venerdì 8 maggio 2015

IN GRAN BRETAGNA VINCE CAMERON. OGNI TANTO UNA BUONA NOTIZIA



A quanto pare le società demoscopiche non toppano solo da noi. In Gran Bretagna i due partiti principali erano dati testa a testa, e comunque, in previsione dei buoni risultati di Ukip di Farage e dei nazionalisti scozzesi, si dava per impossibile che qualcuno potesse arrivare alla maggioranza assoluta. Viceversa, ancorché l'Ukip si sia confermato il terzo partito britannico e gli scozzesi abbiano fatto il pieno dei seggi a loro disposizione, i Tories di Cameron sembrano ottenere la maggioranza assoluta. Probabilmente la ragione della vittoria dell'uno (Cameron) e la sconfitta dell'altro (Milliband) trova spiegazione anche nell'insuccesso dei liberali di Clegg, che non hanno tolto voti ai conservatori, mentre, all'opposto, l'affermazione forte del partito scozzese ha penalizzato i laburisti. Ukip pare, da questo punto di vista, essere "trasversale", un po' come i grillini. Pesca sugli elettori non schierati, e ne sottrae, con il suo spiccato antieuropeismo, ad entrambi i partiti storici. 
Personalmente il successo di Cameron mi fa piacere. Ovviamente preferisco i conservatori ai Laburisti, la Tatcher è tra i personaggi storici ammirati (anche Blair però devo dire, per il coraggio che ha avuto nel riformare in senso "Liberal" un Labour troppo rosso), e Cameron comunque per la GB ha fatto bene nel suo mandato, risollevando il paese dal disastro del 2007. Certo, ci sono stati errori (all'estero, la Libia, tanto per citare il primo che mi viene in mente), però l'Inghilterra è tra i paesi più in ripresa e mi pare una buona cosa che gli elettori votino non perdendo di vista un aspetto essenziale della vita di una Nazione, e cioè il suo stato di salute economico. 
Al di là dei fantasiosi annunci e "storytelling".







Gran Bretagna, il trionfo a sorpresa di Cameron

I conservatori vincono le elezioni: verso la maggioranza assoluta. Delusione Labour. Miliband si dimette. L’Ukip terzo partito. Boom degli indipendentisti scozzesi
 
AFP
Le prime pagine dei giornali inglesi

 
inviato a londra

David Cameron ha battuto i sondaggi, distanziato Ed Miliband e affondato il compagno di coalizione Nick Clegg. Secondo le ultime proiezioni di Sky news, i conservatori potrebbero addirittura conquistare da soli, a sorpresa, la maggioranza assoluta dei seggi toccando quota 326 alla Camera dei Comuni: giusto uno più della metà dell’assemblea. Anche la Bbc ha aggiornato le sue proiezioni, attribuendo una previsione di maggioranza assoluta a Cameron. Miliband si dimetterà da segretario del partito nel corso della mattinata.

- LA MAPPA DEL VOTO

IL PREMIER USCENTE OGGI DALLA REGINA
Il premier uscente alle 11:30 andrà dalla regina Elisabetta II per formalizzare la sua rielezione e e raccogliere il suo consenso a formare un nuovo governo. Con 621 seggi assegnati su 650, i Conservatori sono infatti largamente in testa con 309 parlamentari conquistati. Seguono i laburisti con 224 seggi, lo Scottish national Party con 56, i Liberaldemocratici con 8, l’Ukip con 1. Altri partiti hanno finora conquistato 23 seggi.

FARAGE TERZO (MA LUI RESTA FUORI DAL PARLAMENTO)
I risultati delle elezioni britanniche ci dicono anche che il partito euroscettico di Nigel Farage è il terzo partito ed è stato decisivo in molti collegi, principalmente a danno dei laburisti cui ha tolto voti preziosi. A Westminster il signor Farage non metterà piede, ha perso a Thanet South, ma due compagni di partito entreranno nelle sacre stanze della democrazia più antica del mondo. Lo Ukip è il terzo partito e già chiede una riforma elettorale: «I nostri elettori sono furiosi poiché sottorappresentati».

IL BOOM DEGLI INDIPENDENTISTI SCOZZESI
Sono le elezioni della Scozia, gli indipendentisti dell’SNP mettono le mani su 58 seggi (su 59) e fanno vittime eccellenti nei seggi del Nord. La sorpresa ha il volto di frsco di Mhairi Black, 20 anni. Ha fatto fuori Doug Alexander a Paisley. Alexander era il favorito per diventare ministro degli Esteri in un governo Miliband. Il risultato rovescia tutti i pronostici e decine di analisi fatte da istituti indipendenti su big data. Ieri le urne si sono aperte mentre il Guardian diffondeva l’ultimo sondaggio che dava i laburisti avanti di 1 punto percentuale. Così quando alle 22 (le 23 in Italia) sono arrivati gli exit Poll della BBC (nel 2010 con un metodo analogo, oggi migliorarto e raffinato, sbagliò nel computo totale appena 6 seggi su 650) la sorpresa è stata tanta. Come la prudenza: la prima a parlare dalla Scozia è stata la leader dell’Snp: «Sono exit poll, aspettiamo, 58 seggi su 59 mi sembrano improbabili».

