ha un quarto o addirittura un quinto del consenso elettorale...basta che gli altri si disperdano, e il 3% è creato proprio per questo, o non votino...- interessava assai poco. Poi gli ha detto male, perché l'amico Ciampi, per proteggere la sinistra (il diavolo fa le pentole...), stabilì che il Senato avesse un sistema di attribuzione del premio diverso (su base regionale, anziché nazionale) e questo per due volte ha azzoppato la vittoria di quella parte : nel 2006 e nel 2013.  E tutti i peones incatenati alle poltrone di parlamentari, devolvano un obolo a quelli della Consulta. Se i giudici non avessero bocciato il tanto deprecato ( a parole...solo a parole !)  suino, da quel dì che Renzi aveva provocato la fine della legislatura ed era andato all'incasso, approfittando del disastro delle opposizioni, interne e non.
Siccome glielo hanno ammazzato, ecco che ne ha inventato uno che lo ricorda. Non a caso Polito, di cui di seguito riporto l'editoriale odierno, aveva ammonito un po' tutti osservando come, approvando questa legge elettorale, i deputati consegnano una pistola finalmente carica al premier. Ma in questo in effetti c'è la differenza tra Renzi e gli altri. Lui la spavalderia di forzare la mano ce l'ha. Sa di esser ein vantaggio, e se la rischia. Gli altri tirano a campare.
La differenza è tutta qui.





La prova del potere
di Antonio Polito 
 
Dice Enrico Letta che mettendo la fiducia sull’ Italicum il premier rischia di ottenere una «vittoria sulle macerie». Dimentica però che l’intero edificio del governo Renzi è costruito sulle macerie. Le macerie della seconda Repubblica, di una «non vittoria» elettorale della sinistra, e della sentenza della Consulta che rase al suolo il Porcellum . Il ricordo è invece acutamente presente all’opinione pubblica, ed è questo che spiana la strada a Renzi per spianare gli avversari.
A convincere gli italiani non sono infatti gli arzigogoli di esperti professori e inesperti politici, tutti aspiranti capilista bloccati, che magnificano il genio Italicum . La legge è quel che è, uno strano ibrido di proporzionale più premio di maggioranza più ballottaggio, un vero e proprio unicum in Europa. La gente l’ha capito, non applaude nei sondaggi. Ma è forte l’argomento politico di Renzi che suona pressappoco così: o con me o come prima. Mettersi contro questo vento fino a far cadere la legge o a far cadere il governo, richiederebbe un coraggio e un progetto che la minoranza del Pd oggi non ha, anche perché è essa stessa parte delle macerie di cui sopra. Perciò Renzi ricorre alla forzatura estrema del voto di fiducia: impedisce cambiamenti alla legge e mette i dissidenti con le spalle al muro, prendere tutto o perdere tutto.

In attesa dunque di seguire gli sviluppi di una partita che pare già giocata, tranne l’incertezza su quanto umiliante e umiliata sarà l’Aula di Montecitorio, è lecito chiedersi che cosa potrà davvero essere questa nuova fase che si aprirà con l’ Italicum , da molti commentatori già definita come l’era del «governo del premier».
In buona parte, sarà ciò che Renzi vorrà che sia. La sua condizione di dominus uscirà infatti rafforzata dall’arma carica di una legge elettorale, che può essere usata in qualsiasi momento, indipendentemente dalle promesse e dalle clausole di salvaguardia. Come nel Regno Unito, dove la Regina scioglie formalmente le Camere ma è il premier a decidere quando, Renzi disporrà della ghigliottina della legislatura. Però il leader dovrà prima o poi scegliere se approfittare delle macerie del sistema politico, regnando sui detriti di un’opposizione frantumata dal nuovo sistema elettorale. Oppure se provare a ricostruire su quelle macerie un sistema parlamentare equilibrato, e che riprenda a tendere verso il bipolarismo e l’alternanza. Renzi avrebbe potuto farlo già ieri, scommettendo su una maggioranza convinta, quella che ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità, invece di coartarla con il voto di fiducia.
Vincere e convincere, come si direbbe nel gergo a lui caro del calcio, è obbligatorio per i grandi leader. D’altra parte nemmeno il rozzo meccanismo dell’ Italicum potrà esentare del tutto dalla ricerca del consenso: nella futura Camera, dove la lista vincente godrà di 340 seggi, basteranno 25 dissidenti per mandarla sotto. Nemmeno il destino di De Gasperi fu messo al riparo da un premio di maggioranza approvato a colpi di voti di fiducia. 

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