LA NOTTE PIU’ LUNGA DI MILIBAND
Poi i laburisti: fonti della campagna di Miliband hanno invitato alla pazienza, «i risultati sono sospetti». Che la notte sarebbe stata amara per i laburisti è diventato chiaro quando il distretto di Nuneaton, alle 2, nella lista degli obiettivi dei Labour è finito invece ai conservatori. Tre ore più tardi è arrivato il tweet di Miliband che dopo aver ringraziato volontari e supporter ha preso atto della sconfitta invitando il prossimo governo «unire anziché dividere gli inglesi». Miliband parla di «dovere di Cameron unire il Paese». Pochi secondi prima Cameron stesso aveva twittato entusiasta: «One nation One United Kingdom, questo è come spero di governare se sarò fortunato abbastanza per continuare a essere primo ministro». 

IL VINCITORE CONFERMA IL REFERENDUM SULL’EUROPA
Cameron ora dice che «non cambierà rotta», i programmi per il nuovo governo rispettano quanto sostenuto finora: stabilità e crescita economia e soprattutto il referendum in/out dall’Unione europea. «Non permetterò che il nazionalismo rovini il Regno Unito», avvisa il trionfatore della maratona elettorale da Whitney dove è stato proclamato vincitore nella sua circoscrizione. Anche le previsioni sui liberaldemocaratici sembrano aderenti alla realtà. Clegg dovrebbe mantenere il seggio. Le vittime eccellenti sono state tante: dal lib-dem Vince Cable al capo dei laburisti scozzesi Murphy.

SFUMATA L’IPOTESI PAREGGIO, IL RUOLO DI ELISABETTA
L’ipotesi di un hung Parliament è svanita. Al massimo ci sarà un Parlamento senza maggioranza netta, ma i risultati scongiurano anche l’intervento della Regina che ieri aveva fatto trapelare la sua intenzione di avere voce sull iter istituzionale. Non serve e il Queen’s Speech del 27 maggio rientra in una logica normale (un discorso programmatico) e non di emergenza (una sorta di mozione di fiducia) come parte della stampa aveva ipotizzato Potrebbero bastare a Cameron persino gli 8 seggi del Dup irlandese o i due dello UKIP per governare. I lib-dem con i loro 10/12 restano l’opzione preferita. Il voto avrà certamente conseguenze sugli equilibri interni nei partiti usciti battuti. L’incognita è Clegg. Ha perso 47 seggi (o 45, l’ultimo Exit Poll delle 6, dà due punti in più), ma resta rilevante. Il governo futuro pigerà l’acceleratore su referendum UE del 2017, i lib-dem sono scettici. Vince Cable rivale interno di Clegg addirittura non ne vuol sentir parlare. Potrebbe diventare un tema chiave per l’ingresso di liberaldemocratici al governo.

MILIBAND VERSO L’ADDIO
Il fronte laburista si troverà presto a fare i conti con quanto successo. Miliband ha perso il voto, perso la Scozia e i suoi terreni sono diventati nel Nord dell’Inghilterra e nel Sud terreno di caccia dello Ukip. Lord Mandelson, blairiano, dice che per Miliband sarà difficile restare leader. Danny Lamy elude la domanda. Non è la notte per licenziare Miliband tanto che Ed Balls vede addirittura una strada per lui per essere premier (difficile ma non impossibile, qualche ora fa era realistica e possibile). Fonti laburiste al Times fanno sapere che oggi Miliband potrebbe lasciare.

LA STORIA CHE SI RIPETE
La storia 23 anni dopo ha ripetuto il copione. Nel 1992 Neil Kinnock, leader laburista, arrivò all’election day certo della vittoria. I sondaggi ciccarono, e pure gli exit poll. Mentre Kinnock brindava a Londra al successo, l’Inghilterra cambiava colore. Alla fine John Major vinse con uno scarto del 7,5%. E restò Primo ministro.
Tutti gli istituti di ricerca hanno sbagliato previsioni. Solo Election Etc aveva previsto la vittoria Tory ma fermava il conto dei seggi a 289. Diciassette in meno di quanti ne avrebbe (a quest’ora mancano ancora molti distretti da assegnare, condizionale d’obbligo) presi. Domani finiranno sotto processo. Scrive il Guardian: Pessimi Exit Poll, ma quanto è seguito dopo è stato un disastro per la sinistra. 


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